Sono tanti i soprannomi che intitolano la Parigi-Roubaix e che riflettono la corsa di un giorno più difficile del mondo.
Domenica 3 ottobre in un’edizione speciale in calendario ha vistoo il nostro Sonny Colbrelli entrare per primo nel velodormo scoperto di ROUBAIX.
La PARIGI-ROUBAIX non vedeva un italiano sul podio dalla primavera del 1999, quando l’onore toccò ad Andrea Tafi.
Le immagini dell’arrivo di Sonny con gli inseguitori attaccati alla ruota parlano chiaro, conseguenza di un tracciato fatto di ciottoli, sporco, fango, e incidenti.
La PARIGI-ROUBAIX è una gara che cattura l’attenzione come poche altre al mondo.
La sua prima edizione si è svolta nel 1896, per volontà degli industriali tessili T. Vienne e M. Perez.
I ciclisti partivano da Parigi per tagliare il traguardo al velodromo di Roubaix, tuttavia a partire dal 1968 la linea di partenza è stata spostata a Compiègne (Piccardia).
La PARIGI-ROUBAIX. è una delle cosiddette “classiche del Nord” (insieme con il Giro delle Fiandre e la Liegi-Bastogne-Liegi) ed è attesa da tanti appassionati.
Gara spettacolare dove le vibrazioni e i continui sobbalzi causati dalla pavimentazione a pavé per quasi 60km la rendono particolarmente dura e mettono alla prova la resistenza di ciclisti e delle loro biciclette.
La gara da sempre si svolge ogni anno la seconda domenica di aprile e fa parte del calendario UCI World Tour.
L’edizione 2020 non si disputò causa la ripresa dei contagi da Covid in Francia e venne spostata a domenica 3 ottobre 2021 con la prima gara femminile in assoluto che si è svolta il 02 ottobre.
I corridori in questa edizione hanno incontrato 55 km di acciotolato, in 30 settori diversi, tra cui alcuni dei nomi più famosi del ciclismo come la Foresta di Arenberg, Mons-en-Pévèle e Carrefour de l’Arbre. Su un percorso totale di 257,7 km
I settori di ciottoli o pavè sono tutti valutati con una scala che va da una a cinque stelle, cinque di essi sono i più difficili.
Ricevono anche un colore dal blu al nero. Ci sono tre settori neri a cinque stelle lungo il percorso, per lo più nell’ultimo terzo di gara.
Il primo di questi 3 è la Fossa di Arenburg nella Foresta di Arenburg a 94 km dal traguardo. Un lungo rettilineo costeggiato di alberi invaso dalla vegetazione, da qui si fanno i conti con chi arriverà in testa.
A 47 km dalla fine, l’altro punto nero è il mitico Mons-en-Pévèlè il quale ha visto uno dei più epici attacchi in solitaria della gara come Fabian Cancellara nel 2010.
Ma la 3a parte e decisiva, dove si capirà chi sarà il vincitore, sono i 15 km del Carrefour de l’Arbre.
L’arrivo è unico con i ciclisti che entrano nel velodromo all’aperto di Roubaix per fare un giro e mezzo fino al traguardo, con uno sprint davanti alla folla in tribuna.
Nonostante la PARIGI-ROUBAIX si corra da oltre 120 anni nessuno la conosce a tal punto da dichiarare un vincitore alla partenza
La Parigi-Roubaix è la gara meno prevedibile per chiunque, un guasto meccanico o una caduta possono porre fine al sogno di un ciclista ma la sua bellezza e il fascino è ciò che la rende uno spettacolo così affascinante.
“La Parigi-Roubaix è una gara di logoramento, con tattica come nessun’altra: il Grand National delle corse ciclistiche dove la sfortuna tanto quanto la fatica possono rovinare mesi di attenta pianificazione e allenamento. “ le parole sono del giornalista sportivo Giles Belbin.
Alcune delle più grandi prestazioni di sempre di questo sport sono arrivate durante la Parigi-Roubaix
La Parigi-Roubaix è stata definita il luogo dove paradiso e l’inferno si univano, le sue imperfezioni la rendono perfetta.
Infine ci piace ricordarla con le parole del professionista olandese Theo De Roojj
“Sono stronzate, questa gara. Pedali come un animale, non hai tempo per pisciare, ti bagni i pantaloni ma resterà sempre la corsa più bella del mondo.”