Jorge ha dormito circa cinque ore, si sveglia nella stessa posizione in cui si è addormentato. Riapre gli occhi e gli cade addosso tutta la realtà che al risveglio avrebbe potuto sembrargli un sogno orribile. Il letto di BluRose senza BluRose, la camicia da notte, la vestaglia, il biglietto. Lo rilegge, lo odora, continua a non capirlo.
Apre l’armadio, vede i suoi abiti, quelli eleganti, quelli da lavoro, quelli sportivi. Un’infinita serie di gonne: nere, blu, marroni, con le paillettes, a quadri, lunghe, corte, medie, al polpaccio, sopra il ginocchio, appena sotto. Non si era mai accorto ne possedesse così tante, gli sembra anzi che non ne indossasse così spesso. Il suo ricordo è lei in pelliccia, o in costume. O in pigiama. Il suo essere così multiforme era la cosa che amava di più. Le maglie che lasciava aperte, l’infinita disponibilità, l’esser così generosa, così pronta. All’azione, all’aiuto, al sorriso. Mai ferma, mai inattiva. Si sofferma sulle ultime frasi del biglietto:
Grazie per il tempo passato insieme. Un tempo interrotto, un tempo rubato ad altri, probabilmente anche a noi stessi.
Ma perché un ringraziamento, lì, in quel momento, la notte prima di morire? Perché un tempo rubato ad altri? Ad altri chi? Perché questo biglietto profuma di addio? Lo stava lasciando? E’ l’inizio di una lettera che gli avrebbe inviato? Mille dubbi, centomila ipotesi, una più brutta dell’altra. Riaccende il telefono e le notifiche lo tempestano:
Abbiamo poco tempo.
E’ scoppiata una grana con Spilimbergo, sia con uno che con l’altro.
Le prime visualizzazioni dei provini hanno battuto il record della sfida tra Bengala e Fidel sulla creuza di tre settimane fa. Non parliamo della diretta di Narciso Torrisi.
Non so fino a quando riusciremo a mantenere il segreto sul . Kurhaus.
Jorge, che fine hai fatto?
Non ha fatto parola con nessuno della morte di BluRose. Ha solo detto quelle tre parole a Malvina, voleva andare a vedere se era vero. Ci si sbaglia, a volte, sull’identità. Ci si confonde. Prende il telefono e chiama suo fratello Ben:
• Ben, pronto? Scusami se ti sto disturbando. Sono in Turchia. E… BluRose è morta, morta sulla mongolfiera.
Trema, piange.
• Credo ieri mattina. Un’avaria al mezzo. Non… io non ce la faccio. Non ho idea di come uscirne. Sono nella sua casa adesso. Prima ho visto il suo corpo. Adesso vedo i suoi abiti. Ha lasciato un biglietto che non capisco, Ben. Non capisco nulla. Ecco, senti, mi tremano i denti. Non riesco nemmeno a parlarti. Dice cose strane. Dice che ringrazia per il tempo passato insieme. Come fosse un addio. E dice che il tempo passato insieme è stato un tempo rubato ad altri. Cosa vuol dire? Oddio, scusami, Ben, magari stavi lavorando. Io non ce la faccio. Sì, sì. Certo, torno appena posso. Penso domani. Così mi aiuti. Penso che avrò bisogno di aiuto per tutta la vita. Ti richiamo, scusami.
Continua a piangere e a tremare per cinque minuti dopo la telefonata. Non sa davvero come può uscirne. Non sa da dove ricavare la forza, la sicurezza, il coraggio che lo hanno sempre contraddistinto.
Il telefono continua a produrgli una serie di parole che al momento non hanno alcun significato:
Quell’idiota di Orlando Spilimbergo ha ripubblicato il post. Pensiamo tutti vada squalificato. Sembra che non abbia voglia di prendere sul serio nulla. Lo eliminiamo, vero? Se mi dai l’okay, avrei intenzione di richiamare Bengala Bassani. Ti ricordi, no? La sfida sulla creuza che aveva perso contro Fidel? Un abbraccio.
PS: io sto andando avanti ma è chiaro che mi manchi. E spero ti arrivi la mia vicinanza.
Malvina preme invio quasi pentita di quel “è chiaro che mi manchi”, ma spera venga preso anzitutto come un corollario a quell’indipendente “io sto andando avanti”, anzi, dice a se stessa, perdonandosi, che forse è un atto di sudditanza, di dipendenza, una delicatezza. Se lo chiede ad ogni passo, in ogni caso, se sta facendo le cose come deve farle. Spadroneggia? Potrebbe essere accusata da Jorge di farlo? Di non aver dato seguito a quel “forse salta tutto”? Ma la società, il suo AD, qualche cavolo di capostruttura, funzionari, segretari, legali, le avrebbe pur dato uno stop, se tutto sta andando avanti vuol dire che è questa la volontà di Jorge. Ha mantenuto il riserbo sul suo viaggio in Turchia e nessuno ne sa la ragione, a parte lei. Questo la preoccupa un po’. La investe di responsabilità. E’ quasi un sollievo quando legge un’agenzia, ad ora di pranzo:
Cappadocia: Muore in volo BluRose Dati, la moglie di Jorge Carrasco
Non è più un segreto. Il telefono vibra ad una velocità che non ha mai visto prima. Notifiche, messaggi, telefonate.
Ma quindi è tutto rimandato?
Cosa facciamo adesso?
Ma Jorge dove sta?
Oddio, che cosa atroce. Hai i particolari?
Pensi che Jorge sia disponibile per un’intervista?
Quando tornerà in Italia?
Lavorerà subito? E “Dipinti in cerchi”?
Ho scritto a Michelle. Non ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione dall’ufficializzazione dei nomi e penso ci vorrebbe. Per questo ho anticipato l’intervista, come avevamo preventivato.