Cari amici di Storiecorrenti, oggi vorrei parlarvi di come le percezioni sensoriali si imprimono nella mia mente autistica durante le mie amate camminate nei boschi di faggi.
Comincio con il dire che ho una percezione sensoriale molto forte e semplificando un po’ le cose, ciò vuol dire che percepisco più forte per tutti i cinque sensi e quindi vivere in una grande città come Roma mi è spesso gravoso, perché soffro la confusione non solo uditiva ma anche visiva ed a volte perfino olfattiva.
Quindi quando entro nel mio amato bosco di faggi, io provo una immediata sensazione di sollievo sensoriale perché il bosco è un maestoso ammortizzatore sensoriale, dove suoni, odori, luci e oggetti in movimento producono percezioni molto pacate. Se anche dovesse esserci un rumore improvviso, l’ambiente aperto e la natura fonoassorbente della vegetazione tenderebbero a smorzarlo.
Posso quindi aprire i miei sensi e godermi tutte le belle e pacate sensazioni del bosco, senza il timore di essere aggredito da stimoli eccessivi e magari anche inattesi, il che peggiorerebbe molto le cose.
Nella mia mente si imprime la luce che filtra dalla cima degli alberi ed è molto dolce che la differenza tra i punti illuminati e quelli in ombra sia molto più contenuta rispetto a quanto avviene in città.
Le foglie vengono leggermente mosse dalla brezza ma sono tutte attaccate al ramo ed il ramo all’albero e le percepisco quindi come un unico moto armonico e contenuto, molto piacevole; nulla a che vedere con la folla delle stazioni ferroviarie o dei centri commerciali dove tutte le persone si muovono di moti diversi, con traiettorie diverse e velocità diverse, ossia un caos visivo davvero opprimente.
E infine non dimenticate che nel bosco si cammina in silenzio. Quel parlare per forza sempre ed alla fine di nulla rovina tanto la dolce magia percettiva del bosco.