Ruolo dei pacer in maratona, sono sempre utili?

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Pacer all'ultima NYCM - Grazie a Marco Mannucci per la foto e per aver corso la maratona come Pacer italiano

Quando sei in gara in una maratona, tutto quello che ti potrà essere di aiuto a tenere il tuo passo lo vorresti dalla tua parte.

Sai bene che la preparazione dei mesi precedenti e le condizioni fisiche, restano i cardini attorno, ai quali, gireranno le lancette del tuo cronometro mentale.

Per completare lo scenario si dovranno aggiungere: le condizioni climatiche e il tipo di percorso. Di fatto, se tutto è dalla tua parte, e stai correndo una gara con dei buoni ristori, regolari e abbondanti non ti servirà molto altro.

Quindi è bene seguire i pacer…?

Inizia così la nuova puntata del podcast Runation 451.

RUNATION451 copertina

Un dialogo a due voci, tra Marco Raffaelli e Simone Cellini, il runner e il coach sulla presenza dei Pacer in gara.

Correre in autonomia significa sviluppare una propria sensibilità al ritmo, facendo allenamenti con un tempo preciso, all’inizio può essere anche un po’ stressante, ma se interiorizzi il ritmo gara e soprattutto se sei in grado di capire, con un margine di errore minimo, che passo stai tenendo, farai la differenza.

“Lascio libertà ovviamente ai miei runner – commenta Simone Cellini – Partiamo da una premessa, chi fa il pacer non lo fa di mestiere. Alcuni hanno grande esperienza, ma ovviamente vengono coinvolti tanti runner che partecipano come pacer. Sicuramente vanno ringraziati perché provano a dare una mano”

L’analisi è figlia di tante gare corse e preparate per finirle bene e con la nuova puntata stiamo anche dalla parte di chi corre da solo.

Di coloro che giungono al traguardo senza distrazioni, facendo mentalmente forza solo su loro stessi.

Quando sei sul percorso di una maratona, ti crei dei punti di riferimento personali, basati spesso sulla tua esperienza se sei un runner evoluto o del tipo di tracciato se sei alle prime armi.  Mentalmente ti crei dei traguardi intermedi, come i ristori, le zone della città, e ovviamente, in primis, la tua energia a disposizione.

Il problema con i pacer è a volte di natura psicologica e nasce quando ti vedi passare accanto e poi superare dai gruppi di atleti a loro seguito. Nasce una faida con te stesso, entri nell’ottica di non aver fatto il tuo dovere, da cui il crollo.

A volte capita che siano i pacer stessi non in grado di saper portare un gruppo, tenendo il ritmo giusto, costante, motivandolo, mantenendo la lucidità.

Per fare il pacer serve esperienza, serve gran allenamento (devi essere capace di correre molto più veloce del ritmo che terrai sulla stessa distanza), allo stesso tempo se sei abituato a correre più veloce, non devi farti prendere dal timore di non rispettare il tempo scritto sul tuo palloncino.

Spesso, per questa paura, considerando i ristori, i pacer partono troppo forte, anche se sono un gruppo si fanno prendere.

Ma dall’altra parte i pacer possono dare sicurezza, soprattutto al runner non troppo esperto e per questo vanno ringraziati, allo stesso tempo un runner che decide di seguirli, di restare lucido e accorgersi che se il ritmo è molto più veloce del ritmo gara a cui si è allenati, di ringraziare e lasciarli andare, cercando comunque di non restare solo, la forza del gruppo aiuta.

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