Viaggio fino in Patagonia… “Close To Eternity”

La storia che abbiamo deciso di raccontarvi è quella di un’avventura lunga sette anni, che vede, una coppia che ha deciso di fare del viaggio la loro vita.

Diana e Marco sono da sempre appassionati di viaggi.

Diana un bel giorno prende una decisione, una di quelle che tutti noi, più o meno, abbiamo almeno per una volta sognato di fare:

mollare tutto e partire.

Le emozioni che il viaggiare regala le scopre a 19 anni quando compie il primo viaggio in solitaria.

Sin da subito decide che la meta da raggiungere non ha una esatta collocazione geografica, perché Diana è cittadina del mondo.

Così Diana Barbieri da Buscoldo di Curtatone in provincia di Mantova, diplomata perito aziendale e corrispondente in lingue estere, per sette anni lavora duramente come impiegata di giorno e come cameriera la sera.

In quegli anni cerca di risparmiare il più possibile.

Non ha intenzione di farsi una vita in vacanza, piuttosto di amare e rispettare ancora di più la sua vita:

“Non decisi di fare una vita in vacanza, ma di farmi una Vita”.

Diana parte. Visita l’intera Europa in auto e treno, i Balcani e la Turchia in autostop, l’Asia, da Mosca all’Indonesia, con zaino in spalla.

Per risparmiare utilizza sempre mezzi locali, senza mai prendere un aereo vivendo ancora più da vicino le vite dei nativi del territorio che la ospita.

I soldi finiscono e lei, che è sempre stata una ragazza indipendente e autonoma anche economicamente, non può e non vuole contare sull’aiuto dei genitori pensionati.

Diana mentre viaggia lavora. Vive per due anni e mezzo tra Nuova Zelanda e Australia dove frequenta un corso di bartender che le consentirà di lavorare per due dei più famosi bar di Sydney.

“In Australia c’è questa cosa bellissima che fino all’età di 31 anni puoi avere un working holiday visa, un visto di un anno, rinnovabile a due, rivolto proprio ai giovani che permette di restare e lavorare nel continente in modo del tutto legale”

Un lavoro stagionale ma ben pagato che le consentirà di risparmiare del denaro per fare un altro viaggio. Diana viaggerà così per i primi 5 anni, con brevissime soste in Italia:

“giusto per ricaricare le pile, salutare gli amici, gli affetti e programmare il prossimo viaggio”.

Diana e Marco si conoscono in Italia ma capiscono subito che la loro e’ una storia di viaggi.

Così progettano subito il loro primo viaggio insieme in Asia.

Prima però decidono di trasferirsi per sei mesi a Ibiza dove la stagione è molto lunga e il lavoro si trova facilmente oltre ad essere ben pagato. Ma l’idea resta sulla carta.

Da qui hanno chiara la visione del loro progetto di vita e per farlo “viaggiare” serve benzina.

Due anni fa un volo li porta a Miami dove acquistano un van, uno di quei furgoni americani finestrati con cambio automatico, trazione posteriore e un’infinità di cilindri.

Lo trasformano in un camper grazie all’abilità di Marco, un vero tuttofare, lavorandoci con le proprie forze e dotandolo di tutto il necessario per affrontare un lunghissimo viaggio. Lo chiamano Vanto ed è il terzo protagonista di questa fetta di vita:

Vanto è casa, rifugio, protezione. Vanto è l’abitar viaggiando.

Marco e Diana e il loro Vanto sullo sfondo

Diana e Marco partono dalla Florida e viaggiano in lungo e largo per gli States raggiungendo il punto più estremo a nord dell’Alaska che porta il nome di Prudhoe Bay e da lì iniziano la discesa verso sud lungo la costa occidentale del continente e fino all’Antartico.

Da polo a polo lungo un continente così diverso per raggiungere “USHUAIA”,  la fine del mondo nella Patagoni Argentina.

Nel frattempo i social sono entrati nelle nostre vite come pure quelle di Diana e Marco annullando le distanze.

Ogni giorno la loro pagina facebook, Close to Eternity, regala una piccola storia, un’avventura, delle fotografie meravigliose e sempre forti emozioni.

Sono seguitissimi, vengono intervistati da ogni parte del mondo.

La loro storia letteralmente spacca ed è raccontata con parole semplici, arricchita con foto e video e in molti si ritrovano a sognare di vivere la loro differente quotidianità.

Chi non vorrebbe chiamarsi Marco, incontrare Diana, mollare tutto e partire?

Gestire i canali social diventa anche l’attuale forma di mantenersi viaggiando. Diana mi dice che riescono ad avere anche un minimo di ritorno economico dalle visualizzazioni.

Ma delle volte la vita regala anche delle disavventure più o meno gravi come quando al povero Vanto in Bolivia si rompe il cambio automatico.

Diana e Marco non si perdono d’animo. Trovano rifugio nell’officina di un meccanico locale e cominciano a cercare i pezzi di ricambio in giro per il mondo.

Arrivano dopo molti giorni dagli States e sono costosissimi. L’opera di smontaggio e rimontaggio viene interamente eseguita da Marco con l’aiuto di Diana e di turisti di passaggio.

Contemporaneamente dall’altra parte dell’Atlantico parte uno spontaneo crowfounding perché la spesa è ingente ed è bellissimo vedere i loro 10000 followers dimostrargli affetto con un piccolo contributo.

Finalmente dopo oltre un mese Vanto riparte e raggiungono USHUAIA.

Il resto è attualità: lockdown.

Di ritorno da USHUAIA scoppia l’emergenza Coronavirus. Sono in Patagonia e cercano di raggiungere l’abitazione di una coppia di amici un po’ più a nord ma la situazione è precipitosa, scoppia la pandemia mondiale e si susseguono notizie sempre più allarmanti.

Si fermano a dormire vicino una stazione di Polizia, cercano sicurezza, si fanno vedere e cercano approvazione nella loro decisione. La Polizia asseconda anche loro non sanno cosa fare.

Svegliati nella notte, la Polizia bussa al loro Van.

Senza poter stare a discutere se fosse quello o meno il momento migliore della giornata, vengono identificati e il giorno dopo invitati a seguirli in ospedale per stabilire le loro condizioni di salute.

Stessa sorte per una coppia di backpackers americani molto giovani, che tremano dallo spavento.

Gli hotel sono chiusi, i voli bloccati e non c’è possibilità di usufruire ne di alloggio e ne di spostarsi. La popolazione locale è molto impaurita dalla presenza di stranieri e denunciano continuamente alle autorità la loro presenza.

Quando il responso medico dirà che sono in ottima salute gli viene fornita una certificazione che lo attesta, ciò malgrado, sono invitati ad allontanarsi al più presto dalla città.

Cosa che però non è possibile fare. Vige il divieto di circolazione. Non sapranno più quale sia stato il destino di quei ragazzi americani.

Il divieto vale per tutto il paese, un paese grande come nove volte l’Italia.

E’ molto rigido il clima in Argentina, un paese sempre più povero e impoverito e che al Covid 19 ha risposto con l’unica difesa che poteva permettersi per non finire definitivamente in ginocchio: chiudere tutto, pur con soli 100 contagi in tutto il Paese all’epoca del lockdown.

Non c’è la protezione civile, non c’è l’Europa, non ci sono piani di rientro, le casse integrazioni, gli aiuti, i fondi di salvaguardia e i discorsi alla nazione.

Un foglio di via senza poter andar via.

Marco e Diana sono bloccati da circa 60 giorni a Trelew, una piccola cittadina, della Patagonia e posti in isolamento dalle autorità locali presso un campo sportivo lontano dalla città e dai servizi ma che gli fornisce il minimo essenziale per sopravvivere: Acqua potabile ma gelata.

“Dal 20 Marzo l’Argentina ha una quarantena che è stata definita tra le più strette al mondo ed è indiscutibilmente la morsa più feroce del Sud America.

E’ iniziata il 20 marzo, ed è stata subito TOTALE.”

Così iniziava il testo del post pubblicato sul loro profilo Facebook il 28 Aprile quando, già da molti giorni, Diana e Marco avevano dovuto interrompere il loro viaggio e porsi in isolamento.

Qui zone rosse o gialle non sono mai esistite. Di colpo, in un giorno, l’intera nazione si è congelata.”

Diana e Marco non possono ancora allontanarsi dal campo e possono recarsi a fare la spesa ogni 14 giorni scortati dalla Polizia.

Il racconto di quei giorni è da leggere perché spiega cosa sta accadendo in un paese infinitamente diverso dal nostro, narrato con gli occhi e i sentimenti del viaggiatore che sa viaggiare rispettando il paese che lo ospita e diventandone parte integrante, anche nel dolore.

Diana e Marco sono stati recentemente intervistati da una Tv italiana. Potete vedere la replica della puntata qui.

Forse capiremo tutti un giorno quanto sia breve il nostro passaggio su questa Terra e quanto questo assomigli ad un viaggio dove l’unica regola è tornare migliore da come si è partiti avendo viaggiato nel rispetto dei luoghi che ti hanno ospitato.

La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte (Umar Khayyām)

Marcello Perotta

Se volete seguire Diana e Marco li trovate su:

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facebook.com/closetoeternity