Da Wikipedia: Il congiuntivo è un modo di diverse lingue, comprese l’italiano e le altre lingue romanze, la cui funzione basilare è quella di indicare un evento soggettivo, irreale, non sicuro, ipotetico o non rilevante. Rispetto all’indicativo che esprime il piano oggettivo della realtà, il congiuntivo sottolinea invece la dimensione soggettiva, individuale:
Esistono gruppi su Facebook in difesa del congiuntivo? Sì ( “Movimento per la difesa del congiuntivo (Mo. De. Co., ad esempio )
Esistono libri esclusivamente dedicati al congiuntivo? Sì ( “Congiuntivo, che passione!”, ad esempio )
Esistono fiumi di riflessioni e aforismi sul tema? Sì ( una fra tutte, quella del rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei che afferma: “Si dice che il congiuntivo stia decadendo per un anelito inconsapevole a semplificare. Ma forse c’è qualcosa di più profondo. L’indicativo è assertivo, un’opinione è una certezza, il congiuntivo porta dubbi e confronto” )
Esistono canzoni ad esso dedicate? Sì, la risposta è sì dato che da qualche mese sta imperversando, sballottato dal web a Sanremo fino a parecchie aule di scuole medie e superiori d’Italia, il brano che Lorenzo Baglioni, ex docente di matematica ( ! ) ha dedicato a questo modo del verbo tanto offeso e svilito. Che a un matematico, seppur artista, venga in mente di impostare un intero brano sul congiuntivo è esempio di enorme trasversalità e di non settorialità, parlerei quasi di emergenza-congiuntivo sentita ed urlata in varie aree della comunicazione e/ o sfere culturali.
Grazie ad un videoclip altrettanto divertente, “Il congiuntivo” di Baglioni ( nessuna parentela ) sembra stia spopolando: nelle immagini vediamo un ragazzo seriamente innamorato ma altrettanto sgrammaticato corteggiare una ragazza a suon di condizionali al posto dei congiuntivi, sicché la ragazza, sdegnata, si allontana e lui per riconquistarla studia e si presenta, dopo aver assorbito per bene la lezione sui libri ed aver controllato le norme grammaticali sulla questione, con dei cartelloni in cui è fiero di mostrare le competenze acquisite all’uopo.
Come dire: l’amore che diventa miglioramento della persona.
Ma, appunto, ok, il video è anche farsesco, ma abbiamo appena parlato di competenze acquisite. Il che è probabilmente la realtà così come essa appare ai parlanti. Ovvero? Il congiuntivo è una fatica, qualcosa di mal digerito, di lontano dalle strade e dai bar.
Ma come?
Una fatica qualcosa che è un arricchimento, una sfumatura, qualcosa che ci caratterizza fin quasi ad identificarci?
Il congiuntivo è un’apertura ( per molti, un’avventura alla quale preferiamo non prender parte per paura di sbagliare! ), è, insieme al condizionale, il modo della gentilezza e della cortesia ( valore appena tornato di moda dopo il trionfo mondiale di WONDER al cinema ).
Il congiuntivo è molto, molto nostro, molto italiano.
Dobbiamo ricordare, ad esempio, che il congiuntivo, in inglese, è usato unicamente in contesti molto formali? Che l’indicativo è il modo dei fatti e che spesso il congiuntivo evoca ipotesi contrarie ai fatti?
Sempre citando, assai semplicemente, Wikipedia, stiamo parlando di un modo che esalta e mette al centro la dimensione soggettiva.
Vi pare poco?
L’individuo e non la massa.
Come dire: un “come vuoi che stia?” ci può salvare la giornata se l’amico del cuore ci rispondesse così ad un nostro banale “Come stai?”.
Se il giornalaio ci dicesse “Sembra che piova da un momento all’altro” ( in questi giorni ci starebbe anche un bel “Sembra che nevichi…” )
Se tuo figlio , in un’improvvisa riflessione sul liceo, ti dicesse: “pensavo che fosse più difficile!”
E ancora:
Se l’avessi saputo, sarei venuto a piedi!
Spero che vada tutto bene!
Il mondo non sarebbe più colorato? pieno di entità diverse una dall’altra, ognuna, sospesa tra speranza e perplessità, mossa, nuova, pronta all’atto e anche a tornare indietro, sui propri passi.
Ma se volete, invece, continuiamo a riempirci la lingua e la testa di wordporn.
Dai, continuiamo con i mainagioia, sparati a ripetizione appena l’occasione pare propizia alle nostre orecchie caute ed emulative ( parlare con la lingua degli altri ).
Con gli “ e quant’altro” a riempire, concludendolo in modo asemantico, qualsiasi discorso, rendendolo ridondante ( asciugare, asciugare! )
Con i “Piuttosto che” usato in modo non avversativo… ( di questo davvero non se ne può più! Anche su questo esistono gruppi, questa volta volti a contrastare l’affermazione di tale modo di dire del tutto errato )
E l’elenco divertitevi a continuarlo voi.
Pensate sia possibile una lingua migliore di questa?
Possibile si possa cambiare cominciando da un congiuntivo al giorno?