Appuntamento col destino

Il Destino ha tanti volti.
Nel mio caso oggi ha assunto il volto e la divisa di un vigile urbano. E la voce un po’ odiosa di un antipatico con cui ero in contatto per una questione di lavoro.
Il Destino ha tante forme.
Nel mio caso oggi ha assunto la forma di un grosso treno merci, in ritardo per un inconveniente tecnico.
Il Destino governa il mondo. O forse è il Caso.
Ma a volte il Caso va a combinarsi in modo tale che singoli eventi apparentemente scollegati vanno a combinarsi in un disegno preciso ed ineluttabile, e sembra proprio che ci sia qualcosa di più.
Gli antichi Greci la domanda se l’erano posta, e per loro la risposta era evidente: il mondo non era affatto in mano al Caso, ma era governato da Ananke, la Necessità; in seguito vista come il Fato, o il Destino, Ananke era una forza inarrestabile che muoveva gli eventi, e alla quale nessuno poteva opporsi, né uomini nè Dei. Anche gli Dei più potenti, finanche Zeus, il padre degli Dei, doveva piegarsi al suo ineluttabile volere.
E in effetti la giornata di oggi ti fa venire un po’ il dubbio che avessero ragione. Sentite un po’.
Premetto che sono un idiota e un disorganizzato. Quindi mi ero regolarmente iscritto alla nostra partita a pallone del martedi sera, pur sapendo bene che il 22 giugno alle 18,30 dovevo ricevere la mia seconda dose di vaccino.
Ieri però ho scoperto che oggi sarebbe stato sia martedi che 22 giugno; così ho dovuto fare un mezzo bidone ai miei compagni e chiedere di trovare un sostituto per la partita.
Cosi oggi alle 17,30 sono uscito di casa, con la missione di predere mia figlia dall’Angiulli e poi andare in Fiera a vaccinarmi. E tutto l’anno che accompagno uno dei mie figli tutti i giorni all’Angiulli, e so che il tragitto richiede un quarto d’ora (venti minuti se c’è traffico; cinque minuti in più se c’è il passaggio a livello chiuso); e da lì alla fiera è anche più vicino.
Sono un ritardatario di natura, ma oggi –forse sentivo puzza di guai- mi ero mosso per tempo. Anzi, nel ricostruire gli eventi sono andato a rivedere il telefono, e ho la certezza di essere uscito di casa mentre facevo la telefonata ad un tizio, che ho verificato essere avvenuta alle 17,33.
Mentre ero in auto ho fatto delle telefonate di lavoro.
Digressione: quando comprate un’auto, non fatevi distrarre da dettagli come la carrozzeria, la sicurezza, l’estetica, il motore, o i freni.
Il viva voce; provate il viva voce, e verificate che chi parla con voi vi senta bene.
Il viva voce della mia macchina ha qualche odioso difetto per cui chi mi ascolta dall’altro lato del telefono se è un po’ sordo, o se si si impegna poco, o se magari ha un po’ di rumore intorno, trasforma la telefonata in un continuo di Ah? Eh? Puoi ripetere? Non si sente bene.
Che poi non sempre. Con Maria Grazia per esempio parlo benissimo al viva voce. Ma qualcuno evidentemente è un po’ più duro d’orecchie.
E insomma, mentre facevo questa telefonata di lavoro con un antipaticissimo tipo di Rodi Garganico, questo inizia col balletto di Ah? Eh? Come?
E io indispettito stacco il filo del telefono e lo porto all’orecchio. E poco dopo, mentre ero fermo al semaforo con il telefono all’orecchio, sento bussare al finestrino. E mi trovo davanti Ananke in persona, vestita con gli occhiali da sole alla Tom Cruise in top Gun e la polo bianca della polizia municipale.
In quel momento ho fatto l’errore di non riconoscerla e scambiarla per un agente, così ho abbassato il capo e il telefono, e provato a chiedere scusa con un cenno ed un sorriso. Ma mi ha chiesto di accostare.
Nella successiva mezz’ora si è appurato che avendo un precedente per guida col telefono (in circostanze simili) ero destinato al ritiro della patente; poi dopo un po’ di contrattazione la sanzione è stata derubricata, e sono riuscito a ripartire portando con me la mia patente, una multa comunque di tutto rispetto e mezz’ora di ritardo.
Sulla strada per l’Angiulli c’è un passaggio a livello e, ca va sans dir, l’ho trovato chiuso.
Non mi sono scomposto troppo: erano le 18,08, ne ho approfittato per chiamare mia figlia e dirle di uscire (e dal registro chiamate ho certezza dell’orario) e avevo comunque il margine per essere puntuale; o per lo meno non troppo in ritardo.
Ma evidentemente non è destino che sia puntuale, e tanto più non era destino che lo fossi oggi.
Presa al volo mia figlia, e ritornato verso il passaggio a livello, l’ho trovato chiuso. Di nuovo.
Ora, è tutto l’anno che vado al benedetto Angiulli. Mia figlia ci fa due sport. Mio figlio uno solo. Sempre in orari diversi.
Per tutto l’anno ogni giorno della settimana mi è toccata almeno un accompagnamento, o una ripresa; e non ho mai, dico MAI, trovato il passaggio a livello chiuso sia andando che tornando, a 10 minuti di distanza.
E l’attesa a questo giro è durata molto più dei soliti 5 minuti. Il registro delle chiamate mi conferma che alle 18,30 ho iniziato una telefonata quando ero ancora in coda al passaggio a livello.
Insomma, ho varcato l’ingresso monumentale della Fiera alle 18,48 mentre mia figlia mi aspettava in macchina fuori, e tutto contento scrivevo “Fico!” in risposta ad un Whatsapp.
Ed erano le 18,50 mentre scrivevo “adesso” e mettevo via il telefono per entrare nell’Hub.
Ma ancora una volta ho trovato Ananke, questa volta nei panni di un solerte finanziere che mi fermava, facendomi notare che il cancello era chiuso, e informandomi chele dosi erano finite, e io sarei dovuto tornare domani. Anzi, dopodomani perché sono finite le dosi in Puglia e domani non si vaccina.
Ho provato ad insistere, ma non c’è stato verso. Poi mentre tornavo verso la macchina mi sono ricordato di essere un avvocato, e che avevo ancora un carta da giocarmi.
“E’ inutile che insiste, le ho già detto che non può entrare, deve tornare giovedi” Ha ribadito Ananke-Finanziere.
“Certo. Però io ho una prenotazione per oggi. Lei non è della ASL, chi me lo dice che domani mi fanno fare il vaccino? Per favore me lo scriva su questo foglio di tornare giovedi”
Si perché non c’è burocrate nell’Universo, sia esso Finanziere, Cancelliere, Addetto
Comunale o Dea della Necessità, che si prenderà mai la responsabilità di mettere qualcosa per iscritto che non sia previsto dal protocollo.
“Eh, no. Io non glielo posso scrivere”
“E allora mi deve far parlare con uno della ASL, perché senza un appuntamento io da qua non me ne vado”
“Va bene, passi da dietro”
Alle 19,05 sono finalmente arrivato al cospetto di un medico, che ha ascoltato con grande partecipazione la mia storia di Vigili, viva voce, treni e finanzieri (gli ho risparmiato le mie elucubrazioni su Dee in incognito), ma mi ha spiegato con gentilezza e competenza che ogni fiala contiene più dosi di vaccino, e a fine turno le dosi rimanenti in ogni fiala aperta vengono inoculate ai pazienti che si presentano in attesa senza essere prenotati, in modo da non far avanzare nulla.
In quel momento avevano finito tutto, e non potevano aprire una fiala per me, se no avrebbero dovuto buttare le dosi restanti.
Ho pensato di insistere, ho pensato di impuntarmi.
Ho pensato che dopo la multa sarei dovuto andare direttamente all’Hub.
Ho pensato che contro Ananke non ci si può mettere, e che probabilmente era destino che io oggi non mi vaccinassi. O non giocassi a pallone. O tutte e due le cose.
Non so se è un bene o un male, non so cosa ne verrà fuori, ma tant’è.
Ho annuito rassegnato verso il medico gentile.
“Torna domani” mi ha detto. “ Anzi no, domani non si vaccina, torna giovedi”.
Giovedì.
Il giorno dello screen di whatsapp in foto.
Il giorno della partita in cui tutto contento mi ero inserito dopo aver saltato –causa vaccino- la partita di oggi.
Il Destino a volte è beffardo.
Mi viene da pensare che quel tocco di ironia sia un po’ il suo marchio di fabbrica, o la sua firma.
Un po’ come dire: non siete niente, siete marionette nelle mie mani, non potete opporvi in nessun modo; cercate almeno di apprezzare il lato divertente della questione.
Io in realtà oggi ero molto incazzato.
Per fortuna mi piace raccontare le storie, può essere terapeutico.
A volte si inizia col grugno e si finisce col sorriso.