“Chi entra nel deserto non può tornare indietro. Quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare.”
Mauro Prosperi romano catanese d’adozione Inizia da piccolo a correre con risultati interessanti che costituiranno la rampa di lancio per il suo futuro di atleta poliedrico.
Sceglie un percorso agonistico difficile, pieno di sacrifici e poco “commerciale”, ma completo come pochi: il pentathlon moderno.
Sarà nove volte Campione Italiano a squadre, tre volte nell’individuale. Giunto all’apice della sua maturità psico-fisica, è preparato e sicuro di poter far bene nel Sahara. Decide di partecipare alla Marathon de Sables
La Marathon de Sables è una gara in cinque tappe, considerata la gara più dura al mondo.
Chi decide di farla è consapevole che oltre alla ricerca di se stesso, capirà fin dove si può arrivare 150 miglia ( 250 km) in cinque giorni divisa in tappe una competizione che ha un fine molto particolare si compete con la natura e con se stessi.
Così tanto complicata e difficile che al momento dell’iscrizione viene fatta sottoscrivere una postilla nel quale si specifica in caso di morte la destinazione del corpo.
È il 10 aprile del 1994, Mauro Prosperi decide di partecipare insieme ad un amico a questa manifestazione andando contro il parere della moglie, decisamente non contenta di questa scelta.
Giorno 1 partenza da Foum Zguit 18 miglia prima tappa attraversando le pianure aride delle saline arrivando ai piedi dei Monti. Aprile è sempre un mese un po’ ventoso ma il vento che trovi lì è intenso quasi bufera la visibilità in alcuni tratti è impossibile e la sabbia che si alza venendoti addosso ti toglie le forze.
Giorno 2 totale 24 miglia su territori rocciosi con difficoltà molto tecnica durante la competizione ognuno ha il suo ritmo e cercare di seguire il ritmo di un’altra persona è quasi un errore si rischia di andare troppo piano o di scoppiare e quindi si corre quasi sempre da soli.
Giorno 3 il tragitto è più breve si percorrono 18 miglia ed è il giorno delle dune così viene chiamato in quanto si attraversano delle altissime dune di sabbia e bisogna stare dietro agli altri atleti, formare una sorta di scalinata che scende da queste dune.
Giorno 4 è quello in cui si vince o si perde la gara e Mauro, competitivo per natura, in cuor suo sa che vuole vincere. E in questa tappa gli atleti testano il loro carattere percorrendo 53 miglia spingendosi fino al limite delle proprie capacità una tappa che dura tra le 10 e le 36 ore.
In una gara del genere si ragiona per priorità e la priorità è non perdere la pista e avere anche il vento contro sicuramente non aiuta.
In quell’anno a metà delle piccole dune si alza il ghibli e per chi lo conosce sa che in alcuni casi non lascia scampo.
Una tempesta di sabbia che devierà il suo percorso di gara e di vita.
8 ore di tempesta, Mauro, subito dopo si addormenta per riposare un po’ avrebbe ricominciato a correre appena sveglio.
Convinto di trovare almeno i camminatori, ma non c’è nessuno, neanche i punti di riferimento..Iniziano le ricerche da parte degli organizzatori ma il vuoto intorno diventa abisso. È subito notizia: “ maratoneta romano disperso nel deserto” la famiglia apprende la notizia dai giornali.
L’operazione di salvataggio ufficiale dura 4 giorni, l’esercito marocchino e la stessa organizzazione della Maratona si movimentano, ma senza risultati.
Credettero tutti che non fosse possibile sopravvivere così a lungo nel deserto senz’acqua, così le ricerche furono interrotte. Ma lui trova rifugio alimentandosi con pipistrelli e bevendo urina.
“ l’uomo non ha paura di morire, ha paura di soffrire”
Terrorizzato dall’idea di morire per disidratazione, Prosperi tenta anche il suicidio tagliandosi le vene, ma a causa della scarsità d’acqua nel proprio organismo e del calore, il suo sangue ormai denso fa chiudere la ferita ai polsi.
Perde 18 kg in meno 9 giorni . Verrà ritrovato il 10 giorno mentre riprende senza forze il suo cammino.
È molto difficile quando si torna dalla Marathon de Sables accettare che esistano due mondi così diversi: vivi in un ambiente in cui tutto quello che ti circonda è pieno di comodità e quando sei lì conti soltanto su te stesso, devi sopravvivere, cerchi di superare i tuoi limiti continuamente.
Alcuni non tornano indietro ne fanno una malattia devono provarci e riprovarci anche se la loro vita affettiva andrà in pezzi, anche se tutti i tuoi cari ti pregheranno di non farlo mai più, ma non rinunciano.
Mauro ha partecipato per altre sei volte ma non si è mai posizionato più in alto del dodicesimo posto.
“ se non ci fosse stata la tempesta di sabbia avrei perso tante cose che ho trovato dopo e quindi le ho volute rifare però era molto più forte il fatto del deserto , che il fatto di gareggiare o di vincere. Dopo ogni traguardo c’è una ripartenza e questa esperienza mi ha dato la gioia di vivere la mia vita”
Quando la caparbietà è più forte di qualsiasi imprevisto.
Dominga Scalisi