Valentino Rossi, l’uomo e il campione raccontato da chi gli vuole bene

Federica Gravante e Valentino Rossi al padock
Federica Gravante e Valentino Rossi

Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo mi sono subito chiesta: “e mo da dove comincio?”

“Dall’inizio. Solo da li si può iniziare!”

Valentino Rossi ha iniziato a correre quando io avevo appena 10 anni. Finivo la quarta elementare e lui esordiva nella classe 125.

Era già un fuoriclasse e vince il suo primo mondiale nel 1997.

Ma io non lo seguivo. Non sapevo nemmeno chi fosse. Le prime foto di Valentino iniziarono a girare in casa mia nel 2000, per “colpa” di mio fratello, appena 10enne, che adorava le moto e soprattutto lui, quel ragazzino con i capelli a caschetto, con l’accento romagnolo, che vinceva sempre e faceva il matto sul podio.

Aveva una sua foto sul comodino, come se fosse un santino. Ogni domenica le sue scenette riempivano le pagine di giornali e TV, si divertiva a vincere e faceva divertire anche noi.

Nel 2008 vado a vedere il mio primo GP, al Mugello.
Scopro un mondo folle, fatto di cori, colori, motori, rumori.
Un mondo di tifosi di diversi piloti, che festeggiano tutti insieme con fiumi di birra e fumogeni colorati.

Nel 2008 Valentino Rossi ha vinto per l’ultima volta sul circuito del Mugello, nel GP d’Italia – Getty Immagine

Un mondo prevalentemente giallo, che tifava e amava Valentino Rossi.

Ne aveva già vinti 8 di mondiali ormai, ed era un idolo.

Resto estasiata da quell’esperienza, tanto diversa dal seguire un GP da casa e, osservando i camion dei vari team tutti in fila nel paddock, chiedo alla mia compagna di trasferte (nonché Migliore amica): “come si fa ad entrare li?”
“Eh, è impossibile. Ci vogliono i pass e non si possono comprare, bisogna trovare qualcuno addetto ai lavori che te li da!”

Nel 2009 il mio primo paddock.
Sembravo Alice nel paese delle meraviglie. L’emozione di vedere Valentino dal vivo era tanta, troppa. “Si sarebbe confermato il Valentino che ho sempre visto in TV, gentile e divertente? O mi avrebbe deluso?”

Era molto di più.

Quando si guarda un campione in TV, si ha il filtro delle telecamere, dove spesso ci si mostra per quello che si vuol far vedere e non per quello che si è davvero.
Ma per essere sulla cresta dell’onda per 26 anni non si può fingere, non durerebbe così a lungo.

E Valentino è così, un po’ Peter Pan e un pò fuoriclasse, un po’ ragazzino e un po’ maniaco della precisione.

E’ quello che traduce l’inglese dall’italiano in un modo tutto suo, ma che quando abbassa la visiera non esiste altro per lui. E’ il suo mondo quello.

Da quel 2009 capì una volta per tutte che Valentino è così come si vede, senza maschere né finzioni.

E’ un giocherellone, sorride e fa battute a tutti, anche a chi come me lo vede una volta all’anno in qualche paddock all’estero.

Ma quando c’è da lavorare fa sul serio. Guarda e riguarda le gare tante volte con il suo team, per analizzare ogni dettaglio, per capire le cose fatte bene e quelle da migliorare.

Impressionante il lavoro che c’è dietro.

Da quando ho iniziato a seguirlo in giro per il mondo di mondiali ne ha vinto “solo” un altro, ma la voglia di divertirsi e di vincere non l’ha mai persa.

Penso che sia proprio quello il segreto più vincente: il perché lo fa.

Valentino Rossi non ha mai corso per soldi, per fama o per far felice qualcuno (magari i suoi genitori).

Ha sempre corso perché ama le corse, ama la sua moto e non ha mai immaginato la sua vita diversa da quella che è. Si diverte tantissimo ad andare in moto e “gli dà gusto” (come dice sempre lui) fare bagarre con gli altri piloti.

Non farebbe nient’altro se non correre in moto e da 26 anni lo fa appassionando tutto il mondo.

E’ nato vincente e la vita l’ha ripagato per ciò che ha fatto con passione.

Di piloti forti nella storia ce ne sono stati tanti, ma in tutti questi anni di viaggi ho sempre visto folle di persone attendere davanti il box di Valentino, e mai davanti a quelli di Lorenzo, Marquez, Pedrosa o che ne so.

In Italia, in Malesia, in Portogallo, in Germania, in Olanda, in Qatar, in Texas (i gran premi che hp seguito all’estero) , il colore prevalente era il giallo, e tutti urlavano solo per Valentino Rossi.

E lui, grato e orgoglioso di tutto questo seguito, ha sempre rispettato e onorato i suoi tifosi, dedicandogli del tempo per qualche autografo, qualche foto, un sorriso (a volte anche la foto giusta scattando lui il selfie) .

SEMPRE, e davvero, sempre, lui trova il tempo per uscire dalla sua folla gialla e dedicargli un po’ di tempo. E credetemi che in pochi lo fanno.

Circondato dai suoi amici non si è mai montato la testa, e dopo un periodo di vita a Londra è tornato nella sua piccola Tavullia, nell’entroterra marchigiano, al confine con la Romagna, a godersi i suoi amici e le sue moto.

Si è costruito il Ranch per allenarsi, ha reso la piccola Tavullia come un luogo di “pellegrinaggio” e ha dato lavoro a tantissime persone con le molteplici attività che vi ha creato.

Una volta l’ho incontrato in discoteca, a Riccione. Era li, al suo tavolo riservato con gli amici e la fidanzata (all’epoca si erano fidanzati da poco). Lei in super tiro, con vestitino di paillettes, tacchi vertiginosi e piega appena fatta. Lui con i pantaloncini, la t-shirt e il berretto. Che ridere.

Vale è così, dentro e fuori le piste. Con naturalezza.
Ha sempre tenuto tanto alla vita privata e non ha mai vissuto di eccessi. Vive per la moto e la moto per lui.

Si è sempre saputo circondare delle persone giuste, e se qualche volta qualcuno non credeva abbastanza in lui, si è sempre preso la responsabilità di cambiare, anche quando tutti pensavano fosse “matto”. E anche quel pizzico di follia l’ha portato ad essere il campione che è.

Una delle cose più straordinarie che secondo me Valentino ha fatto è stato creare la Rider Academy nel 2013.

Valentino Rossi con i ragazzi della Rider Academy.

Valentino ha iniziato a guardare oltre se stesso e ha voluto mettere a disposizione di molti ragazzi il suo talento (e non solo).

Ha creato un vero e proprio progetto destinato a far emergere le giovani promesse del motociclismo Italiano.

Il mondo delle moto è un mondo complesso.

Moltissimi piloti, per correre nel motomondiale, pagano per farlo. I costi di un team sono elevati e non tutti hanno abbastanza sponsor per potersi permettere di stipendiare un pilota.

Così, molti piloti talentuosi, dovevano rinunciare a correre solo perchè non potevano permettersi di pagare le spese che un mondiale comporta.

Ma Valentino crea la VR46 Rider Academy, totalmente gratuita, dove, i piloti da lui selezionati, possono crescere, imparare l’inglese, allenarsi con lui, prepararsi fisicamente e mentalmente, per arrivare sul tetto del mondo.

E in tutti questi pilotini che sono passati da li ora sono piloti forti della MotoGP.
Che orgoglio.

Nessuno aveva mai pensato a un progetto simile, motivo per cui per qualche anno non ci sono stati piloti italiani nelle varie classi del motomondiale.

Se dovessi immaginare la mia vita senza Valentino penso che sarebbe molto molto diversa da quella che vivo oggi.

Grazie a lui ho realizzato moltissimi miei sogni, ho coltivato passioni, ho scoperto nuovi posti e ho conosciuto persone, tantissime persone, alcune davvero straordinarie.

Valentino ha trascorso 26 anni, circa 2/3 della sua vita, in moto e non ha mai pensato di ritirarsi fino a 2 anni fa

Senza pensare mai a questo momento per ben 24 anni. Incredibile vero?

“Eh ma con tutti i soldi che ha lui. Se anche io fossi Valentino Rossi mi piacerebbe anche a me fare quella vita!”, mi sento dire spesso.

Per essere felici ci vuole coraggio” disse Karen Blixen.
Anche per essere Valentino Rossi, aggiungo io.

Sarà strana la mia vita adesso. Tra poche settimane finirà il motomondiale e il prossimo anno non ci sarà più il 46 in pista.

Niente più Mugello, Misano e trasferte folli per vederlo.

Forse non mi abituerò mai. Ma sono certa che sentiremo parlare ancora molto di lui… le passioni non finiscono mai, e nemmeno Valentino.

GRAZIE VALE.

 

Valentino e Federica