Cose da cani

Pongo. Villa 412 C. Labrador, bianco. Maschio.

Balù. Villa 413 C. Golden retriver, bianco (non so se esistono di altri colori, ma lui è bianco). Maschio.

Oliver. Villa 414 C. Beagle, bianco e marrone. Maschio

Aron (o forse Aaron, ce lo chiediamo spesso). Villa 415 C. Pastore tedesco, color pastore tedesco. Maschio.

E poi c’è Winch, che vive con noi nella villa 416 C. E’ un labrador cioccolato di due anni. Manco a dirlo, maschio.

Winch è il cane più buono del mondo. Gioca con tutti, ma ama particolarmente i bambini. Gli ho visto tollerare e subire le peggiori angherie da parte di mio figlio Fabri (nove anni, maschio) che lo ha eletto come suo fratello cane, nonché da parte del mio nipotino Stefano (quattro anni, maschio, il più piccolo dei cugini della famiglia) che lo ha identificato come unico suo sottoposto nella scala gerarchica, e si sente in diritto di sgridarlo e -all’occorrenza- di menarlo.

Winch è capace di rimanere interi pomeriggi sdraiato all’ombra sul fianco con le zampe stese, mentre bambini di varie età lo tirano, lo spingono, lo palpano, gli piegano le orecchie, gli infilano dita nel naso (quando va bene), giocano incuriositi col suo vistoso sacco scrotale.

Insomma, un cane davvero buono. Con un solo difetto: non sopporta gli altri cani maschi. E non è che si limita a non sopportarli; si sente proprio in dovere di avventarglisi contro, abbaiando e ringhiando manco fosse il mastino dei Baskerville.

Io per esempio peso quasi novanta chili. Se siamo al bar o al ristorante, lego Winch alla mia sedia, e lui se ne sta li buono buono tutto il tempo del pasto, o della birra, o di quello che è, prendendosi coccole e

complimenti

(perché poi è un bel cane) da chiunque passa, e facendo le feste a tutti.

Ma se passa un cane che gli sta antipatico (cioè quasi qualunque altro cane maschio, esclusi i cuccioli) parte all’attacco, mettendosi di punto in bianco ad abbaiare come un indemoniato e trascinando me e la sedia, provocando puntualmente l’imbarazzo di mia moglie, lo stupore (e in alcuni casi il terrore) di tutti gli occupanti degli altri tavoli, e le incontenibili risate dei miei figli.

Che poi non è che si limita a litigare lui, la cosa è quasi sempre reciproca.

E’ come se Winch emanasse un qualche fluido canino che fa sbroccare gli altri cani maschi, e li fa a loro volta partire all’attacco.

Io ho un Honda 500 four. Ad un certo punto a questa moto si sono arrugginite e bucate le marmitte (ora le ho cambiate). Bene, questi buchi nelle marmitte facevano un rumore talmente forte che quando passavo in una strada stretta le vibrazioni facevano scattare gli allarmi delle auto.

E questo senza che andassi particolarmente veloce: Se percorrevo qualche centinaio di metri su una strada non particolarmente larga, al mio passaggio una o due auto per isolato iniziavano a suonare. Era come essere accompagnati costantemente da fanfare o squilli di tromba, solo un po’ più trash.

Beh, è lo stesso quando cammino per strada con Winch. Quasi ad ogni isolato c’è un cane su un balcone, o in qualche portone, o su un terrazzo, che sclera al nostro passaggio e inizia ad abbaiare come un pazzo.

E insomma, la sfortuna vuole che per tornare in villa -e per uscire!- io debba necessariamente attraversare le forche caudine di Pongo, Balù, Oliver ed Aron (o Aaron), tutti estremamente sensibili al testosterone di Winch, e a quello che pare tutti fortemente determinati a fargli la pelle. O almeno così pare da quanto si agitano.

C’è solo un’escamotage: pare che ogni cane abbia come un invisibile raggio d’azione che parte dal cancello della sua villa e spazza l’area antistante, come un campo di attrazione gravitazionale; cose da cani. Se camminando per strada non si entra in queste zone, i cani evitano di infuriarsi (tranne Aron, che abbaia comunque).

Così quando torno a casa con Winch compio una specie di slalom tra questi ostacoli invisibili, dei quali ho individuato i confini in modo abbastanza preciso. E’ incredibile, un passo più qui, e non succede nulla, un passo più in la e si scatena l’inferno. Sempre escluso Aron (o Aaron, continuiamo a chiedercelo) che dove passi passi si imbestialisce sempre e comunque.

Però sono fondamentalmente una brutta persona, e ci sono delle notti che rientrando a casa mi sento particolarmente dispettoso.

E nel silenzio immobile di una strada buia in una notte di fine agosto, decido di regalarmi un ritorno a casa trionfale.

E passo vicino ai cancelli. Tutti.

Il risultato è sempre lo stesso, parola per parola:

412 C:

– baubaubaubaubau!

– baubaubaubaubau!

Pongo! Smettila!

413 C:

– baubaubaubaubau!

– baubaubaubaubau!

Balù! E bastaaah!

414 C:

– baubaubaubaubau!

– baubaubaubaubau!

Oliver! Oliveeer! Oliveeeer!

415 C:

– baubaubaubaubau!

– baubaubaubaubau!

– baubaubaubaubau!

– baubaubaubaubau!

(Ad Aron nessuno dice mai niente, ma lui da sempre soddisfazione doppia)

416 C:

– (mia moglie) Quanto sei scemo….

#StorieDaCaffè