Dipinti in cerchi – Quarta puntata

Vanessa Bell è stata affidata a Narciso Torrisi. Ventisette anni tra l’Italia e la Grecia. Non professionista se si intende relativamente alla recitazione. Molto professionista limitatamente all’arte.

Alla capacità di inventare commistioni artistiche, oggetti e quadri che sfidano la forza di gravità, fili al posto di chiodi, ingranaggi e sospensioni invece di muri da ricoprire e decorare. Un volto incorniciato da riccioli testa di moro e tempestato da due diamanti blu.

Quindici personali tra Milano, Roma, Los Angeles, Atene. Un seguito importante sul web, una sensibilità contemporanea che ha fatto pensare ad un nuovo concetto di moderno, che può permettersi di sorvolare su accademismi sterili nonostante una robusta cultura di base e dei riferimenti classici di un certo peso. Una bellezza invadente. Nessun talento per la recitazione.

Proprio in ossequio al concept che vuole, o vorrebbe, la dose di finzione stirata al minimo possibile. La verità la verità la verità. Gli occhi di Narciso stasera urlano il bisogno di verità e il suo modo di festeggiare la notizia di essere tra i dieci di “Dipinti in cerchi” è un bagno non autorizzato nella piazza di Bagno Vignoni, poco distante da dove vive e lavora, in questa stagione.

Narciso ha chiamato il suo fotografo personale, Ivan, un amico che sembra uscito dagli anni ’70 per il look baffone, gli stivali e la cintura, i capelli lisci e lunghi. Hanno raggiunto separatamente la piazza di Bagno Vignoni poco prima delle 22. Non gira nessuno stasera, il clima invita a raggiungere gli interni, ci saranno sei gradi. Ivan sistema il cavalletto e tutto quel che serve per gli scatti in modo che l’obiettivo possa inquadrare tutta la piscina della piazza, Narciso scende dalla macchina con la pelliccia bianca che le lascia le gambe scoperte, nessuno sembra notare la sua andatura lenta ma diretta dall’automobile alla piazza. I tacchi non fanno rumore, la pelliccia la copre da sopra le ginocchia al collo, fa quasi luce nella notte appena cominciata. In mano ha una piccola cassa per la musica, in tasca un telefono.

Ivan ha l’ordine di cominciare a riprenderla non appena compare nel campo visivo della piazza e così fa, con il cellulare, poco distante da dove ha piazzato il cavalletto e le luci, i filtri, il piccolo set appena montato. Qualche lampione naturale viene sfruttato dal percorso che Narciso sta tracciando prima di entrare nella piscina.

Fa partire la musica e si sentono nella piazza le prime note di “Many kisses” dei Krisma, Narciso posa la cassa al bordo della vasca e si apre la pelliccia. Non indossa altro. Si muove al ritmo della musica, Ivan si avvicina a lei e inquadra la strana danza che la sta portando sempre più vicino all’acqua. Narciso guarda l’obiettivo, l’espressione è enigmatica, non è drammatica, non è ironica, è fissa e pensosa. Mentre lo fa, si sfiora il seno e pensa, pensa davvero a tutto il suo passato. Alle domande che da sempre l’hanno bersagliata, fin da bambina:

Perché parli così poco?

Perché ti esprimi  così bene solo col disegno?

Perché ti chiami Narciso? Ma non è un nome da maschio?

Narciso, non si capisce quello che pensi. Puoi tradurcelo in parole?

Ivan aumenta il volume della cassa. Qualcuno si sta accorgendo, nella piazza deserta, di quel che sta accadendo. Qualche luce si accende, qualche portone si apre.

Narciso si toglie la pelliccia. Ivan riprende il suo corpo nudo. Narciso si sfila le scarpe, appoggia il cellulare vicino la cassa ed entra nella piscina.

Altri portoni, altre luci, un vociare crescente.

La canzone arriva al ritornello. Ivan si allontana e torna dove aveva lasciato il cavalletto. Accende i fari e comincia il vero shooting. In mano tiene il cellulare, un’ultima impennata al volume,  e dà il via alla diretta social. La musica diventa protagonista e mette in secondo piano il vociare. Attorno alla piscina comincia a radunarsi qualche modesto crocicchio di persone. Non riescono a commentare, stregati dalla musica e dalla danza di Narciso.

Movimenti adatti ad una sfilata sott’acqua. Ogni tanto si siede a bordo piscina, favorendo gli scatti di Ivan. Le persone cercano di capire cosa stia succedendo. Qualcuno comincia ad invocare l’illegalità del tutto: un tuffo dove non si può, la musica che diventa chiasso, una donna nuda che sta visibilmente provocando e sfidando la legge.

Narciso si immerge completamente nella piscina, dopo qualche secondo esce bagnata e sgocciolante, si alza in piedi, si rimette le scarpe e si prende il seno tra le mani. Poi lo lascia scoperto, una mano raggiunge la bocca, come ad imbavagliarsi. L’altra mano scende fino a sfiorare i peli del sesso, indugia abbastanza palesemente e muove le dita a tempo di musica. La mano, qualche dito, entra nella bocca. Sembra una dea dell’eros.

Completamente bagnata. Lancia baci, appena quattro, a doppiare gli effetti della canzone in ossequio al testo del pezzo dei Krisma. La diretta è piena di contatti. La piazza si sta riempendo altrettanto. Qualcuno chiama la polizia. Narciso lancia un urlo di piacere. Si rimette la pelliccia senza allacciarla, raggiunge in fretta la macchina. Ivan le lancia il cellulare e un sorriso prima di smontare il set velocemente. Cinque o sei persone lo circondano, gli urlano in faccia che sta per arrivare la polizia, lui, incurante, continua rapido il suo lavoro e in pochi istanti si dissolve. Narciso chiude la diretta con un sorriso e una frase di commento ( “è stata la festa più rapida del mondo. Più veloce della vita. Più felice della vita” ) e guida verso casa.

Elvio Calderoni
Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.