Dipinti in cerchi – settima puntata

Fidel Risi sta cenando a Garbatella, nel cuore della sera e nella pancia di Roma, la città che da sempre è lo sfondo delle sue azioni e dei suoi pensieri. E’ con amici. Ai quali vorrebbe poter dire quali patemi e gole secche stia portando con sé in questa serata di attese.

Ma non può. Ha praticamente giurato, con quelli della produzione, di non fare parola con nessuno del progetto e della possibilità finché non usciranno i nomi. Nel suo stesso stato stasera a Roma ci saranno almeno altre cento persone, quelle che hanno superato la prima fase dei provini. Ma Fidel si sente un passo sopra gli altri novantanove. Ha fatto quella “cosa strana”, la creuza a piedi a Genova dai monti al mare, quella specie di duello contro Bengala Bassani e gli sembra che sia andato anche bene. Quella Malvina non lasciava trasparire alcuna emozione, alcun esito, ma un sorriso Fidel ricorda di averglielo strappato.

L’ha proprio registrato nella testa che mentre leggeva la prima pagina del suo diario le era scappato un sorriso. Come quando ti viene un’idea e non vedi l’ora di realizzarla, pensando alle possibili conseguenze, alle reazioni, ai passi da fare per tirarla su, per farla crescere dall’embrione ai fatti. Quel sorriso non può valere una bocciatura, quel cammino genovese gli sembra un lasciapassare.

Anche se Bengala Bassani è un professionista, anche se sa il fatto suo e gli sembra abbia le phsyique du rol più di lui. Si è sempre sottostimato, Fidel, mingherlino sin da bimbo che quando gli effetti della palestra si son finalmente fatti vedere aveva mantenuto la mentalità del secco, come un parvenu perennemente a disagio. I suoi compagni di università stasera sono piuttosto allegri, stanno mangiando all’esterno, sulla piazzetta che dà sul teatro Palladium, e si sentono dentro le cose, consapevoli della loro vita, di quel passaggio enorme ma anche fragile che è il periodo universitario, così sfilacciato, così aperto, così incontrollato. Fidel è in piena regola con gli esami e si muove tra il trenta e il trenta e lode. Gli arriva un messaggio con l’in bocca al lupo di suo padre, l’unico che sappia.

Crepi. Sto morendo di paura.

Non pensarci.

Non è semplicissimo…

Lo so. Ma tu sei più avanti delle cose semplici.

  • Fidel, qual è la tua pizza? La cameriera ti ha chiesto se quella con i fiori di zucca è tua… ci sei? Sei con noi?
  • Ah, sì sì, scusate. E’ questa, sì. Scusami.
  • Ma a cosa pensi? Sei ancora con la testa sul libro. E molla un attimo!
  • Mollo, mollo. Ci sono.
  • Con la testa tra gli astri, come sempre.
  • Ma va.

Fidel inizia a mangiare e si interrompe per una notifica che gli fa tremare il cuore.

Da Sara:

Io mi sono affacciata sulla piazza e mi sembra di vederti. Alza lo sguardo così capisco se sei tu. La mia sigaretta non è eterna e tra poco inizia lo spettacolo.

Fidel alza lo sguardo e incrocia quello di Sara.

E’ buona la pizza?

Non così buona da non venirti a salutare

Sbrigati che ho tre minuti

Fidel ha conosciuto Sara da dieci giorni e si sono subito trovati simpatici. Una sintonia che non profuma di eternità ma che potrebbe farli star bene per un po’. Lei lavora al teatro Palladium dove svolge diverse mansioni e sogna il cinema italiano da protagonista.

-Perdonatemi un attimo, ragazzi, torno subito.

– Eh ma stasera sei proprio fuori, eh. Guarda che ti mangio mezza pizza.

-Assaggia, assaggia.

Fidel si alza, attraversa la piazza e inquadra Sara nel campo visivo. Arriva davanti a lei con un grande sorriso, la sua presenza lo calma un po’.

  • Fanculo
  • Ma… che ti ho fatto?
  • Non ce l’ho con te, scemo. Ho appena ricevuto una notizia stupida.
  • Cioè?
  • Ma nulla… ho perso un provino, sembrava una cosa carina, importante, molto importante, ci tenevo molto, avevo superato la prima selezione e invece…
  • Ah, non sapevo.
  • Eh, c’era il più completo riserbo. Tutto segretissimo. Figurati, non l’ho detto nemmeno ai miei. E per non sbagliare sono dieci giorni che sono disconnessa, niente social, niente di niente. Tu come stai?
  • Sto bene. Tu poi mi rilassi.
  • Sono una specie di tisana per te? Camomilla? Verbena? Passiflora?
  • No, non volevo dir questo, scema.
  • Baciami, allora.

Fidel la cinge e la bacia sulle labbra, ridendo. Gli vibra il telefono.

  • Togli la vibrazione che se hai un’altra storia in corso poi me ne accorgo e ci rimango male.
  • Sempre più scema

Fidel tira fuori il telefono dieci secondi dopo, col cuore a mille.

  • Avanti, chi è? Come si chiama? Susanna? Genevieve? Milly?
  • Non è…
  • E fammi leggere…

Guardando il volto di Fidel, Sara prende coraggio e legge il comunicato con la lista dei nomi. Subito sotto, la foto dello striscione.

-Eh?

-Sara, vieni, devi rientrare! E’ tardissimo, quanto dura sta sigaretta?

Il compagno di lavoro di Sara quasi la prende per portarla via.

  • Tu farai? Dipinti in cerchi?
  •  A quanto pare sì.

Sara non parla più, sospesa tra incredulità, senso di giustizia violentato, macchiata dal destino, vogliosa di andare lontano, incerta sul futuro.

– In bocca al lupo. Io devo scappare. Ciao.

Fidel la guarda andar via. Non riesce a dire una parola o a tentare un movimento, pieno di cortocircuiti com’è. Si prende le mani tra le mani, poi rilegge le parole sul cellulare, rivede il suo nome, sia sul comunicato che sulla foto dello striscione. Gli sembra di esistere davvero per la prima volta. Attraversa la piazza come se camminasse sulla Luna, scrive a suo padre e inquadra gli amici ancora all’oscuro, tra poco invasi dalla grande notizia, dalla vita che si prenderà il loro amico per un bel po’ di tempo.

Elvio Calderoni
Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.