Avevo scritto il post sul bando della Maratona di Roma a poche ore dalla sua pubblicazione, sperando, in un inutile buonismo, che le mie istanze da appassionato fossero garantite in futuro. Invece mi ritrovo con il solito smarrimento per le tante critiche e schermaglie complottiste amplificate dai social network.
Non possiamo arrogarci un ruolo a difesa di qualche cosa che non è nostro, non ci da da vivere e perché di fatto, correre è solo un passatempo.
Sono certo che alcuni organizzatori, davanti a certe schermaglie lette in questi giorni, si incazzerebbero poiché non è così che si fanno le cose.
Quello che succederà alla Maratona di Roma non lo cambiamo noi, non lo cambia facebook ed è così che si alimentata una faida assurda che durerà anche in mille altre gare e per cosa? Ci pensate per cosa? Per nulla.
Così oggi alla luce di una Maratona di Roma organizzata benissimo ci sono persone che non placano gli animi, anzi.
Il mondo del running è uno solo, e siamo tutti parte in causa al fine di farlo girare al meglio. Nessuno è padrone della corsa di altri. Solo gli organizzatori, in qualità di imprenditori rischiano con le loro tasche e devono creare un prodotto che ci faccia correre in sicurezza. In tal caso posso criticare ma in modo costruttivo ciò che è stato fatto, non quello che sarà.
Domenica abbiamo corso bene e faremo altrettanto negli anni a venire e purtroppo ci saranno sempre troppe voci che gridano ma di fatto non dicono nulla. Come le chiacchiere di paese nel bar o sulla piazza, come quando entra il mal capitato tutti tacciono o quando passa davanti alla chiesa e i fedeli si girano dall’altra parte. Se andiamo avanti di questo passo avremo sostituito a quei simboli di un provincialismo, gretto e arretrato, le bacheche dei nostri social network.
La passione, i sorrisi, la voglia di essere tutti uniti non sono brand o una certificazione di purezza solo per alcuni. Capitelo che in questo mondo non ci sono gufi, non ci sono persone che si augurano il male di nessuno, perché non ci sono interessi, non ci sono cattiverie.
Il nostro mondo sportivo deve fare un passo avanti. Pensare in prospettiva, far crescere i numeri e rispettare le regole. Le schermaglie tra gruppi lasciatele sfogare in gara, sudateci sopra e scriveteci di meno. E’ inutile e lo sapete bene e visto da chi vi legge, sembrano solo dei passatempo di chi si annoia e non ha nulla di meglio a cui pensare. Se restiamo a queste dinamiche non andremo da nessuna parte.
Non conta più nulla, non servono le ripicche, lasciate stare, non servono i profili finti e veri. Speravo che dopo 10 anni di Facebook lo avessimo capito che questo può essere un mezzo di comunicazione potentissimo e invece rieccoci qui a dire chi è bravo e chi è cattivo da dietro la vetrina del “bar sport”.
Se c’è chi ha sbagliato verrà fuori, ma non di certo andando a spiare il progetto in cui qualcuno è coinvolto, non sparlando dall’angolo della piazza quando in piazza non c’è nessuno.
Ognuno ha la sua storia, va rispettata se corretta, va criticata se sbagliata ma va fatto nella sede più opportuna…
La mia ne ha incrociate tante e ho capito che la capacità di ognuno è di restarne dentro accettandone le regole o chiamarsi fuori se il gioco non vale più la candela. Ciò che conta è di non mancare di riguardo a chi c’è ancora dentro.
Posso dirtelo di persona, fartelo capire ma non potrò cambiare il tuo orizzonte, non spetta a nessuno perché ciascuno è padrone del proprio progetto di vita.
Allora vi prego basta con questi schemi di chi è più puro di chi è più indipendente, di chi si crede intoccabile. Siamo tutti sulla stessa strada e la distanza selezionerà chi lavorerà meglio.
Ma fino ad allora, smettetela di beccarvi come galli nel pollaio, tanto domani si farà ancora giorno e che lo vogliate o no correremo ancora uno accanto all’altro e potrò avere bisogno di te, come tu di me, è la vita amici miei e non la cambierete di certo dalla vostra scrivania.
(Foto. G. Bartolini)