Il più bel giorno della mia vita

Oggi per la prima volta la porta si è aperta.
Io e i miei compagni non riuscivamo bene a camminare, siamo sempre stati dentro da quando mi ricordo, ma oggi quella porta, che era sempre stata chiusa, finalmente si è aperta.

E dietro c’era la luce.

Non la luce bianca e fredda che viene dalle strisce sul tetto grigio che ho sempre visto, ma una luce calda, bella, che ci attirava.

E quando abbiamo superato la porta abbiamo visto qualcosa di incredibile: il cielo azzurro,
il sole, gli spazi sterminati, l’aria pulita.

Non più intorno a noi le pareti grigie che sono sempre state il confine del nostro mondo, non più il fetore di escrementi e morte che è sempre stata la nostra aria, non più il pavimento sporco di paglia e merda infestato dai topi che è sempre stato la nostra casa: ma erba verde sotto di noi, aria pura intorno a noi e il cielo azzurro sopra di noi.

E il sole.

E, per un attimo, per la prima volta, mi sono sentito felice. Avevo voglia di correre, ora che per la prima volta non avevo confini, di correre e non fermarmi.

Ma ci hanno fatto salire su un camion, stretti stretti.
Oddio, stretti, ma non tanto di più di come abbiamo sempre vissuto; solo che adesso anziché essere chiusi da sbarre di ferro e muri grigi, abbiamo sbarre di legno e fuori si vede il mondo.

Un mondo diverso dal nostro, fatto di luce, sole e aria pura.
Ho visto una mamma in un grande campo, con i suoi piccoli che correvano.

Io mi ricordo quando eravamo vicini alla nostra mamma, che non ci potevamo muovere per quanto eravamo stretti. E la mia mamma per sbaglio ha schiacciato due miei fratelli, e li ha soffocati.

Non è stata colpa sua, non c’era spazio, e lei più di tanto non si poteva muovere. Ma quei due sono rimasti li a terra insieme a noi per giorni. E la mia mamma che ci guardava con la coda dell’occhio e piangeva. Ma neanche si poteva girare.

Qui fuori è tutto meraviglioso, vorrei toccare tutto. E pensare che per tutta la vita ho visto solo il grigio di quella stanza, e mi sembrava di impazzire. E qualcuno è impazzito veramente.

Come quella volta che mio zio ha iniziato a lanciarsi conto il muro ancora e ancora, e tutti gridavano, e dalla testa gli è uscito il sangue. E quando non si è più mosso dopo l’ultimo colpo alcuni hanno cercato di mangiarselo. E poi in quella pozza di sangue e interiora e letame sono attivati i topi.

Che fastidio quei topi che se non mangiavano i morti tormentavano noi vivi. Sempre tra i piedi.

E oggi scopro che c’è un mondo senza topi tra i piedi, senza fetore, senza morti con le pance gonfie e le mosche negli occhi.

Ma la cosa più bella è stata quando siamo usciti da una galleria e l’ho visto: blu, immenso e scintillante, con quel profumo incredibile di pulizia e libertà, con le sue promesse infinite di vita.

Il mare.

E mentre lo guardavo incantato ho capito che stavo vivendo il più bel giorno della mia vita.

Anzi, stavo vivendo per la prima volta qualcosa che assomiglia ad una vita, perché quello che avevamo avuto fino a stamattina di certo non era vita.

E poi il nostro camion è entrato in un altro stanzone grigio, e ci hanno fatto scendere.

A qualcuno che non voleva l’hanno convinto con quel pungolo elettrico, che ti fa tanto male convince a fare tutto.

Ci hanno legati uno ad uno, e ci hanno messo su un nastro trasportatore che si dirige verso un’altra porta.

E io che credevo che da oggi la mia vita sarebbe cambiata, adesso ho un brutto presentimento.

Anzi, ho proprio paura. C’è un brutto odore nell’aria, e i miei fratelli hanno il terrore negli occhi.

Non so cosa succederà dietro quella porta, mi sembra di sentire delle urla, come di bambini che strillano.

Lo so, tutti dobbiamo morire, ma non oggi; non oggi, che ho visto il mare; non oggi, che ho capito di non aver mai vissuto.
Non voglio che finisca così, non la voglio passare quella porta.
Ho tanta paura.
Non è giusto.

Il maiale MN-8KU-03 è stato macellato a Cremona il 5 maggio 2021; dal suo corpo è stato ricavato guanciale, costate, salumi, setole per pennelli, farine e dell’ottimo prosciutto.

Le associazioni animaliste continuano a denunciare che oltre la metà degli allevamenti intensivi in Italia non rispetta le normative sulla dignità degli animali.
Le autorità fanno quello che possono, e ogni tanto qualche allevamento intensivo viene chiuso, con i gestori denunciati per maltrattamenti sugli animali.
Ma anche oggi in tavola avremo dell’ottimo prosciutto.

Andrea Sylos Labini

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