E se avessimo un po’ ragione anche noi?

La pila di libri che avevo accumulato accanto a letto mi stava parlando da tempo.

Partendo da Ken Follett arrivando a Yehoshua passando per testi sulla corsa, sentivo che era arrivato il momento di recuperare tempo prezioso, limitare le distrazioni e concentrarmi di nuovo sulla parola scritta.

Fatto sta che la sera ho ricominciato a leggere, e fino a qui non mi sembra una gran notizia, se non fosse che questo impegno l’ho preso rispettando una buona regola:

l’ultima cosa che vorrò vedere prima di dormire sarà una pagina di un libro di carta.

Due anni fa in casa provai a mettere in atto l’idea che mi diede l’amica Julia Jones di trascorrere una sera a settimana senza uno schermo davanti.

Ovviamente restò solo un’idea, nessun minore in casa aveva dato ragione alla proposta, anzi diventarono sempre più dipendenti dai loro devices, notte compresa.

Di conseguenza, poiché a questo mondo la tecnologia cambia il nostro cervello e non sempre in meglio, ho seguito le argomentazioni di Oliver Burkeman, un giornalista del Guardian che scrive la rubrica settimanale “This column will change your life”.

State a sentire, babbioni della generazione X ormai sulla soglia della mezza età, le persone anziane come voi si sono sempre lamentate del fatto che le nuove invenzioni corrompevano la civiltà!

Socrate avrebbe voluto che la scrittura non fosse mai stata inventata, perché le persone non si ricordavano le cose ed erano più superficiali.

Nel cinquecento la stampa è stata accusata di aver provocato un sovraccarico di informazioni; negli anni trenta del novecento c’era chi brontolava dicendo che la radio corrompeva la mente degli adolescenti”.

E Burkeman risponde a tali critiche con fare decisamente scontento: perché dare per scontato che questi avvertimenti siano sbagliati?

Io non voglio finire a fare il vecchio brontolone ma ho ogni buona ragione per entrare in camera dei ragazzi e pregare loro di finire la giornata con una pagina di un libro per prendere sonno, senza limitare l’uso dei loro smart phone in altri momenti.

Tutto ciò non è un tornare indietro, rifiutare la tecnologia o peggio ancora pretendere di andare contro, anzi, è avere la consapevolezza di poter vivere meglio l’oggi e il domani, senza perdersi e con la forza di reagire davanti alla valanga di stimoli digitali, almeno prima di dormire.

Buona lettura

Marco Raffaelli

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso