Dipinti in cerchi – ventiduesima puntata

La porta lontana dal set. La vietta che imita lo stile di Notting Hill contiene una discreta somma di persone, qualche ombrello per le foto, un piccolo stand con due separé per gli abiti e sulla via d’accesso un paio di roulotte. Sono arrivati tutti ma il clima è diverso da quello della scalinata delle Caravelle da cui sembrano passati secoli. Meno scampagnata, più tensione. Meno cameratismo, falso o vero che sia, più individualità in fase di studio. Più consapevolezza che lo spettacolo sta per mutare e speranza che si sia sufficientemente pronti per questo cambiamento. Sembra non esserci alcun curioso, il segreto imposto dovrebbe esser stato mantenuto bene.

Tobia è dentro la roulotte a cambiarsi, è indeciso tra il secondo e il terzo abito che gli hanno proposto, in realtà gli piacciono entrambi e gli sta piacendo l’approccio della produzione in generale, il fatto che siano stati abili a tenere riservata la notizia del luogo di oggi, con la Piccola Londra pressoché deserta, che questa Malvina Valcrè sia piuttosto sveglia e risolutiva e che non stia facendo pesare l’assenza di Jorge. Tutti dicono che già da domani si metterà al lavoro e che il produttore esecutivo di “Dipinti in cerchi”, come pure gli amministratori delegati delle emittenti coinvolte nel progetto siano volati a Genova per partecipare alle esequie di BluRose Dati Carrasco.

Orlando lo sta cercando, si sta facendo notare continuando a cantare, rabbioso e scattoso per via della videocamera del cellulare che non lo sta assistendo come avrebbe voluto,  ma Malvina ancora non si è accorta della sua presenza, presa com’è dai dettagli della preparazione della foto e dalla consegna ufficiale e segretissima dei canovacci.

  • Mio fratello? Non lo vedo. Avete buttato fuori anche lui? Ahhh ma ecco a voi il miracolato!! The miracle man: Bengala Bassani!

Orlando si avvicina a Bengala con fare evidentemente provocatorio.

  • Cosa si prova ad occupare un posto che non avevi mostrato di meritare?
  • Ciao Orlando.
  • Ciao Bengala, ma prova anche a rispondermi, su. I ripescati avranno pur diritto di parola! Words right!!! Have you got words right? Ma perché hai ste rose in mano? Che pagliacciata! Ragazzi, Bengala vi ha portato le rose, per farsi benvolere, per farvi capire che è un miracolato e che se ne rende conto!
  • Non stai un po’ esagerando? Non ci sono nemmeno le telecamere, neanche un telefono.
  • Dammi ste rose, buffone.
  • E dammele, cretino.

Orlando riesce in un istante a prenderne 5. Ne spezza una, si fa uscire il sangue dal dito con la spina di un’altra, toglie i petali ad altre due. L’ultima comincia a mangiarla, petalo per petalo.

  • Dammi le altre, ripescato. Vuoi assaggiare un po’ del mio sangue? Senti che buono. Leccalo.

Bengala non sa cosa fare, indietreggia sperando che qualcuno si stia accorgendo della scena, ha paura che da un momento all’altro Orlando gli sferri un pugno mettendo in crisi la possibilità di far la foto, teme un occhio nero, lo sguardo l’abito le movenze di Orlando lo stanno davvero intimorendo.

  • Rispondimi, Bengala! Non sei così esplosivo come il nome farebbe intendere. Lo supponevo e infatti guarda cosa ho qui!

Orlando tira fuori da sotto la giacca un bengala di circa 50 cm, rosso.

  • Questo è tutto per te.

Glielo accende sotto il naso, Bengala tenta di fuggire, Orlando lo insegue lungo la vietta della Piccola Londra, Malvina finalmente capisce cosa sta succedendo. Il petardo si accende, Orlando non lo molla, recupera Bengala a fine via, riesce a bloccarlo con un braccio e a passargli sul viso la punta del bengala infuocato.

  • Ripescato e ustionato! Assaggia! Prima il sangue e poi il bengala!

Bengala si divincola urlando, strattona Orlando che finisce a terra. Si rialza in un istante e gli è di nuovo sopra col bengala puntato sugli occhi, che continua a far fuoco, producendo schizzi di luce e rumore. Malvina e tre uomini della produzione accorrono per dividerli, Bengala urla per il calore tremendo sul volto, Orlando fa in tempo a fuggire dalla via e dal campo visivo di tutti. C’è puzza di fumo nella via.

  • Non pensavo potesse arrivare a questo.
  • Ma chi è che se l’è cantata che saremmo venuti qui? Si era chiesto riserbo totale! Malvinaaaaa!!!
  • Non ho proprio idea.
  • Siamo in ritardo, siamo in ritardissimo. La luce sta cambiando. Tessa Dessy è arrivata?

Tobia esce dalla roulotte, è già pronto, col suo gilet, la giacca di velluto, i baffi un po’ all’insù.

  • E’ arrivata ma penso sia stata aggredita da Spilimbergo. Il fratello di Spilimbergo.

Tobia si guarda intorno e chiede:

  • Che? Orlando è qui?
  • Sì, ha aggredito prima Tessa e poi Bengala.

Tobia si dirige verso il piccolo crocicchio attorno a Bengala.

  • Ehi, come stai?
  • Sto bene, grazie, Tobia. Sto bene. Tutto a posto.

Un paio di persone si stanno curando di lui, agiscono a metà tra make up e pronto soccorso, ma il volto sembra non avere conseguenze evidenti dell’attacco di Orlando.

Malvina maledice la mancanza maledetta di Jorge. Questa sfida le sembra sempre più ardua, un videogioco stupido che somiglia a un complotto, ha nostalgia del primo giro a Merano, quando era inconsapevole che non avrebbe incontrato Jorge quella mattina, quando parcheggiò sulla Passeggiata Sissi, quando le sembrava di cominciare una vita che avrebbe avuto lui come protagonista assoluto. Al centro del cuore e delle azioni.

Elvio Calderoni
Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.