Georgia Ioanna, per mandare indietro il legame con Cristiano, si concentra sulla ricerca di Irene. Senza sapere che è a due passi…
Mai più una racchetta in mano.
Mai più una rete a dividere e a volerla valicare.
Correre per non esser fissa, correre per cambiare, per mutare prospettiva e piano, e la direzione la direzione la direzione. Opposta al tremore, alle gambe che cedono, al cadere e al tuffarsi. Rimaner dritti, piuttosto, interi, rigidi e chiusi.
Distrarsi per campare, distrarsi per non pensare al senso della distanza oltreché a quello della decisione. Allo strazio della separatezza. Tuffarsi nei rapporti già codificati, già disallestiti con successo, quieti, non nocivi, tangenziali, sfioranti e mai perforanti. Tomaso non è mai stato perforante e voglio aiutarlo.
Cercare Irene Piovene.
Cominciare dal web come si inizia una ricerca scolastica votata al copiaincolla.
Laureata in architettura.
Udine, studio tecnico, studio professionale, Roma.
Udine e Roma che tornano spesso nei link.
Trova gli stessi indizi di cui le ha parlato Tomaso, le piccole creazioni, qualche foto delle stesse, tutto molto lontano nel tempo e nello stile, pagine che non funzionano, file non trovati, aggiornamenti vetusti.
Un blog similcattolico in cui una suora finlandese racconta la sua storia:
Irene aveva quasi trent’anni quando stava per sposarsi. La sua personalità è talmente privata, di una riservatezza assoluta che è quasi un violare un mistero condividere la sua esperienza e per questo darò informazioni parziali, quel che basta per far capire che la sua testimonianza può essere un valido aiuto per chiunque non riesca ad elaborare una distanza. Per chiunque, anzitutto, non crede che la fede possa essere un’uscita davvero. Per chi è talmente indefinito, nei contorni e nella direzione, da non farsi prendere per mano da Dio, nemmeno quando le mani chiedono qualcosa per il troppo dolore che arriva. Che arriva senza chiedere permesso. A due giorni dal matrimonio, Irene ha perso il suo promesso sposo. Ad una rotatoria.
Georgia si ferma e pensa che meno male che sembra di violare un mistero. Rabbrividisce per la vicenda e per lo stile scarso del racconto, del finalizzare tanto dolore umano a qualcosa d’altro, per un principio, forzando le cose, i segni, il destino, il percorso di questa ragazza. C’è anche una foto, di lei con i capelli legati, sfocata, un profilo sfocato, vicino ad un quadro. Sembra uno studio di architettura, un interno studiato, anche la luce è studiata, la lampada grigia accanto a lei, il maglione bianco di lei, che tutto è meno che studiata.
Irene sul web sembra subito a Georgia una costruzione. Non una verità. Una rappresentazione. Nessuna iscrizione su nessun social.
Ci cerca subito dei paralleli con lei.
La lei di adesso, la lei che sta per bloccare Cristiano, la lei che ha fatto tradire Cristiano e il suo matrimonio, vi trova il rigore vigoroso che la anima ogni volta che scende dal letto della notte. Si chiede in quante persone abbia trovato tracce dello stesso rigore. E deve ammettere che forse Tomaso ce l’ha. Si affaccia su piazzetta Duse, la piccola rotatoria sotto di lei, due macchine vicinissime e il pensiero che su una di quelle potrebbe esserci il promesso sposo di Irene, per sempre promesso e mai sposo.
Torna poi a scrutare quel che si vede del volto di Irene, invidiosa della sua purezza che sembra intaccabile e distante da un evento così brutto al centro della sua vita. La purezza di Irene una cosa, la biografia un’altra. Comincia, Georgia Joanna, a far congetture sulla voce, sul modo di muover la bocca quando parla o quando mastica, sul passo.
Elvio Calderoni