Per uno sport autistico – Trekking nel bosco

Cari amici di Storie Correnti, oggi vorrei raccontarvi delle percezioni che come persona autistica registro dal dentro di me quando faccio trekking in un bosco.

La prima è che avverto la pace prendere progressivamente il controllo della mia mente e quindi io mi placo. In città, ogni stimolo è a se stante e non ha rapporto con gli altri. Ogni automobile procede in un moto proprio che non ha relazione con gli altri e così accade anche per le persone che camminano. Se un passante ha un giaccone blu, questo non ci dice nulla del colore del giaccone del passante successivo.

La città è il regno della frammentazione percettiva ed ogni stimolo è un mondo a sé.
Tutto questo mi stressa e mi agita.

Nel bosco, invece, ogni foglia è legata ad un ramo e quindi tutte le foglie dello stesso ramo si muovono in modo armonico. Tutto nel bosco si manifesta sensorialmente in modo organico rispetto a tutto il resto. Se la città è il caos delle percezioni, il bosco è la cattedrale dell’armonia percettiva e questa culla la mia mente fino a placarla.

Ho poi l’impressione che il verde della natura che attraverso gli occhi entra dentro di me, sia curativo per la mia mente. Se tutti vedessimo un’ora di verde di natura al giorno, anche solo da seduti su una panchina, penso ci sarebbero in giro meno stress e meno ansia perché la frammentazione percettiva mangia la nostra organicità interiore fino ad esaurirla ed a lasciarci alienati.

La vista del verde della natura e della sua organicità ci riunifica dentro, è antidoto alla dispersione dell’io nella molteplicità delle cose.

Nel prossimo articolo credo che vi parlerò delle mie percezioni autistiche del lavoro muscolare e del respirare aria fresca e pulita, della reciprocità del respiro con cui io respiro il bosco mentre il bosco mi respira.

Ci vediamo presto su Storie Correnti!