Quante magliette delle gare a cui avete preso parte in questi anni avete nel cassetto?
Ognuna è una storia che ci aiuta a rivedere la fatica profusa e la passione vissuta.
Stampati sopra i tessuti tecnici ci sono le date impresse, i loghi e i luoghi di dove abbiamo corso, segni distintivi con cui apriamo l’album dei ricordi podistici facendoci percepire quel senso di appartenenza a una comunità che ci rende riconoscibili in ogni angolo del mondo.
Alcune sono il ricordo di manifestazioni volute e raggiunte con l’ostinazione di chi ama questo sport. Altre passano inosservate e vanno a finire nel dimenticatoio con tutto il costrutto di immagini, e sponsor che hanno provato a superare la barriera del cassetto di casa.
Allora cosa rende unica una maglia?
La marca che ha sponsorizzato l’evento? La grafica che ha creato un segno che resterà indelebile?
Quante volte correndo per strada con una maglia vi siete sentiti portatori di un valore intrinseco radicato nella qualità dell’evento che si è palesato nella fattura del tessuto, nel disegno minimale ma esplicativo di un evento speciale.
Ma se la maglia è un’accozzaglia di loghi, scritte slegate tra loro e colori improbabili, che fine fa il concetto di ricordo di un evento?
E perché nel costo del pettorale devo pagare indirettamente un prodotto che non metterò mai?
I budget limitati di chi organizza potrebbero non essere in grado di permettere design o materiali di alta qualità. I vincoli di sponsorizzazione per cui le magliette devono includere loghi o sponsor specifici che possono compromettere il design complessivo.
Gli organizzatori non vogliono capire che mandare in giro una maglietta brutta della propria gara è un autogol per tutta una serie di motivi.
Sminuisce l’immagine della gara stessa, comunicando poca attenzione ai particolari. pur di accontentare tutti gli sponsor di turno e non pensando a chi la indosserà dopo la manifestazione.
Non “invita” a iscriversi coloro che ci tengono alla maglietta ricordo dell’evento (e sono ancora in tanti..).
Infine, è una sconfitta per chi ha investito nel prodotto corsa, ovvero gli sponsor che non godranno dell’”effetto maglietta” poiché rimarrà per sempre nel cassetto alla faccia della pubblicità indiretta.
Quale marchio paga un organizzatore sperando che i suoi loghi siano visibili tutto l’anno negli allenamenti di una comunità che si riconosce proprio nelle maglie di gare condivise e invece spariscono subito dopo nel mare magno di quelle mai più utilizzate?
La cosa migliore che potrebbero fare gli organizzatori è indossare la maglietta fornita alla loro gara e domandarsi: come podista è una maglietta che mi fa piacere indossare o mi fa l’effetto “cartellone pubblicitario”?
La risposta è l’indicazione del problema…