Ci sono giorni in cui vorrei le tette

Quanto è successo alla scrittura in rete e ai numeri delle persone coinvolte è sotto gli occhi di tutti.

Puoi postare il pezzo più bello del mondo, scritto bene, riflessivo, emozionale e coinvolgente ma se lo firmi tu non va come vorresti, se lo firma e lo socializza una donna: standing ovation, sipario, ciao ciao a tutti!

Puoi chiudere la maratona della vita in 3 ore, su una strada sterrata, in salita, sotto una tormenta di neve ma non basterà mai a fare il conto paro con il post sul giro al parco con relativa serie di allunghi della tua amica.

Il risultato finale, conti alla mano, è collegato al relativo livello di acume di noi lettori maschi. 

Click e commenti ai due pezzi crescono inversamente proporzionali ai muscoli del primo e direttamente all’aumentare della bellezza dell’autrice dell’altro. Perché oggi in rete contano solo tette e tempi e spesso le due cose devono correre insieme se vuoi più lettori.

Questa è una sconfitta sociale. Prima di tutto per la scrittrice e i suoi contenuti poi per chi legge.

In particolare per l’altra metà del foglio, perché le donne leggono tanto e fortunatamente pensando ai contenuti, ma in questa melassa voyeuristica ne escono sconfitte in ogni caso.

Ci sono stati anni in cui scrivevi per il sito della squadra, uno due pezzi al mese per quante erano le gare in calendario.

Poi sono arrivati i magazine on line e i primi giornali specializzati e raccontavi ciò che ti accadeva intorno, non c’era un grande pubblico ma quello che ti leggeva non pensava alla firma ma solo al contenuto.

Poi eccoci al 2008 i social e i profili da seguire. Cosa è successo da quella prima user e password inserita nel network?

Semplice: abbiamo avuto la possibilità di vedere chi scriveva e come cambiava la sua vita. E cosa è rimasto del tuo articolo sulla squadra? Le interviste ai campioni? Insomma, molto poco.

Perché oggi i numeri li fai se sei bella e intelligente, ma spesso anche solo con una delle due peculiarità e così ci sono certi giorni che penso che vorrei le tette per ogni articolo che butto in rete o magari anche essere cessa quanto basta.

Il motivo è semplice, i maschi sono stupidi in ogni caso, nessuno escluso.

Marco Raffaelli

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso