Roma è al centro di una serie irripetibile di opportunità per diventare una smart city globale.
PNRR, Ryder Cup, Giubileo, Expo 2030 in meno di 8 anni, consentono alla città di vincere la sfida per colmare il gap con le grandi metropoli internazionali.
E senza follie ideologiche, avremmo avuto anche le Olimpiadi del 2024.
Ma una metropoli non può però essere smart se non lo è la sua mobilità.
Il concetto di Roma smart city non si è mai affrontato con la necessaria determinazione e con una corretta e moderna visione.
Il COVID ed ora la guerra in Ucraina, hanno violentemente accelerato l’esigenza di attuare cambiamenti sostenibili radicali, generando la diffusa esigenza di godere di una migliore qualità della vita che finalmente è diventata la vera priorità per ciascuno di noi.
La guerra, inoltre, ha evidenziato le conseguenze di una politica energetica irrazionale e la necessità di attivare soluzioni alternative, che avranno un enorme impatto anche sulla mobilità.
Si tornerà all’austerity? Nel 1973 l’austerity portò l’Olanda a ripensare la mobilità di città, molto trafficate come Amsterdam, da ultimo emulata da Londra, Parigi, New York ed anche, recentemente, Milano.
La mobilità sostenibile “dolce”, riservata a pedoni e ciclisti, è anche quella di più rapida ed economica attuazione. A Roma avrebbe significative valenze non solo per i cittadini, ma anche per i turisti.
La metà degli spostamenti avviene per distanze inferiori ai 5 km che, grazie alla bici, eliminerebbero la congestione stradale, l’inquinamento e i costi economici e sociali legati alla realizzazione di nuove infrastrutture viarie.
Roma è anche la città più verde d’Europa: i suoi parchi sono nella città e possono ospitare ciclabili e cammini dedicati, che peraltro li valorizzebbero, rendendoli fruibili e sicuri per tutti.
In una Roma smart city avremmo una mobilità di straordinario fascino, unica al mondo e turisticamente imperdibile.
C’è poi la attuale rete di ciclabili che necessita di razionalizzazione ed integrazione per diventare efficiente.
Roma non ha ancora un biciplan realizzato secondo le migliori best practice internazionali che renda la rete di ciclabili parte integrante delle infrastrutture di mobilità della città.
Milano si è già mossa, realizzando “Cambio”, un biciplan che prevede 750 km di ciclabili in grado di coprire le esigenze di quasi il 90% della sua popolazione.
Quando sarà realizzato farà di Milano la bike city europea.
Il costo? 250 milioni di euro e quindi meno di quanto costerebbero, ad esempio, 2 km di una strada ad alto scorrimento.
Ogni metropoli sta lavorando ad una mobilità che limiti al massimo l’uso dell’auto privata che è dimostrato essere lo strumento meno efficiente per spostarsi in città, ma per giungere a questo obiettivo si devono offrire opzioni valide ed efficaci.
Perché, salvo chi non può oggettivamente fare a meno dell’auto, moltissimi la lascerebbero volentieri in garage se potessero spostarsi con mezzi alternativi che consentano, oltre che di risparmiare, di arrivare in tempi analoghi o inferiori.
Il tema non è culturale. Io sono romano, eppure mi sposto in modo differente a seconda di dove mi trovo ed opto per lo strumento più comodo, pratico ed economico.
E così fanno tanti romani quando si trovano ad esempio a Milano.
Unico limite, per tanti, è la sicurezza. Ed è su questa che serve lavorare.
Da anni ho cominciato a muovermi per Roma in bici e confesso che non tornerei indietro per nessun motivo.
Arrivo sempre puntuale, il traffico e gli ingorghi non mi creano alcun problema, non ho l’ansia da parcheggio, risparmio almeno 3.000 euro l’anno, aiuto il clima e l’ambiente, non faccio alcun rumore, curo il mio stato fisico e mentale, semplicemente pedalando.
Uso per Roma una bici a pedalata assistita che mi evita di sudare e che non mi fa accorgere dei fantastici sette colli.
Non a caso, oggi tutti i servizi di bike sharing sono con la bici a pedalata assistita che, si badi bene, non è un motorino, perché si deve pedalare anche se con la possibilità di modulare lo sforzo.
Ciò comporterà in pochi anni il sorpasso della e-bike sulla bici cosiddetta “muscolare” ma anche un enorme aumento di ciclisti sia in città che sui territori dedicati al cicloturismo.
E’ la bikeconomy. Un fenomeno che già vale oltre 500 miliardi di euro nella sola UE che oggi à oggetto di studi ed analisi visto allo straordinario rapporto costi/benefici che comporta, ma solo laddove si operi con competenza e capacità.
La sfida è lanciata e Roma non può permettersi di perderla anche perché è la città potenzialmente più smart del mondo.
Gialuca Santilli