Vite 2.0

Il suo telefono è muto, non ha notifiche in blocco schermo. Ogni sera in ascensore, per il tempo di 3 piani, effettua una bonifica di ogni traccia: immagini, chiamate recenti, messaggi. Non se ne separa e non lo lascia mai in giro, lo schermo è rivolto sempre verso il basso. Quando viaggia pulisce ogni registro, voce e dati, ha la convinzione che se dovesse succedergli qualche cosa altri potrebbero accedere al suo archivio. I contatti sono registrati secondo lo schema aziendale di prodotti e fatture a cui collega città e persone, in fine alcuni nomi al femminile sono al maschile e viceversa. Tutte le volte che lo chiamano non risponde, non impostando la suoneria, è costretto a richiamare sempre e a giustificarsi ogni volta.

Durante il giorno controlla lo schermo continuamente, quando lo tiene in tasca solo con la vibrazione ha la sensazione di ricevere avvisi che poi non sono reali. Non ha installato alcun gioco o svago grammaticale, per non avere nipoti e figli di amici che ne pretendano l’uso quale passa tempo. All’occorrenza blocca la trasmissione dati, così, un telefono da 800 euro, diventa un cellulare del 1999, in sostanza è obbligato a tornare indietro nel tempo per combattere le insicurezze che la tecnologia del futuro gli impone.

Non ha localizzazione, non ha l’ultimo accesso in chat, usa poco i programmi di messaggeria e spesso preferisce i vecchi sms. Cancella le chat non di gruppo in whatsapp e la cartella immagini eliminate è depurata quotidianamente. Tra le sue app ha delle cartelle criptate per l’archiviazione dati e cambia una volta al mese il codice di accesso. Il basso livello di luminosità dello schermo non disturba e la mancanza di anteprime tanto meno. Le nuove applicazioni senza cronologie delle conversazioni completano il quadro della sicurezza che si è costruito ma sotto al quale rischia di rimanervi schiacciato.

Non mi scrivere domani mattina, devo passare dei file al computer e non voglio che ci siano interferenze. STOP

E’ la parola che blocca tutto: tempi, modi e spazi. Un codice non scritto, tramandato a voce da più di due anni, sanno che è la sola misura per la loro serenità. Solo dopo l’invio di un messaggio senza testo i canali saranno aperti e puliti e la comunicazione potrà riprendere secondo il loro schema. Oggi non ci saranno distrazioni, si potranno sentire senza fatica, i viaggi di lavoro hanno come aspetto positivo la pace dei rapporti fuori casa. Seppur lontani e affannati potranno continuare a condividere ogni sensazione o a volte anche un silenzio costruttivo.

Partire e condividere il dove, una smania che ha preso piede, molti non si limitano a dire in quale luogo si trovano ma pretendono che sia condiviso elettronicamente. Per ogni smania c’è una cura e le app per i fake place ormai sono una certezza. Imposti la località ti ci registri come se fossi in quell’angolo del mondo.
I tempi di quando avevi in tasca solo un telefono, le comunicazioni erano bilaterali e ognuna aveva il suo tempo. Non si intrecciavano, non potevi confonderti, un messaggio e la sua riposta, punto. Pulivi tutto con due click e tornavi al tuo posto, sereno, almeno un po’.

Come si viveva ancora prima? Un bar, un luogo di lavoro, una zona neutra dove vedersi. Vite a tratti senza nome che volevano essere invisibili, in attesa di un segnale, senza chiamate, senza parole scritte, figlie di silenzi che facevano meno male di mille messaggi. Potevi pensare di più e meglio, il tempo era dilatato e a volte alleato. Un cuore lontano da occhi elettronici che non recriminava come adesso. Attese lunghe mesi e speranze quotidiane, che si placavano con poco, un film, un libro. Ogni cosa ti metteva a confronto con situazioni che facevi tue e che vivevi da solo, pause con segnali laddove capivi a che punto del viaggio fossi, se già solo oppure no. Fai dei confronti tra vite sospese, lontane negli anni, con mezzi diversi ma che nutrono tutte un sentimento a tratti orfano e debole.

Non ce la faccio a passare, domani mattina verrò io da te.

Una scacchiera con pedine e riquadri, un colore per ogni vita, bianca e nera. Loro due sono la parte scura delle giornate, dove si alternano movimenti in una strategia necessaria, per non essere scoperti, per non far crollare tutto. Oltre ai piani di azione già vincolanti, ci sono i rigurgiti di pretese fisiologiche, segno di una volubilità che non si placa. Un bisogno di voler essere il bianco della loro vita.

Dopo oltre 3 anni insieme e molti di più alle spalle, ognuno è consapevole di non avere altre possibilità. Vivono la loro storia facendo attenzione a tutto. Una comunicazione aperta e senza equivoci può sciogliere ogni freddezza, dimostrare quanto resta sul piatto della bilancia, far capire che il manufatto ottenuto è ancora nutriente e non scadrà per molto tempo. E’ quanto hanno costruito: un rapporto maturo e solo a tratti debole. Mani sapienti lo hanno forgiato, pensieri di creatori che hanno messo insieme le materie prime, usato la loro esperienza per andare oltre gli errori del passato e messo in pratica gli anni trascorsi costruendo e smontando tutto ogni volta.

Dove sei e con chi?

Domande che non hanno nulla di concreto se non il bisogno di possesso, di un ruggito ammutolito e che avrebbe sfogo solo dopo aver marcato il proprio recinto. Rivendicare un posto che è in una esclusiva formale di altri e che te difendi senza dare spazio a null’altro. Ti limiti a vivere sul bordo senza cadere. Sei intoccabile e nessuno si avvicina. Hanno deciso di non essere preda di nessuno, si sono isolati per dimostrare che si danno tutto ciò di cui hanno bisogno. Non vogliono altre ingerenze, codice comportamentale accolto da entrambi e che spenge ogni paura. Non saremo mai di nessuno e di fato così “saremo solo nostri”.

Non ti prendi una vacanza, non ci sono gesti eclatanti, una vita sotto traccia ti può far vivere sopra le linee e vedere tutto più chiaro. In un giorno di viaggi e spostamenti, con pochi contatti tra loro. Ti senti distante, ti tiene a volte distante, nella sua gestione del dolore che la fa sentire più viva, e te percepisci il tutto come se ti stesse mancando di rispetto. Si ferma alle sue insicurezze, senza ragionamento, non costruisce, inutili pretese e ritiene utile solo ciò che è utile a lei. Capricci di una vita, la sua, vissuta senza una linea di fondo, sempre al limite e senza un cordone di sicurezza.

Come pensi che io possa non sentire il tuo dolore? Mi fai così arida?

Lo scontro è stato aspro, momenti da cui non ottengono molto. I momenti in cui posso parlare a volte si consumano dietro conversazioni in cui si corrodono all’istante. Lui ha messo davanti ragioni stabili e insindacabili. È rimasto forte e sicuro. Capisce che in tal modo potrà essere ogni volta il fulcro da cui si potranno risollevare azionando le comunicazioni che hanno maturato da sempre.

Una chiamata dura senza alcuna visione d’insieme, tutti e due sulle loro posizioni. Sanno bene che non sono in grado di gestire le distanze, i distacchi. Non hanno mai più parlato con altre figure, nessuno sa della dolo vita nell’ombra, si sono elevati a custodi di un amore a tratti ossessivo, a momenti asfissiante ma lo hanno deciso in due. Si sono attesi da una vita adesso che ci sono non si lasceranno andare più via, costi quel che costi. Come due missionari si sentono di aver raggiunto la redenzione di una terra.

Il telefono è silenzioso da oltre due mesi, non ci sono più segnali, concreti e celati. Si sta depurando. La fine di un vita senza amore passa anche da qui. Quando esce si dimentica di prenderlo, lei sa sempre dove lui si trova, a volte usano passare la giornata con il telefono dell’altro e vedere che effetto fa a chi li segue. Nessuno li capisce, non si spiegano che bisogno hanno di nutrirsi in tal modo. Il loro è vivere al limite di tutto e solo in due si rimettono al centro di ogni scena. Gli amici lo accusano di non farsi sentire ma lui ha deciso che adesso vuole solo farsi vedere.

Ha tolto ogni blocco, mentale ed elettronico. Ha capito che si sono liberati di tutto, vivono, finalmente, una vita sotto la luce del sole, lontani da ombre insicure. È stato un percorso durissimo, la separazione, le carte e le fatiche reciproche. Ha tagliato un pezzo dei rapporti, ne ha ricuciti altri, necessari, importanti. I telefoni sono sul tavolo, silenziosi e scarichi. Loro due sono in strada parlano e si nutrono, si agitano come le foglie cadute a terra. Spaccato di esistenze senza visioni. Schermi da cui tutto era distorto, confuso, incompleto e adesso sono spenti, per sempre.

 

Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso