C’è un bunker a Kiev sotto un fabbricato
in un posto segreto e ben riparato
dove tra biberon e pannolini
ci sono le culle di ventuno bambini.
Ventuno fagotti sul loro cuscino
che hanno in comune uno strano destino:
dal ricco occidente li hanno ordinati
ma poi nessuno li ha più ritirati.
In nome del solito bieco profitto
li ha creati la “Biotex” con l’utero in affitto.
Poi con la guerra, son tutti scappati
e quei bambolotti, dimenticati.
E adesso son soli tra le esplosioni
senza una mamma a cantargli canzoni.
Nati per soldi, in mezzo a una guerra,
non puoi che pensare che l’Uomo è una merda.
C’è un bunker a Kiev sotto un fabbricato
in un posto segreto e ben riparato
dove tra bombe e scoppi vicini
ci sono le culle di ventuno bambini.
Ma in mezzo ai razzi, morti e granate
quattro infermiere non sono scappate
E senza pensare a salvarsi, o ai quattrini
sono rimaste con i bambini.
Non dormon da giorni, non han da mangiare
il rischio è costante di farsi ammazzare.
Ma loro accudiscono i ventuno angioletti
e ad onta di tutto li tengon protetti.
Non c’è più la luce, manca anche l’acqua
pare che i Russi gli diano la caccia.
Ma loro resistono, si fanno coraggio
sembra che gridino al Mondo un messaggio:
non sono i soldi, non è il potere,
non sono le razze o le bandiere;
non è la forza, o la guerra infinita
ma è un gesto d’Amore cha da senso alla Vita.
C’è un bunker a Kiev sotto un fabbricato
in un posto segreto e ben riparato.
Quattro infermiere, ventuno bambini.
Far finta di niente è da meschini.