Correre un trail per sentire chi sei

Correre una gara di trail in mezzo a un bosco, saltare radici e rami scansare le rocce e poi salire su un crinale accelerando il battito e la respirazione.

Superare su un single track e sentire il fiato del tuo compagno di corsa che ti dà il ritmo fino a diventare in due, una cosa sola.

 Forse il trail runnig sta tutto in queste tre righe.

Correre non è mai stato così facile, bello e appassionante. Ho riscoperto la corsa in natura grazie a un impegno che arriverà a metà estate, una gara che ci consumerà fino all’ultimo cancello di controllo in cima al Piz Boé.

Il sentiero della Dolomiti Sky Race che sale al Piz Boé

Fare un trail è percepire cosa può dare la natura senza chiederti nulla in cambio, se non tanto rispetto e umiltà nell’affrontarla.

In questa primavera calda ho capito cosa posso fare con il mio corpo, in un equilibrio di forze e di tensioni necessario per migliorare la risposta in movimento.

Arrampicarsi su un crinale è diverso dal salire su una parete di 20 metri a strapiombo su cui devi essere fermo nella presa e non forzare con i muscoli.

Salire su un sentiero di montagna è oggettivamente una arrampicata ma la affronti con la forza delle gambe, dell’addome e il binomio cuore polmoni che brucia come il carbone di una locomotiva.

In tutto questo incedere di tensioni e andature in mezzo ci sei sempre tu che devi essere sicuro di ogni movimento, leggero con i pensieri e motivato con lo spirito.

Isolarsi anche solo per una gara è necessario, vitale, salvifico ti porta a stare con te stesso e ti concede quel margine di equilibrio interiore che apre la mente a nuove idee.

Devi volerti bene per stare bene. Pensare al tuo passato ti aiuta a capire come sei arrivato al presente, fallo senza rancori rivedi gli sbagli con i quali hai fatto pace, ne hai tratto una misura nuova necessaria a non ricadere sulla stessa strada.

Correre un trail non è tanto diverso, ogni passo è decisivo, non devi distrarti, consapevole che la fatica si accumula ad ogni metro in più della strada proprio grazie a quella natura esigente che si attacca alle tue gambe e ti ricorda quanto tu sia fragile.

Correre è un esercizio ascetico, ti rende più forte e concentrato, ti svuota fino a liberarti dei tuoi dolori interiori, ti agita per non fermarti e ti trattiene il giusto per non arrestare il passo.

Io spero di poterlo fare ancora per molto tempo, non importa quanto ci metterò la prossima volta, non mi interessa sapere chi c’è avanti a me o almeno sarà utile nella misura in cui potrò vedere chi mi precede ed eleggerlo a stimolo per non aver paura di restare solo.

Correre in natura è la parte più libera del nostro mondo. Ascoltatevi, sentite il bosco e saziatevi della voglia di salire ancora una volta per vedere cosa c’è oltre la fatica.

Buona strada amici

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso