Non solo con il conforto della letteratura scientifica ma anche e soprattutto con l’esperienza pratica sul campo si può valutare quanto la costruzione organica e il miglioramento delle capacità atletiche siano migliorabili grazie ad una preparazione di ampio spettro che passi dai 50 metri ai 42 chilometri (… e 195) ma anche oltre.
Gli stimoli prodotti dalle distanze corte, corse con rapidità, provocano adattamenti e conseguenti aggiustamenti i cui benefici tornano utili all’atleta che vuole misurarsi nel mezzo fondo veloce, prolungato, o nell’endurance.
Allo stesso modo le distanze più lunghe intese come prove o semplicemente come corsa prolungata contribuiscono alla crescita e al completamento delle capacità organiche con una serie innumerevole di vantaggi che non dovrebbero essere sottovalutati.
Le prove corte, spesso demonizzate, soprattutto da molti maratoneti, consentono di migliorare le capacità contrattili del muscolo con adattamenti organici generali che costringono ad adattarsi per sforzo, fatica (diversa) e postura ad una condizione di stimolo.
E’ innegabile aldilà delle scuole di pensiero che una migliore elasticità ed una forza maggiore consentano di essere più efficienti prescindendo dalla distanza che si vuole preparare. Anche per i più convinti che i maratoneti debbano SOLO correre e TANTO, inserire le distanze corte inizialmente, magari come “pre affaticamento”, può dare ottimi risultati.
Correre per esempio 20 volte i 50 metri intermittenti, con 50 veloci e 50 facili dopo un adeguato riscaldamento e degli allunghi, consente di affrontare le ripetute lunghe per esempio dal 1000 e oltre aiutando a “spezzare” la ciclicità elastica e posturale della corsa prolungata, oltre ai già menzionati benefici organici in termini di efficienza muscolare ossigenazione e adattamenti emotivi.
Solo per considerare che anni fa se qualcuno avesse provato a dire che una maratona avrebbe potuto concludersi in volata sarebbe stato considerato un eretico.
Al pari, queste capacità per correre forte, dopo una corsa lunga prolungata, possono tornare buone non solo per atleti di alta qualificazione ma anche per chi vuole competere contro se stesso, con il proprio crono o solo per divertirsi correndo forte in un finale di gara considerata l’emblema della fatica.
Le prove corte magari anche corse in pista consentono di allenarsi in un contesto diverso che non sia la strada o il parco e possono anche essere inserite, volendo, in una programmazione che contempli i periodi di compensazione dove abbassando i volumi si possono tenere mediamente alte le intensità anche se per breve durata consentendo di avere un buon recupero con adeguati stimoli diversi.
Di contro, può capitare di sentire un mezzo fondista anche di alta qualificazione che dica “oggi farò un lungo” e alla domanda di quanto? risponda 5/6 chilometri. Nel consigliare banalizzando sistemi e metodi di allenamento si rischia di commettere l’errore di non considerare talmente e tante variabili che soggettivamente devono adattare gli stimoli, ma provare a correre tutte le distanze oltre a prevenire infortuni consente di essere più forte sempre comunque.
Nel diario di allenamento di ogni atleta dovrebbero essere presenti i personali dal 100 alle distanze classiche intermedie e prolungate per avere riferimenti su cosa e come migliorare trovando sempre e comunque elementi di confronto e di nuove e rinnovate ambizioni.
Massimo Fucili
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Massimo Fucili
- Tecnico Nazionale Allenatore di Atletica Leggera – FIDAL Federazione Italiana di Atletica Leggera
- Tecnico Nazionale di Atletica Leggera – CIP Comitato Italiano Paralimpico ora FISDIR Brevetto numero B2335
- Tecnico Nazionale Allenatore Specialista Lunga Distanza FITRI – Federazione Italiana Triathlon
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- Laurea in Sport Management, European School of Economics/Nottingham Trent University
2003 Villa Le Pianore – Lucca