Dipiniti in cerchi – trentesima puntata

Jorge prende la parola, ha negli occhi la luce che Malvina conosce benissimo e che aveva paura di aver perduto per sempre, riconosce le pause ad effetto, il magnetismo che la porterebbe in capo al mondo, e con lei una buona parte delle persone che lo ascolta:

“Lo so, siamo alla fine e state tutti aspettando, compresi i nostri protagonisti, che si sveli finalmente la cornice che abbiamo scelto per quest’esperienza e che, giorno dopo giorno, in questi preparativi, si sta confermando l’unico posto possibile. Ne siamo veramente soddisfatti”

Il tono è professionale, non tradisce l’emozione di questi giorni alterati, il lutto si legge negli occhi, nelle occhiaie, nei movimenti più lenti e soppesati, relativizzanti. Ma il regista, l’uomo di spettacolo, che è in lui vuole prendere il sopravvento in occasioni come queste. Malvina lo guarda negli occhi e poi si rivolge ai ragazzi dello staff:

“Potete entrare con lo schermo”, le esce un timbro più rauco, più incerto.

Immediatamente un maxischermo mobile che occupa tutta la superficie orizzontale della terrazza viene piazzato dietro il tavolo della produzione. Si accende e, con una risoluzione altissima che supera la luce del sole oltre le colline, compare la facciata esterna del Kurhaus di Merano, il palazzo liberty bianco che maestoso domina da un secolo e mezzo la città.

La platea reagisce a bocca aperta e si lancia in ipotesi istantanee, c’è chi lo fotografa subito mettendosi sul web alla ricerca del nome ancor prima che Jorge riprenda la parola, il quale, invece, non parla. Parte una musica, ancora Desplat, come trait-d-union con lo shooting della Piccola Londra, e le immagini diventano un video grazie al quale si entra nelle sale interne: passano, una dopo l’altra, la Kursaal, il Pavillon des Fleurs e la Sala Ohmann, la platea non riesce ancora a chiudere la bocca e rimane incantata.

“Vai, Malvina, dillo tu.”
“Io?”
“Certo. Sei lì da giorni, è quasi casa tua, ormai.”
Malvina non ci pensa su oltremodo, non vuole aver paura di chiedere ulteriormente il permesso, Jorge gliel’ha appena concesso:
“Saremo al Kurhaus di Merano.”

Entrambi scrutano la reazione istantanea dei dieci protagonisti, tra sorrisi compiaciuti, sguardi di sorpresa, moti di curiosità ed attesa, soddisfazione e stupore, la combinazione che, più o meno, si aspettavano.

Il video continua inquadrando la rotonda interna, le terrazze esterne, i raccordi con la passeggiata della città e col fiume Passirio. I toni virati del breve filmato impongono già uno stile che è lontano anni luce dalla televisione e dalla pubblicità, nessuno penserebbe ad uno spot su Merano e sulle sue meraviglie ed è la musica stessa a garantire rigore e ricerca. Al termine del video passano, uno dopo l’altro, velocissimi, i volti e i nomi dei dieci interpreti, con il loro personaggio scritto tra parentesi, con gli stessi caratteri del lenzuolo sul Ponte Morandi e della campagna pubblicitaria, sui social come sui cartelloni, fin qui portata avanti.

Martina Neva e Narciso si guardano emozionate, stanno cominciando a realizzare le sensazioni del prossimo futuro. Warren ha mantenuto gli occhiali da sole per tutto il tempo, Tobia finge di non meravigliarsi di nulla e si guarda attorno, non serenamente, sempre un po’ in un’allerta sostenuta, compressa ma vigile.

Nathan, Fidel e Bengala sembrano i più entusiasti, hanno il verbo cominciare che si legge negli occhi, con tutte le sue aspettative, zero ritrosie e centomila volontà positive.

Lena è paralizzata di fronte alla bellezza sia di quel che sta vivendo che di quel che sta per vivere, comincia a non chiedersi dieci volte al minuto se sarà all’altezza, se le mancherà qualcosa e se lei mancherà a qualcuno.

Michelle ha un mezzo sorriso enigmatico che ha mantenuto per tutta la durata della conferenza, provando a farsi percepire meno algida almeno con la persona che trova al suo fianco, ovvero Tessa, positivamente sorpresa dalle tre parole carine che Michelle le ha regalato e che son riuscite a darle un po’ di coraggio in giorni così difficili in una situazione che vorrebbe affrontare con ben altra forza e ben altra consapevolezza. Godendosela un po’.

“Con questo direi che è tutto. Siamo felicissimi di questa sede, che, come dicevo, ci sembra l’unica possibile. E che nel video, chiaramente, non avete visto come la vedrete quando cominceremo davvero. Credo ci sarà da meravigliarsi ancora.

Vi ricordo che né io né i dieci magnifici protagonisti possiamo rilasciare interviste da questo momento in avanti, per cui vi sconsiglio di provarci, perdereste soltanto il vostro tempo e rubereste concentrazione ed energie a loro dieci che sanno che, invece, servirà il massimo di cui sono capaci. Di loro siamo altrettanto entusiasti. Mi viene da dire che un cast simile sia l’invidia di ogni possibile direttore di casting, ma, lo capirete strada facendo, è proprio il concetto di casting che è superato, rispetto a questo programma. Se non ci sono altre domande…”

Tutti tacciono. Magari ci si potevano aspettare, Malvina l’ha pensato, polemiche inutili su Orlando Spilimbergo, l’attacco col bengala, sul video di Narciso a Bagno Vignoni ( continua a far parlare di sé dopo che qualcuno l’ha rimesso sul web per mezza mattinata, due giorni fa), invece nessuno che squarci la magia scaturita dall’insieme di immagini e musica che la produzione ha preparato. La frase finale che appare sullo schermo mentre la gente comincia ad alzarsi e a rompere il silenzio è “Il mistero è servito, ci vediamo al Kurhaus”. Le colline di Peccioli non sembrano mai esser state così dolci.

 

 

 

Elvio Calderoni
Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.