Lezione n. 28: pronti per l’amore?

28 km e lui è ancora li…

mi corre accanto e ogni tanto mi chiede se va tutto bene…

tutto è iniziato allo sparo del via…

dopo pochi km dalla partenza, mi affianco a lui e mi accorgo che abbiamo lo stesso ritmo.

Con discrezione decido che può essere il mio pacer personale e rimango nei paraggi.

Ma la mia ricerca di anonimato e invisibilità da supereroe, va presto a farsi benedire perché lui, quasi alla soglia del 7° km, si accorge della mia esistenza.

Mi sorride e nonostante la concentrazione sull’obiettivo “finire la maratona”, riesce a farmi trascorrere i successivi 3 kilometri in una sorta di salutare oblio.

Con una naturalezza inaspettata intavoliamo una conversazione da salotto, degna di un primo appuntamento, avulsa dal contesto podistico … o forse no …

Domande semplici sulla corsa e non, inframmezzate da brevi e fugaci occhiate,  da uno spugnaggio, e dalla sorpresa di essere ancora l’uno accanto all’altro dopo il km 10.

La gara si è ormai diluita in un serpente lunghissimo e  in quelle provvisorie distanze dai diversi gruppi che si verificano senza un perché, un’intimità involontaria ci sorprende.

Siamo soli, in un passo a due da 5.30 a km, costante, come ciò che nella sua ineluttabile essenza, è caparbio e invincibile e che, chissà, potrebbe avere la durata di una vita intera.

I nostri cuori battono di speranza, perché la dichiarazione “sono single” è stata pronunciata ad una curva del 15° km e, con il serbatoio ancora pieno, ci muoviamo leggeri verso un traguardo che adesso, ha più significati di quanto sperassimo.

Vieni qui, mi dice mentre mi tira a se per farmi evitare un’enorme pozzanghera. Il suo braccio mi cinge la vita per qualche secondo. Mi lascia andare nella necessità della corsa, in un contatto che scivola lungo il fianco per stringere la mia mano e lasciarla subito dopo, mentre mi giro a guardarlo.

Con un cenno del capo mi invita a proseguire di poco davanti a lui, suscitando in me la meravigliosa e tanto desiderata sensazione di essere protetta, al sicuro, di aver ben riposto quella fiducia in me stessa che mi ha spronato a correre la prima maratona.

Una fiducia che vedo riflessa negli occhi di un compagno che, forse non a caso è un runner come me, finalmente traduce l’esatta visione di ciò che sono, spazzando via ogni dubbio, ogni incertezza, ogni accenno di disistima che ancora si affaccia a minacciare la mia integrità.

28 km e lui è ancora li… perché l’amore è riconoscersi e quando capita, non ci si lascia più

Il passo è sempre costante, fiato ce n’è: arriviamo insieme, mi chiede.

Non vedo cosa possa impedircelo, gli rispondo.

Con la fantasia e l’augurio che l’amore ci trovi, buone corse.

Chiara Agata Scardaci