Sono le 22:00 circa e ho lasciato Giulia davanti a un locale dove festeggerà la fine dell’anno scolastico e fino a qui niente di strano, se non fosse che ho parcheggiato in doppia fila su via tagliamento e lei sta per entrare al Piper 80 ( per me sarà sempre il Piper 80).
In settimana mi ha detto “Papi...(il papi precede spesso un dramma sentimentale, economico, logistico, sportivo, pratico) …venerdì sera posso andare al Piper alla festa di fine anno?, ci sarà solo la scuola”. L’ho guardata e con un sorriso ebete da 15 enne (il mio) le ho detto “certo ci mancherebbe”.
Adesso che sono qui davanti alla ricerca di quella smorfia di curiosa ingenuità, con un nodo che stringe la gola, nella testa i remix di Faber Cucchetti e con la fantasia sono tornato al 1986.
E’ sabato pomeriggio, siamo in mezzo alla strada perché il marciapiedi non ci contiene tutti quanti. Accanto a me gli amici di sempre. Abbiamo tra le mani la tessera 2×1 con cui pagheremo 4000 lire ciascuno il biglietto di entrata. Sono le 16.00 circa e intorno a noi una nuvola di ragazzine una più cotonata, abbronzata e fluo dell’altra.
Davanti all’entrata c’è Mr. Franz che seleziona chi, come e quanti farne entrare di ragazzini vestiti alla moda o come ci disse una volta …”questi vestiti da Fantastico NO, non entrano”
Ma a noi basta passare e posizionarci sui gradoni in venerabile attesa delle 16.30 quando Faber Dj farà partire le sue mani su piatti e ci farà ballare e noi già sappiamo a memoria ogni remix, pezzo in sequenza ed effetti di luci e di fumi. Il tutto fino alle 19.00 momento in cui metterà su Through the barricades degli Spandau Ballet, si accenderanno le luci e noi felici, ricaricati e speranzosi torneremo a casa.
Il Piper 80 è stato la musica, la moda e la voglia di fiorire che ha colorato i fine settimana di intere generazioni. E’ stato sognato, detestato e riscoperto da molti, e passarci davanti, oggi, è solo un angolo per ammirare l’arco tra i palazzi degli ambasciatori da cui si accede al quartiere Coppedè.
E ovviamente il Piper 80 fa ancora da sfondo a padri che all’una di notte poltriscono in macchina in doppia fila, con infradito e bermuda, ammirano palazzi in stile Liberty, in attesa di rivedere sul volto dei figli quel sorriso del 1986.