Marco ha 37 anni e vive a Casa Blu dal 2001, ha la sindrome di down, non parla ed è difficile capirlo per chi non lo conosce. In questi giorni è ricoverato e non può essere lasciato solo in ospedale e così, assistere, assume un valore diverso.
Gli operatori della Casa Famiglia sono già in un periodo intenso di lavoro e dirottare personale al reparto dove è in cura Marco vuol dire togliere assistenza in casa. Di solito non è un problema, si fa, ma in un momento non facile come l’estate, coprire i turni h24 in ospedale è a tratti impossibile.
Assistere è entrare nelle maglie della comunità
L’aiuto può arrivare solo dai volontari.
Così venerdì ricevo una mail dalla responsabile turni di Casa Blu con una richiesta di poter coprire le fasce orarie al Sant’Andrea dove è ricoverato Marco.
Senza pietismo, né suggestione il resto è rimesso alla buona volontà di chi può, di chi se la sente di garantire quel percorso di degenza ospedaliera che possa andare oltre le barriere sanitarie. Poter assicurare una assistenza a chi è ricoverato per patologie che non hanno nulla a che fare con il loro handicap.
Così siamo a domenica, turno dalle 14 alle 21.
Sono da Marco, seduto accanto al suo letto al settimo piano con una vista bellissima sulla valle del Tevere e il cupolone che si staglia all’orizzonte.
La febbre che lo tiene ancora in ospedale non passa, è a tratti nervoso e lo dimostra anche dandosi pugni sulla testa.
Il resto della sua comunicazione è fatto di sbuffi e risate fragorose. La mano destra in bocca e con la sinistra a chiudere un occhio. Mugugna ad alta voce, a tratti piange.
Durante il pomeriggio, mentre cerco di leggere un libro o scrivo al telefono mi prende la mano in cerca di attenzioni. Dopo di che si calma, e torna ai suoi suoni e agli sguardi persi nel vuoto. Marco sa farsi capire, è il suo vocabolario silente, sa farsi voler bene, sempre.
Cosa significa assistere oggi?
Assistere Marco in ospedale è una parte del lavoro fantastico che viene prestato ogni giorno a Casa Blu. Personale altamente specializzato garantisce una qualità della vita bellissima alle 12 persone che ci vivono.
La sorella di Marco, tutore del fratello, sa dei volontari in ospedale, ne condivide le scelte, si fida.
Marco potrebbe stare a tratti anche da solo durante il ricovero, usufruendo del personale medico che fa un lavoro eccelso, ma non basta.
Stare con con lui in ospedale è il segnale di relazioni che vanno al di là della quotidiana assistenza. È prendersi cura oltre il lavoro prestato. Serve fare di più e quel di più siamo noi, anche solo per evitare che si strappi via l’ago canula, farlo mangiare, bere, raccogliere il cuscino che butta sempre a terra e farsi stringere la mano in ciò che sembra un suo gesto d’affetto, solo questo.
Come dice Luigi Vittorio Berliri, Presidente di Spes Contra Spem, la cooperativa che gestisce Casa Blu – “Prendersi cura di una persona significa riconoscere che davanti ho una Persona, con la sua dignità. È solo “diversa” non più complicata di altre”.
Sono da poco passate le 20:00, Marco ha mangiato e ha preso la sua quotidiana terapia farmacologica, sta bene è silenzioso, sereno.
Io attendo il cambio di Sonia che farà l’assistenza notturna. Marco attende, come noi, che questa febbre lo rimandi a Casa Blu, casa sua e di tutti coloro che vorranno esserne parte attiva.