IL RUNNER DISAGIATO

Il runner disagiato si alza con la sana voglia di correre, gira per casa in cerca del segnale gps e di una scusa per non correre.

Lo fa sistematicamente e molto spesso come un vero e proprio anacoreta.

Il runner disagiato corre da una vita, non dorme mai, ha il PB sulla fase Rem di 2 minuti e l’orologio anche dopo una maratona, gli dice “MUOVITI”!

E’ colui che in preda ai sensi di colpa per essersi mangiato a cena pure la tovaglia, esce all’alba che è ancora buio.

Ha la “divisa” da runner sempre pronta in casa dove si muove nel silenzio della notte, e come Diabolik chiude la porta di casa sicuro e fiero.

In testa ha la fascia da runner figo che gli altri indossano e sembrano dei fotomodelli, lui inconsapevolmente non sa di somigliare invece a Pippo.

Una volta a settimana si infligge allenamenti alla Kipchoge: corre in salita, ripete in discesa e si specializza nei famosi 4×2000 da infartlek e puntualmente lamenta dolori al tendine da Killer (si dice così no?).

Segue tabelle come compagne inseparabili: corre così da i tempi di Annibale, ma quando riesce a scendere anche di poco con il crono si sente Gelindo Bordin a Seul 88.

Controlla sempre il crono e sbuffa, canticchiando il ritornello di una canzone che diceva “lascia stare ma chi te lo fa fare”.

Ma lui continua a correre, felice e contento come George Pig quando salta nelle pozzanghere di fango.

Il runner disagiato è un “atleta” che sorride sempre anche d’inverno a -20, perchè è consapevole che resterà una “pippa”, ma avrà vinto la gara più bella: quella contro se stesso.