America’s Cup, la storia di una sfida ventennale

Alla fine del secolo scorso Patrizio Bertelli, il marito di Miuccia Prada, sconosciuto ai più, innamorato della vela decise di intraprendere una grande avventura, il tentativo di conquistare l’America’s Cup, il trofeo velico più vecchio e più ambito del mondo.

La Coppa America è sempre stata una fucina di innovazione con budget altissimi. Il re del thè ,il barone Lipton la inseguì più volte nel primo ‘900 spendendo cifre esorbitanti, solo la morte lo fermò senza averla conquistata.

Così, nel 1997, comincia la storia di Luna Rossa, sulle tracce del Moro di Venezia di Gardini, di Mascalzone Latino di Onorato, di Azzurra di Cino Ricci con l’Avvocato.

Nel 2000 comandata da Francesco De Angelis vinse il trofeo degli sfidanti ma fu sonoramente sconfitta dai Kiwi nella finale per la conquista della Vecchia Brocca.

Siamo ai giorni nostri ed alle barche volanti, sono talmente innovative che volano sull’acqua con i foils, fino a raggiungere velocità impensabili per una barca a vela.

Ma sono ancora barche a vela?

Max Sirena, lo skipper, Vascotto ,il tattico coach, James Spithill e Checco Bruni, i timonieri sono da tre mesi sulla bocca di tutti.

Le notti insonni si ripetono dopo quelle del 2000.

La pandemia ha impedito agli equipaggi di sfidarsi prima del dicembre 2020 ad Auckland in Nuova Zelanda. Solo allora si sono misurate le prestazioni e Luna Rossa non sembrava la migliore.

A Gennaio, nella coppa Prada degli sfidanti, Ineos Britannia sembrava la più forte.

Luna Rossa, dopo aver stracciato gli americani di American Magic ha battuto sonoramente gli inglesi di Ineos.

Ora siamo alla sfida finale.

Te Rehutai, lo spirito dell’oceano, in lingua maori, sembra dover fare un sol boccone della barca italiana; ed invece la barche sono molto vicine come prestazioni.

E’ difficile per un velista vacanziero valutare le difficoltà di barche ipertecnologiche.

E’ sempre il vento a comandare e le vele, come le mie, hanno i filetti, fettucce che indicano al timoniere la bontà della regolazione.

Insomma è sempre l’uomo a dirigere le operazioni. Sinceramente mi appassionavo di più quando le virate e le strambate dipendevano dalla bravura dell’equipaggio e non sopratutto dalla forza dei grinders.

Il sogno di portare la Coppa in Italia sembra ad oggi lunedì 15 marzo svanire di fronte alla bravura dei neozelandesi.

I kiwi hanno migliorato notevolmente la barca in tre giorni tanto da essere più veloci di bolina (quando si risale il vento di fronte).

Spero di essere smentito e che quando leggerete la Americas Cup sarà in Italia e finalmente dormiremo.

Massimo Molinari