Educazione fisica. Ginnastica. Corpo movimento e sport. Scienze motorie e sportive. Educazione motoria.
Insomma. Tanti nomi per due ore scarse di sport nella scuola media e nella scuola superiore.
Nomi, titoli, che si sono avvicendati nel corso del tempo alla ricerca di un centro, come se la mancanza di un nome che sia lo stesso nelle varie epoche fosse anche una metafora di una materia che non trova pace.
Immaginate la materia matematica ( scienze matematiche ) che cambia nome. E italiano?
Questo già dice molto. La cenerentola del sistema scolastico italiano?
Beh, le due ore a settimana la rendono di pari dignità rispetto a una pletora di altre discipline ( alle medie arte, musica, tecnologia, la seconda lingua straniera, storia e geografia, praticamente quasi tutte ) e, più o meno, il copione si ripete per le superiori, eccezion fatta per il liceo scientifico ad indirizzo sportivo, nelle non tantissime istituzioni scolastiche che lo ospitano, e da poco tempo.
Le scienze motorie e sportive ( attualmente, chissà se riuscirà a durare per un paio d’anni, il “titolo” è questo ) sono assurte agli onori delle cronache scolastiche per il triste uso della mascherina, notoriamente vietata quando ci sia uno sforzo fisico o un’attività sportiva di una certa intensità.
Ne derivano quindi i due metri di distanza interpersonale, la priorità agli spazi aperti etc.
E con la Dad?
Se fossi un insegnante di scienze motorie e sportive dividerei in due il mio compito: teoria e pratica, come si diceva un tempo.
Teoria: corpo umano, storia dello sport, film sportivi, valori e regole.
Pratica: esercizi a mo’ dei milioni di personal trainer virtuali che ci stanno aiutando a non rotolare da marzo in avanti.
Ma non lo so.
Sentiamo cosa afferma Matteo Martella, giovane ma già piuttosto esperto docente di scienze motorie e sportive, sia alle medie che alle superiori:
Per quanto riguarda la teoria mi sto dedicando al recupero degli argomenti teorici di ed. fisica che vengono quasi sempre accantonati!
Concentrandomi sulla nomenclatura dei movimenti base, delle ossa, dei muscoli e argomenti paralleli a questi.
Ho messo a punto una modalità che non tenga i ragazzi per un’ora incollati allo schermo, ossia preparo il materiale prima (audio/video/testi) e lo carico in piattaforma all’inizio dell’ora: i ragazzi ci lavorano sopra producendo mappe/riflessioni/riassunti e consegnano il tutto entro la fine dell’ora.
Mi sto trovando molto bene, anche perché così possono mettere in pausa quando vogliono per prendere appunti… per quanto riguarda la pratica, ho dato qualche scheda ma solo a chi me la chiedeva, lezioni live di pratica non sono molto propenso a farne!
In più sto iniziando un laboratorio di lettura sportiva. Ogni classe ha un libro da leggere, lavorando sopra a blocchi da 1-2-3 capitoli
Ovviamente le classi hanno massimo 4 ore di lezione al giorno e scienze motorie è la lezione più sacrificata! Lavoro quasi sempre in asincrono. Quindi in quel caso la consegna non sarà entro la fine dell’ora ma per 1-2 giorni dopo.
Spunti di riflessione tantissimi.
Lo sport e la scuola devono camminare di pari passo, sia a distanza che in presenza e declinare le possibilità anche nel rispetto delle norme ma soprattutto cercando una specificità nel territorio.
Ad esempio, la mia scuola si trova ad Anzio e siamo a pochi passi dal mare e negli ultimi anni è capitato che si facessero corsi di canoa, all’interno delle ore di scienze motorie.
Senza mai dare per scontato che l’educazione sportiva ( ecco un altro possibile bel titolo! ) sia già nel quotidiano dei ragazzi, perché non sempre è così e spesso si perde la possibilità di scoprire dei talenti o, quantomeno, delle passioni, che annegano tra la preparazione di verifiche, o di una mole di compiti esagerata che non lascia tempo per il movimento.
Elvio Calderoni – Docente di italiano presso IC Nettuno IV