Fare arrampicata sportiva ti insegna ad afferrare meglio la vita

Il mio amico Roberto Eramo alle prese con la sue prese...

Da qualche settimana sto frequentando il mio primo corso di arrampicata sportiva.

Per intenderci l’arrampicata sportiva è quel tipo di attività che si basa su ancoraggi permanenti fissi alla roccia come protezione e sicurezza.

Si tratta della pratica che forse più di altre ti pone al cospetto della nostra forza gravitazionale che tu cerchi in tutti i modi di superare mettendo in movimento qualsiasi muscolo, tendine e relativi pensieri.

L’equipaggiamento, ridotto al minimo rispetto a uno scalatore classico, è usato esclusivamente per l’assicurazione, e non aiuta in alcun modo nella progressione.

L’arrampicata sportiva è considerata un tipo di arrampicata libera da cui il termine “free climbing”.

L’idea di prendervi parte è stata presa alla luce di una curiosità figlia del piacere che ho da sempre di vivere la natura, delle tante vacanze al mare a far su e giù per le scogliere con le infradito e delle lunghe passeggiate sulle Dolomiti dove sentivo dire da gente esperta “eh ma lì non ci passi perché c’è la ferrata”.

Ma cosa più importante devo ringraziare i consigli e le osservazioni costruttive sulla specialità ricevute dal mio amico Roberto, provetto free climber in erba.

Come in ogni attività che si affronta per la prima volta mi sono messo a nudo, senza pretese di voler fare subito tanto per accelerare la formazione e con la umiltà del beginner.

La classe del corso impegnata sulle prime scalate in parete

Arrampicare è un po’ come andare sotto acqua, si fa sempre in coppia, la sicurezza è l’aspetto più importante, nulla è lasciato al caso e i materiali e la presenza di testa dell’atleta sono fondanti per non lasciarci le penne.

Quando inizi ad arrampicare, anche su una parete a un metro da terra metti in funzione praticamente tutti i muscoli del corpo compresi quelli che tutt’al più usavi per spostare mouse e tastiera.

L’avambraccio in particolare subisce quella tensione che ti resta per giorni e che chiamano “avambraccio acciaiato”, esattamente si irrigidisce e ti fa sentire un po’ come Popeyes al fianco di Olivia.

Arrampicare non è faticoso a meno che tu non decida di stare appeso per le tre ore di corso su una parete alta 15 metri o praticare sui boulder senza sosta. (vedi foto)

Una parte del boulder del centro sportivo Fulvio Bernardini di Roma

Come in tutti gli sport la gradualità è la strategia ideale per arrivare a praticarlo con sicurezza forza e costanza.

Le mani devono sentire le prese e farle proprie come il chitarrista sulle corde dello strumento. I piedi e qui veniamo alla nota più dolente, devono sentire l’appoggio, a volte non più largo di un tarallo pugliese e spingere per farti avanzare.

Ma se non avete mai indossato una scarpa da arrampicata non potete capire cosa sia il mal di piedi.

Quando sono andato a comprare le scarpe in uno dei negozio storico di Roma dedicato alla montagna “RRTREK” il ragazzo mi ha fatto subito capire l’impegno necessario a conquistare anche solo un centimetro di parete: “le scarpe devono essere strette ma non devono fare male”.

Sì ok ho capito ma se il piede lo metti in una scarpa 7 1/2 quando porto di solito 9 1/2 da corsa il dolore è per accordo commerciale fisiologico.

Poco importa, io che indosso un modello La Sportiva già mi sento come Alex hannold sul capitan dello Yosemite pur stando al bellissimo centro sportivo Fulvio Bernardini a Pietralata.

Insomma arrampicare è un mondo che ti porta a vivere una comunità di ragazze e ragazzi fichissimi, un po’ hippy e un po’ nerd, ma con accanto l’impiegato di banca e la studentessa che su ogni appoggio scaricano tensioni lavorative e ripetono l’esame della settimana prossima.

La mia classe a questo corso base è composta da amici divertenti e determinati, ognuno con la propria motivazione e senza alcuna pretesa di fare più di quanto, Antonio, la nostra bravissima guida, ci spiega con calma e tanta pazienza ad ogni lezione.

Alcuni amici del corso in una fase di riscaldamento con al centro l’insegnante

Lavorare in gruppo ti fa stare bene, sei osservato per non fare errori e replichi lo stesso su chi lavora accanto a te, in un principio di relazioni e di esempi essenziali affinché non ci siano errori.

Arrampicare su una parete ti fa essere concentrato, e nel contempo in sintonia con chi, 15 metri sotto il tuo culo, tiene tra le mani una corda e la tua vita.

Dovremmo fare tutti un corso di arrampicata sportiva per capire che a questo mondo, tutto sommato, la nostre certezze sono appoggiate a volte su un “tarallo Pugliese”.

Il bello è che ci fa capire che le nostre convinzioni sono sostenute da altri come noi che da lontano ci seguono, ci incoraggiano e ci ricordano che la forza che imprimiamo metro dopo metro, è esattamente la stessa che possiamo usare per portare le buste della spesa o superare gli ostacoli, all’apparenza insormontabili, di questa vita incasinata che in certi giorni ci sembra senza appoggi né prese.

Buona arrampicata settimanale a tutti

 

la bellissima parete dove ci alleniamo
Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso