Dipinti in cerchi – Quinta puntata

Casa Spilimbergo è una villa storica sui colli di Bologna. Tobia, Orlando e la loro sorella Cristina, hanno sempre pensato avesse stanze più vuote che piene, più chiuse che aperte, e che sarebbe bastata per ospitare altre due o tre famiglie.

Allo stesso tempo non la davano per scontata e sentivano, anzi, che era un lusso che non dava però loro la patente di privilegiati, ma, semmai, il segno tangibile di un passato prestigioso ormai annacquato in una ricchezza media, sempre all’ombra di un futuro incerto, di certo peggiore degli anni già trascorsi.

Cristina ha riempito il salone di candele profumate, ha pensato alla cena, alla tavola, ha scelto una compilation molto attenta ed evocativa ( Oasis e Blur, su tutti, con contorno di Massive Attacks e Muse, per compiacere i gusti dei fratelli ), ha combattuto un po’ contro il blocco della caldaia, aiutata da papà e dal suo ragazzo, Saverio, e ha fatto in modo che Orlando non tardasse come al solito fingendo sull’appuntamento come se fosse stato fissato un’ora prima.

Tobia è arrivato a Bologna già da stamattina, ha fatto un self tape in salone, Cristina le ha dato qualche battuta e le ha fatto piacere trascorrere qualche ora in casa con lui, ormai rapito da Roma e dal cinema.

Sei felice, ogni tanto, di tornare a casa?
Sembra sempre di più casa tua.
In che senso?
Solo tua. Non più di mamma e papà. O mia, o di Orlando. Solo tua.
E’ una cosa bella? O è una critica?
-E’ bellissima. Mi piace che ci sia tu. Mi piacerebbe rimanessi sempre qui. Non lo vorresti?
Beh, credo di sì. Sì.
A che ora hai detto ad Orlando di stasera?
Alle 19.
Okay, per le 21 sarà qui.
Avete fatto pace?
Non è nei miei piani. Penso nemmeno nei suoi.
Però sei venuto.
Sì. Ma non vederla come una resa. Non è un segnale. Ci tenevi tanto, sono qui. Mi fa piacere.
Ho capito. Ma che ti ha fatto di così grave?
Mi invidia. Non è una cosa bella. Non la smetterà mai. E diventa ridicolo e sinistro quando cerca di nasconderlo. Lo conosco. Può essere comprensibile tra bambini, tra fratelli adolescenti. A trent’anni no.
In cuor suo Cristina sperava proprio in una rappacificazione, lo voleva tanto e forse era alla base dei suoi intenti relativamente a questa cena. Sperava che la tendenza alla mediazione così spiccata sia in lei che nei suoi genitori avesse la meglio.

Quando alle 20 e 15 Orlando arriva a casa Spilimbergo, Tobia è al telefono. Un diluvio di abbracci e battute leggere per tutti, sorrisi contagiosi e sguardi trattenuti.

Tu devi essere Saverio!
E tu Orlando! Cristina mi ha parlato un sacco di te.
Più di Tobia? Non credo.
Risate per tutti.

A proposito, dove sta?
E’ al telefono da mezz’ora.
Oh, no, io ho fame! Mamma mia che tavola! Cristina, ma sei incinta?
Oddio, no, perché?
Boh, sembra tutto così magico stasera qui dentro. Aria di grandi occasioni.
Ma no, è solo tanto che non ci vediamo tutti insieme. Vedo se Tobia ha finito così possiamo sederci per l’aperitivo.
Sederci e sedarci… noto già un certo imbarazzo. Ragazzi, è tutto okay, Tobia non mi parla da circa un anno ma non è un grosso problema. Siamo tutti qui, cari genitori. E questo è sempre il posto in cui tornare.
Cristina precede Tobia e lo fa entrare in salone.

-Signori, Tobia Spilimbergo!

Orlando tenta di rompere il ghiaccio, col sorriso più largo del mondo.

Scusate, non è proprio aria. Ho appena saputo che mi hanno infilato in una cosa che non mi piace, praticamente contro la mia volontà. Pensavo fosse un’ospitata di un pomeriggio, invece si tratta di rimanere chiusi in una situazione per non so quanto tempo. E non so neanche dove.
Il viso di Tobia è tirato, visibilmente adirato, taglia i campi visivi di tutti con occhiate laterali, cerca sprazzi di luce dall’esterno.

Una situazione?
Sì, so che non è una cosa che voglio fare. Non ho capito bene cosa sia, invece, a quanto pare, ci sto dentro e non ho capito nemmeno il motivo. Stava per partirmi una tournée tra tre settimane, mi salta tutto.
Ma è cinema?
Ci credi se ti dico che non l’ho capito, Cristina? Anzi, scusate se sono stato mezz’ora al telefono ma cercavo appunto di capire e di risolvere. Possiamo sederci, se volete.
Fratellino, prima di sederci mi abbracci?
Tobia non sa davvero cosa rispondere. Davanti a sé ha un sorriso che gli somiglia, il sorriso con cui è cresciuto e che, per tanto tempo, è stato il suo lasciapassare, il suo ponte verso gli altri, il suo gancio. Ma è anche colui che il sorriso gliel’ha tolto, con qualche scorrettezza professionale di troppo ( due attori in famiglia forse son troppi), forse a causa di un piano inclinato sul versante della fama: Tobia decisamente noto, Orlando eternamente emergente, sempre in bilico tra il professionismo e il tracciarsi un’altra strada, un’alternativa percorribile.

Che fretta c’è? Sediamoci.
Okay, okay. Ricevuto. Sediamoci.
Il tavolo tondo ospita loro tre, i genitori dei tre fratelli e Saverio. La tavola è bianca, al centro dei garofani rossi.

-Questo è un piatto coreano. Fatto da me.

– Mmm… buono. Come si chiama?

– Kimchi, o qualcosa del genere.

– Buono. Cristina, ti sei superata proprio stavolta.

– E insomma, torno dal Verano.

– Dal Verano?

– Sì. Sono andato a trovare i grandi del cinema italiano. Non sapete quanto mi abbia fatto bene. A parte che la visita a un cimitero fa sempre bene. Relativizza ogni patema. Un sacco, proprio.

Orlando parla a manetta, dinamico nella musicalità, con accelerazioni e rallentamenti da narratore orale. Ma senza che risulti finto.

Sono andato a raccomandarmi a Gassman. Quello morto.
In che senso?
Beh, sto aspettando una risposta importante dopo aver fatto non so quanti provini e, nulla, vabbe’, non ne voglio parlare finché non escono i risultati, penso a minuti, ormai. Tra il kimchi e…cosa hai preparato per dopo?
Un’insalata russa.
Tra il kimchi e l’insalata russa. Per questo, o meglio anche per questo, ho accettato il tuo invito, Cri. Volevo condividere con tutta la famiglia. Potrebbe essere una svolta. Una svolta veramente. Mi state portando bene, mi avete sempre portato bene. La mia famiglia è il mio portafortuna.
Non fare così che sembri finto.
Papà… ma no, te l’ho detto, a parte gli scherzi, è che sono andato prima sulla tomba di Gassman, giuro, non la trovavo, è piccolissima, quasi defilata, ci giravo intorno, ci ho girato intorno mezz’ora, poi ci sono inciampato davanti. E ho riflettuto. Ho riflettuto tanto.
Su cosa?
Ma su tutto. Sulle dinamiche professionali, su quelle emotive, su quelle familiari. Abbiamo sbagliato un po’ tutto, dai.
Chi abbiamo?
Io e Tobi.
Orlando, non siamo qui per fare una resa dei conti, ti prego. Io sono un po’ incazzato per altre ragioni, tu sembri invasato perché sei stato al Verano e hai capito il mondo. Cristina è stata così carina, non imperversiamo per tutta la cena, dai. Stai provocando, ti stai prendendo la scena come al solito.
Lungi da me. Volevo davvero fare una considerazione universale. Dovresti andarci anche tu al Verano. Anche la tomba di Mastroianni non te l’aspetti. Umile, semplice. Pure quella di Manfredi. Solo Alberto Sordi ha una specie di mausoleo, una roba…
Scusa, Orlando, se ti blocco. Volevo davvero fare un annuncio.
Il sorriso di Cristina è radioso. La sua felicità completamente borghese è vista come stucchevole da Orlando, con tenerezza da Tobia.

Ah, un annuncio. Che bello.
L’attenzione di Orlando viene presa dal cellulare. Una notifica che vibra.

Vi ho riuniti tutti perché io e Saverio ci sposiamo in primavera.
Cazzo, cazzo cazzissimo. Ci sto dentrooooooo!!!!!!!
Silenzio. Amarezza, sguardi bassi.

Tu sei un malato. Tua sorella ha appena detto che si sposa e tu pensi unicamente ai cazzi tuoi. Auguri, Cri. Auguri, Saverio. Sono proprio felice.
Ragazzi, scusatemi. Scu-sa-te-mi. E auguri davvero.
I genitori si alzano dal tavolo per baciare la promessa sposa e stringersi anche a Saverio.

Scusate, scusate, è che mi è accaduta una cosa meravigliosa! Non ci credo ancora! Sono stato scelto per “Dipinti in cerchi”, mi è appena arrivata la comunicazione .E’ una cosa rivoluzionaria che cambierà il senso dello spettacolo, la ricezione, proprio. E la condivisione. E’ una roba troppo importante. Sono stato scelto nei dieci che lo faranno. Io lo sapevo che mi avreste portato fortuna.
Tobia lo guarda.

Dipinti in cosa?
In cerchi. Oh, ecco, è appena uscita la foto di chi ci sarà. Ahahah… hanno appeso un lenzuolo sul ponte Morandi, con tutti i nomi, che grandi. Che idea!
Il ponte Morandi?
Va bene, adesso basta. Cristina, avete già deciso la data?
Sì, a maggio. O il 5 o il 12. Stiamo aspettando un paio di risposte.
Qui a Bologna?
Sì sì, a San Luca.
Ah, che bello. Beh, è la nostra parrocchia, praticamente.
Signori, scusate di nuovo. Scusami Cri se sposto continuamente l’attenzione ma qui c’è un colpo di scena.
Orlando, basta. Non è per niente carino trattarci così. Lo dico anche per Saverio.
Lo so, lo so e chiedo scusa, ti chiedo scusa, Saverio, non finirò mai di chiedere scusa, però, ecco… inoltro la foto sul gruppo di famiglia. Prendete i cellulari. E’ un errore, Tobi?
La foto con il lenzuolo mostra i nomi di Tobia e di Orlando, sebbene lontani, nello stesso cast del progetto televisivo “Dipinti in cerchi”. Dopo lo sguardo al cellulare sulla foto del gruppo di famiglia, Tobia e Orlando si guardano negli occhi. Nessun sorriso. Nessuna parola.

Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.