Chiedere ad un runner quale sia stato il suo momento più bello di una gara è aprire uno spaccato colmo di emozioni, è rivedere, da diversi punti di vista, la strada percorsa, ma non è sempre facile trovare il filo della narrazione.
In tanti anni di interviste e articoli ho capito che le persone davanti a questa domanda reagiscono in due modi: chi in modo logico e chi analogico.
Nel primo caso si ha bisogno dei ragionamenti e poi dell’esperienza per comprendere la realtà, nell’altro l’atleta esamina i fatti accaduti per ricavarne una sua verità.
Io ho un amico che ha iniziato a correre da poco, faceva parte della schiera di coloro che …”ma come fate a correre, io non potrei mai fare più di 5km”.
Mirko è una persona speciale perché impara in fretta dalle esperienze altrui e grazie a questo approccio a messo a servizio della sua volontà la caparbietà di suo fratello. Così, un po’ per gioco e un po’ per sfida, ha iniziato a correre anche lui.
In questi anni mi ha fatto capire che non ci sono limiti nella visione della realtà, è affilato come una lama e tenero come un frutto maturo.
Con un tale schema mentale ha affrontato la gara di sabato sera prendendo tutto fin dal principio, sapendo già cosa poteva fare e alimentando una storia che è figlia della esperienza durante i 21km percorsi.
Logica e analogica perfetta e simultanea visione della strada.
Il suo traguardo lo aveva tutto in testa e non ha guardato in faccia niente e nessuno, è stato chirurgico ma anche appassionato nelle poche parole che ci ha detto nelle ore successive quella bellissima medaglia che stringe ancora tra le mani come un tesoro prezioso.
“Quando vi ho superato, pensavo che mi seguivate e dovevo dare il ritmo. Vedevo l’orologio segnare tempi sempre più serrati. Superavo tutti, uno dopo l’altro. Mi sono girato e non c’eravate. Così mi sono sentito in colpa. La corsa è uno sport singolo, ma si corre bene anche in squadra. Anzi, se quando tagli il traguardo senza nessuno accanto, anche con il tuo miglior tempo, festeggiare ha un sapore dolce e amaro. Però correvo, e non riuscivo a fermarmi. I
Credevo di aver ripreso i Pacers dell’1:30. Forse quando ho girato al decimo ero con loro. 48 minuti. Impensabile per me.
Ho saltato il rifornimento per non perdere tempo. Mi sentivo un dio.
Poi i momenti bui hanno oscurato la ragione eD è li che mi siete più mancati, quando al 17 km sono crollato a 5’40” e ho dovuto trovare le motivazioni da solo.
Ho pensato di fermarmi. Ho guardato l’orologio, ho calcolato che potevo stare sotto i 1:50 e ho ripreso a correre bene fin sotto il traguardo dove vi ho atteso per poi esultare tutti e tre insieme.”
Questo è correre amici miei ed è farlo con la purezza d’animo e la voglia di capire fin dove potrai arrivare, tu non fermarti Mirko, e vai avanti così, noi non molliamo e ti saremo sempre attaccati.