Roma sta tornando a correre, ma a che prezzo?

I costi fissi che in questi mesi un organizzatore deve sostenere, per una gara in una città come Roma, rendono impossibile dar vita a eventi per come li abbiamo pensati fino a oggi.

Alcune manifestazioni che avremo tra ottobre e novembre rischiano di avere un costo del pettorale fuori mercato.

Ultimo esempio è la Corsa dei Santi, una delle gare con il percorso più bello del mondo.

Dieci chilometri che impegnano il cuore di Roma, un percorso impegnativo dal punto di vista logistico, tanti incroci e strade da presidiare.

Basti pensare che 20.000 euro è il costo del servizio dei vigili urbani e ovviamente non è il solo.

Le attuali condizioni di mercato hanno portato il prezzo della competitiva a 25 euro, sollevando molti malumori tra i runner romani.

La bellissima Corsa dei Santi è una gara che all’ultima edizione 2019 ha fatto 6000 arrivati su via della Conciliazione, quest’anno si è trovata costretta, per il contenimento della variante del Covid19, ad accettare un numero massimo di 3000 iscritti, garantendo lo stesso percorso delle precedenti edizioni.

Nel frattempo tutto è diventato più difficile, e il costo maggiorato della macchina organizzativa, con la metà degli iscritti potenziali, si sta scaricando su noi atleti.

Sponsor privati, anche non sportivi, avevano lasciato il mercato già prima della crisi dovuta al Covid, sperare che brand di settore diano una spinta per tornare a correre come un tempo è un miraggio.

D’altro canto Roma è difficile in tutto, non ci sono ambiti sociali, politici, economici in cui prendere una decisione possa seguire una linea retta.

Con un impegno di tutte le parti, noi podisti per primi, possiamo fare la differenza.
In una fase d’emergenza, anche le leggi ed i comportamenti dovrebbero essere conseguenti.

Organizzare le gare in questo contesto con le stesse regole del pre covid è pressoché impossibile.

Le istituzioni dovrebbero comprendere che se non ci sono servizi essenziali, come la Polizia municipale, le transenne, la protezione civile, in parte a carico delle amministrazioni, sarà difficile organizzare eventi con costi degli anni passati.

Quindi, se non vogliamo far morire questo settore, servono delle scelte amministrative che permettano agli organizzatori di ricominciare la loro attività, in sicurezza, nel rispetto delle norme, ma al contempo, che permettano un equilibrio economico degli eventi.

Vogliamo credere che dopo quasi 18 mesi di emergenza sanitaria la lezione l’abbiamo imparata e noi sportivi forse più di tanti altri.

Non è stato difficile partire per scaglioni distanziati che tolgono la mascherina circa 500 metri DOPO il via.

D’altra parte, alla base delle scelte c’è sempre il solito paradigma: il consumatore decide e comanda.

Quando il prodotto non piace non lo compra ed in questo momento il podista ha un potere enorme.

Decide o no di manifestare il suo gradimento partecipando, nel contribuire a ridefinire le regole del gioco affinché venga riaggiornato e attualizzato un pacchetto di servizi a corredo che è rimasto quello di 15 anni fa mentre i relativi costi lentamente aumentavano.

Il tentativo di proporre “gare virtuali”, che sulla carta risulterebbe vincente e convincente, non ha creato i risultati sperati in una platea che non ha facilmente barattato la sua voglia di partecipazione con gli schemi di una merce fin troppo virtuale e poco tangibile in tema di emozioni e sentimenti.

Chi organizza dovrà porre attenzione ai nuovi stili di vita e ai nuovi “sentiment” del popolo corridore provando a cambiare in meglio l’archetipo attuale della corsa agonistica che rischia di non attrarre più come una volta…

Siamo pronti a un cambiamento per far tornare a correre in sicurezza la Capitale e l’Italia?

Buone corse a tutti, Santi compresi.