Un viaggio chiamato PASSATORE

Come di mia abitudine, quando faccio una corsa che mi lascia dentro qualcosa, mi piace buttare giù alcune righe per dare ordine alle emozioni ricevute

Così, partendo da circa un anno fa quando mi entrò dentro questo tarlo chiamato PASSATORE, sono arrivato ad oggi, giorno in cui cerco di rimettere in ordine fatiche ed emozioni.

Ebbene, fra 1000 timori e 1001 convinzioni, mi sono ritrovato in via dei Calzaiuoli , ma prima, passando davanti ad una chiesa, ho pensato di fare tappa, scoprendo che molti avevano avuto lo stesso pensiero.

Subito dopo mi ritrovo in mezzo ad altre 2700 persone con lo stesso mio pensiero:

”Arrivare a Faenza….”, in testa non c’era altro.

Sì, un sacco di timori, ma volevo un solo risultato, anche se per nulla scontato.

Partiamo con 32° per le strade di Firenze. Ai ristori ci si disseta e ci si bagna per il gran caldo, ma si riparte subito.

Come sempre mi isolo, ma non posso non ascoltare qualche storia di vita, che molta gente si racconta nelle prime salite della Fiesole.

Ogni uno con i suoi problemi ma li vedi li a lottare per il gusto personale di portare a termine un’impresa, alla quale solo loro sapranno dare significato.

Gestendo un po’ il percorso e senza strafare, perché a Faenza BISOGNA arrivare, raggiungo Borgo San Lorenzo, dove mi aspetta mia moglie, con la sacca del cambio maglia in spalla e come sempre pronta ad incitarmi.

Con lei l’Amico Luca, pronto a risalire la Colla in bici, per seguirmi nel percorso. Un grazie speciale a lui, sempre pronto a passarmi borracce e integrazione e a scambiare qualche battuta, cosi da distrarmi e non farmi sentire la fatica.

Al passaggio Maratona, veloce foto di rito, infilo l’antivento, luci notturne e riparto.

La Colla ormai è a 6km, quando 10 di salita sono già andati, ma arrivo lassù con il fastidio di una vescica al tallone.

Al tendone del cambio indumenti, evito di sostituire i calzini come avevo previsto e per paura di farmi condizionare nel vedere il piede, non li ho sostituiti….non lo so se era grande o piccola, infastidiva, ma non faceva male.

A pochi metri da me, c’erano i bus che riportavano giù quelli che si ritiravano e sarebbe stato un attimo dopo 7 ore perdere la testa e mollare, ma DEVO ARRIVARE A FAENZA.

Comincia la discesa, sembra una manna, mi lascio andare ma senza esagerare, in quella strada immersa nel bosco con un cielo stellato a farne da contorno.

Il centro di Marradi si avvicina, ormai sono a pochi metri dal rilevamento dei 65km, allineato con le mie previsioni di marcia, se non che, un bel signore che probabilmente attendeva qualche altro concorrente, mentre se ne stava parcheggiato lungo la strada ha ben pensato di controllare il cielo, aprendo la portiera.

Risultato?

Beccato in pieno con volo sull’asfalto (le luci le avevo..come fai a non vederle). Ricordo un gran bel “vaff….” e la faccia impietrita di quell’uomo (almeno scusa, me lo potevi chiedere).

Il volontario della Croce Rossa, mi tira su, vorrebbe portarmi in tenda per controlli, lo rassicuro “…E’ SOLO QUALCHE BOTTA”, e riparto…(non oso immaginare un ritiro per un motivo simile).

Ora la strada spiana, mi abbandona pure il Garmin, ma non mi abbandona mia Moglie che “stranamente” è sveglia e si fa sentire con una telefonata. Non c’è benzina migliore.

Le gambe pian piano diventano macigni e alterno corsa leggera a camminata . Più camminata che corsa, ma cerco di tenermi attivo per raggiungere dignitosamente la Piazza del Popolo.

Ogni 5 km i cartelli …ne mancano 2 e nel frattempo albeggia.

Sembra il sorgere di un sogno. Ultimo incitamento da mia moglie e Luca, che ritrovo nel percorso.

Li saluto, mi aspetteranno a Faenza.

Compare il cartello dei 5km, ora ne avrò uno ogni km….4…..3…..2….gli occhi cominciano a gonfiarsi, c’è umidità nell’aria.

Si entra nella piazza, vedo il gonfiabile e immancabilmente LEI.

Passo sotto all’arrivo, mi esce improvviso un urlo dalla gola…il sogno di un anno, portato a termine.

Gli altri la vedano come vogliono, ma ho avuto ragione. Ho fatto allenamenti a sensazione, quando potevo, se potevo e se avevo voglia, perché credo valga di più una corsa con voglia che un allenamento forzato.

Certo, magari avrei migliorato il tempo, ma per me contava arrivare, anche a costo di strisciare al 19.59.59.

Mi stringo in un abbraccio con mia moglie, la commozione c’è eccome.

Mi mette Lei, la prima medaglia al collo, la Sua, quella dei 100KM,

Lei sa quanto ci tenessi a questo traguardo. Lei mi ha messo la medaglia che non incorona solo 100KM, ma molto di più. (tutte le nostre lotte, vinte sempre senza mai mollare).

Non lo so se il prossimo anno ci riproverò (conoscendomi si) però questo PASSATORE, rimarrà dentro di me per sempre a dimostrazione che la volontà spesso supera la forza….e se vuoi, puoi!

Claudio Lucchese

Foto – il Passatore