Dipendenza da sport e sostanze, i pericoli della ricerca ossessiva del corpo perfetto

Un recente studio internazionale, con l’Università di Trento in veste di coordinatore, ha analizzato l’impatto della dipendenza da sport e dall’uso di sostanze per migliorare le prestazioni fisiche.

Alla ricerca hanno partecipato 3.161 adulti provenienti da diversi paesi tra cui Italia, Spagna, Regno Unito, Lituania, Portogallo, Giappone e Ungheria, rivelando dati preoccupanti sul rapporto tra esercizio fisico e autopercezione.

Il 28% degli intervistati ha ammesso di fare uso di sostanze acquistate online, che vanno da integratori, spesso contaminati, a farmaci non approvati e anfetamine per dimagrire, indicando una pericolosa inclinazione verso il miglioramento estetico a scapito della salute. Inoltre, il 10% pratica sport in modo compulsivo, isolandosi socialmente e il 30% mostra segni di bassa autostima o è fortemente influenzato dalle immagini di corpi perfetti veicolate dai social media.

Ornella Corazza, professore ordinario di Psicologia clinica presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento e coordinatrice dello studio, ha evidenziato come oltre un terzo degli intervistati presenti comorbidità con disturbi psicologici quali dipendenza dai social, bassa stima di sé e difficoltà nell’accettazione del proprio corpo.

“Questi dati evidenziano una preoccupante tendenza a confondere l’attività fisica, promossa per il benessere, con l’obiettivo di raggiungere una perfezione fisica spesso irrealistica, propagandata incessantemente dai social media,” commenta la Corazza.

Le implicazioni di questi comportamenti si riflettono in quello che la professoressa Corazza definisce la “società del doping”: una realtà dove l’abuso di sostanze legali e illegali diventa un metodo sempre più diffuso per affrontare le pressioni di un ideale di bellezza e successo imposto dalla società moderna. La ricerca sottolinea l’urgente necessità di rivedere i modelli di salute e bellezza promossi a livello globale e di offrire migliori supporti per la salute mentale, specialmente tra i giovani vulnerabili.

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