C’è chi va in ferie dal venerdì prima della Maratona e chi smonta la mattina della gara. Chi ha iniziato a mangiare più carboidrati dal primo gennaio e chi non beve più alcool da mesi, ma c’è anche chi brinda è mangia ogni sera per quello che sarà.
C’è chi la sera prima si sostiene a distanza, e lo fa nella chat della squadra, sulla bacheca del social network, o aprendo la finestra e guardando la luna . Ci sono le foto dei pettorali sul letto, le promesse e le speranze di un giorno perfetto. La telefonata di mamma e il pensiero di papà che correva da prima di te e domani sarà in qualunque modo accanto a te.
Chi si concentra sull’abbigliamento da indossare per le nuova edizione e chi indossa sempre la stessa divisa dal 2001. C’è chi nei giorni precedenti fotografa i km segnati a terra per le vie della città e chi non li vuole vedere come la statua della Minerva all’Università.
C’è chi si allena tanto, troppo o per niente, ma la settimana prima è quella in cui tutti possono dire “ciò che è fatto è fatto”. Chi ti chiede consigli ma sa già tutto e chi sta zitto per mesi e lo rivedrai solo all’arrivo, asciutto e cambiato e con medaglia al collo.
Chi non molla un metro, ti resta attaccato e sai che è la ricompensa più bella di un’amicizia senza freni.
C’è chi ritira il pettorale e sente di essere già nelle gabbie e chi se lo scorda la mattina della gara. Il pomeriggio del sabato è riposo, e la sera è concentrazione con il video di Baldini nel Panathinaiko di Atene 2004 e nel frattempo si mangia un piatto di pasta e va a letto alle nove e mezza.
I preparativi del giorno prima a Roma hanno un sapore diverso. E’ la quiete prima della tempesta è ripassare le edizioni più belle e rimuovere i ritiri fallimentari, è far tesoro del tempo e sperare nel tempo più bello che vorrai. E’ statistica è scaramanzia è il ricordo della pioggia delle ultime edizioni è non volerne sapere più niente.
E’ preparare il carico glicemico per la gara. E’ sentirsi un po’ un soldato al fronte, chiudendo tutti i carbo gel su un striscia in vita come se fosse un giberna per l’avanzata delle truppe. C’è chi in gara non mangia nulla e beve solo acqua e non può sentire neppure l’odore delle arance pestate a terra ai ristori.
C’è chi punta al personale e sta diventando una malattia per quel suo tempo, che di fatto, sa che non tornerà più, per fortuna. C’è chi ha studiato il percorso e vuole vederlo, sentirlo e farci gli ultimi allenamenti. Chi accompagna l’amico per la sua prima Roma e spera di vederlo sorridere come solo una finish line ti fa fare.
E’ girare per la città con lo zaino della maratona e sentirsi parte di una comunità, colorata e accogliente con tutti. Da qualsiasi parte arriveranno faranno tutti le stesse cose.
La maratona di Roma è chi ti chiede “…cosa si prova?” e tu, con un sorriso pieno di gioia e speranza, rispondi sempre nello stesso modo
…vieni sulla linea di arrivo e capirai.