Orlando Pizzolato ci ha raccontato il suo lavoro di allenatore oggi.
Come stanno i runner italiani dopo il 2020 e come si approcciano ad un percorso di formazione attraverso gli stage di allenamento seppur a distanza.
Orlando è il professionista del running che ha aperto una nuova via.
L’allenatore di amatori e persone comuni, non atleti, che attraverso lo sport scoprivano spesso una faccia nuova di se stessi.
Nel 2015 ha festeggiato la 18.000ma tabella personale preparata per un appassionato, perché questa, da tempo, è la sua principale professione.
La cura e l’attenzione che da sempre vengono conferite ai piani di allenamento non sono mancate neppure durante la pandemia – ci racconta Orlando.
Rispettando tutte le procedure richieste ha tenuto i suoi stage fino alla metà dello scorso autunno. Poi, per lavorare bene sia dal suo punto di vista, ma soprattutto dei tanti atleti che vi prendevano parte ha preferito non creare situazioni difficili, in particolare sul fronte psicologico.
Oggi la formazione dalla scolastica, alla professionale, fino a a quella sportiva ha come unica strumento la DAD, acronimo che ormai va stretto a tutti, ragazzi e adolescenti in primis. Ma anche dal punto di vista sportivo è un mezzo attraverso il quale continuare nella fase educativa e preparatoria anche di un runner.
Orlando non ha cambiato l’approccio, il mezzo sicuramente, non può seguire i suo gruppi in bici così come siamo abituati a vederlo a Livigno, in Val d’Orcia dove da anni organizza gli stage, ma è presente a distanza per ogni esigenza, per far correre bene e meglio chi segue le sue tabelle.
Il runner italiano è a tratti contradditorio, tra i più performanti nel panorama podistico europeo ma se si tratta di correre per stare bene ecco che cala d’interesse la formazione.
“Nel mio lavoro seguo tante persone, e ho capito che la gara è la ragione fondante del motivo per cui in tantissimi sono sempre venuti ai miei stage, certo è che con il calo e poi la chiusura del calendario podistico tutto ciò si è risentito sulle iscrizioni,.
Non ci sono atleti che corrono per stare bene, migliorarsi per il proprio benessere, in particolare atleti da strada, devo dire però che nel mondo del trail o della corsa in natura in generale lì ci sono atleti che vogliono assicurassi un benessere prima e una performance non estreme ma di qualità”
È vero siamo un popolo di runner e se evoluto vede nella competizione quale unico fine alla sua formazione.
Chi storicamente prende parte alle mie settimane di formazione sono coloro che vogliono arrivare fino in fondo. Questa è la prima motivazione.
Ma a volte e mi dispiace dirlo, alcuni mancano di umiltà, non è tutta colpa loro intendiamoci, molto è dovuto a come viene percepita la Maratona. Siamo arrivati a una sorta di super mercato del running dove basta pagare per essere un finisher. Io nei miei stage li riporto con i piedi per terra. Per capire che il loro valore atletico non è misurato da un gps al polso, ma dalla fatica e dalla capacità di capire, percepire il proprio passo. Allenarsi per una maratona è giungere alla consapevolezza di sapere cosa farai con il tuo corpo. Devi saperti ascoltare, al di là di qualsiasi strumento tecnologico a disposizione.
Per concludere questo scambio di ricordi ed emozioni, Daniele Menarini, Direttore insieme ad Orlando del magazine Correre, ci fa una confessione di chi lo conosce bene, come uomo, atleta e professionista del running:
“Consapevole di rischiare un’accusa di “blasfemia” da molti runner: se rifletto su cosa sia diventato il mondo del running italiano e quanto grande oggi sia, con tutta l’onestà possibile non saprei dirti se, di Orlando Pizzolato, sia stato più importante il contributo di atleta o quello di divulgatore tecnico della passione per la corsa. È una gara dura!”
Buon lavoro Coach