La Maratona di New York fatta per amore di New York

In ogni edizione della Maratona di New York abbiamo un amico in gara da seguire. E’ un evento così sentito e partecipato che i social media vengono monopolizzati dalla grande manifestazione.

Non possiamo farci niente, per gli appassionati del running conquistare la grande mela è il sogno dei sogni, almeno per molti.

Quest’anno tra i cinquantacinque mile runner ci sarà anche un ragazzo che a New York ci va più volte l’anno: Nicola Marras

Un sardo a New York, la città la conosce molto bene, e questa volta ci tornerà da maratoneta, anche se lui odia correre.

Nella sua corsa una storia, l’amore per questa città, una raccolta fondi (per sostenere il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Microcitemico di Cagliari) e la voglia di arrivare fino alla fine.

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Mi chiamo Nicola Marras sono sardo e vivo in Sardegna. Non so quanto sia bello o brutto vivere a New York, perchè mi capita spesso di andarci come viaggiatore, ma so quanto sia bello e quali possano essere anche gli aspetti negativi del turista a New York.

Vissuta al massimo per 15 giorni nei periodi più lunghi turista, ma che si sente a tutti gli effetti un newyorkese.

Ci sono angoli in cui la gente ama correre a New York ?

Qui a New York la gente corre ovunque. Il classico posto in cui correre è sicuramente il Central Park, dove si trovano runner di tutti i tipi.

Ci sono anche tanti ciclisti ma ci sono anche tanti altri posti. Per esempio il lungo fiume Hudson che è stato risistemato negli ultimi anni, è stato valorizzato. E’ una strada che percorre diversi parchetti, tutti lungo il fiume Hudson appunto.

Ed è molto bello anche quel percorrere un’altra zona molto frequentata. E poi tante, tante altre tipo Brooklyn, lo stesso col lungofiume lungo l’ex River. I ponti, Perché no? E poi c’è a New York l’abitudine di fare la corsa in metropolitana, quindi all’interno proprio della città, non per forza in un parco, correndo con quella che si chiama l’onda verde che poi sarebbe bianca perché i semafori pedonali sono bianchi.

Uno corre magari in orari particolari: la mattina presto o la notte tardi, quando c’è meno traffico, corre semplicemente seguendo il reticolato delle strade di Manhattan e seguendo i semafori verdi. Quindi gira nel momento in cui ha la possibilità di attraversare oppure cambia strada se il semaforo rosso prende un’altra direzione. Questa è una cosa che si usa abbastanza quando si corre.

Nei marciapiedi proprio nella città.

maratona di New York

Gli americani come vedono gli altri 2000 maratoneti italiani agguerriti per fare il tempone ( non tutti ovvio)

Credo che guardino con molta più preoccupazione ad altre nazionalità, anche perché quest’anno l’Italia mi pare che non abbia grandi numeri per la maratona di New York.

Poi, di fatto gli americani, i newyorkesi in particolare, sono da anni, sicuramente dopo l’undici settembre, una popolazione molto accogliente che si è resa conto che il turismo aiuta tanto è quindi il melting pot che li è nato in questi ultimi vent’anni è senza dubbio esaltato rispetto a quello che poteva essere invece in precedenza.

È normale a New York ricevere aiuto da turista, anche se non viene richiesto ed è normale essere integrato ed essere accolto abbastanza facilmente e nel momento in cui ti trovi ad avere necessità di essere aiutato.

Come ci si sente ad impegnarsi in una causa così bella e cosa ti ha portato a questa decisione?

Cosa ha portato questa questa scelta, questa decisione?  la mia prima volta è stata trent’anni fa ed è stata con una coppia di zii che mi ha fatto un regalo e mi ha portato con loro a vedere a New York.

Ero già innamorato dell’America prima di questo viaggio, ma tendenzialmente i miti sono due sono la costa est, New York per una parte e quella Ovest con Los Angeles, la California per quelli un pochino stile surfista. Ok, io non sono un serfista , quindi adoro le metropoli.

Per me il sogno era sicuramente a New York. Comunque di questa coppia di zii uno lui era malato di un tumore. Un tumore auto diagnosticato perché era un medico che sapeva l’avrebbe portato via nel giro di qualche mese. Quindi siamo partiti con la sua consapevolezza. Sarebbe stato uno degli ultimi regali e sicuramente l’unica possibilità per farmi conoscere quella città, per fargli vivere un’esperienza di quel genere.

Tant’è che siamo stati lì dal 17 al 24 agosto del 92 e poi il 14 aprile dell’anno successivo. Mi ha dato la causa per la quale corro. E la scelta di questo reparto è proprio per onorare la sua memoria e per ringraziarlo, con una sofferenza fisica non da poco, quella dei 42 chilometri.

Per ringraziarlo di quel regalo, per avermi fatto conoscere New York, di avermi dato il suo amore, anche se per pochi anni. Ed è questo legame tra me e New York  la sua persona e il suo ricordo.

Secondo te potrà servire a farti innamorare della maratona o della corsa in generale?

Che mi possa far innamorare della corsa o della maratona? Non lo so, è possibile perché comunque il mio atteggiamento è già cambiato negli ultimi mesi di preparazione, nonostante degli infortuni.

Mi sono sentito un po’ dipendente in certe condizioni dall’allenamento, quello sì. Quindi chi lo sa, magari l’anno prossimo la rifaccio. Fra due anni vado a fare Tokyo perché odio correre. Non è un accanimento nei confronti della corsa, solamente il mio è più un odio generalizzato per gli sport ciclici. Quindi in ordine, se devo essere sincero, quello che mi piace meno è il nuoto. In seconda posizione c’è il ciclismo e terza la corsa.

Io sono uno sportivo da sempre, ma non ho mai amato la corsa fine a se stessa. Quindi in questi mesi nei quali ho iniziato a correre per più di quelli che potevano essere i cinque sette otto chilometri che potevo fare ogni tanto così tanto per fare una corsetta. Ho capito che per me era oltre un allenamento fisico, era anche un allenamento mentale e questa è la cosa che mi ha tenuto aggrappato alla speranza di poter fare questa maratona, di poter intraprendere un percorso di questo genere, affrontare una manifestazione e una competizione di questo genere.

Mi piaceva pormi degli obiettivi e cercare di raggiungerli. Tant’è che io ho iniziato a correre sul tapis roulant e ho fatto il grosso della mia preparazione proprio sul tapis perché riuscivo a impostare una velocità, a decidere per quanto tempo tenerla, decidere che numero di chilometri fare.

 

Che spirito c’è attorno alla maratona per un americano?

La maratona per un americano è un evento sportivo e quindi c’è già di base un vivere differente rispetto alla cultura dello sport che abbiamo noi italiani.

Io ho avuto la possibilità di vivere eventi sportivi di livello mondiale in svariati campi. Ho lavorato per il moto mondiale ho vissuto la formula uno, ho vissuto il mondiale di cross indoor, ho visto diversi eventi sportivi di livello, ma l’emozione che ti da entrare in un palazzetto dello sport per una partita di NBA e vedere 30 -45mila persone che ogni 20 secondi esultano così come per il calcio si fa due o tre volte a partita, è un’emozione unica. Con tutto lo spettacolo che c’è dietro.

Lo sport li è una festa è davvero divertimento ed è anche possibilità di guadagno, ma di guadagno anche per i ceti meno agiati e quindi possibilità di riuscita anche per chi non avrebbe l’opportunità a riuscirci diversamente.

E quindi ecco perché un evento sportivo come quello della maratona, che in Italia è normalmente una rottura di scatole per tutti, è una festa : un milione e mezzo – due milioni di persone per strada per un evento sportivo così sono numeri da primato ed è gente che va lì e sa che la sua strada sarà chiusa per 4- 5- 8 ore eppure ti incita e festeggia felice perché sei tu, non sei nessuno, ma sei il loro idolo e quindi non è solo quello che provano i campioni  d’élite, ma anche l’ultimo sfigato ed è quello che raccontano tutti. È proprio il modo di vivere lo sport in maniera diametralmente a noi opposta.

Si sa che a New York non si va per fare il tempo a cercare di livellare quei due o tre secondi in meno.. A New York ci si va perchè è New York perchè quando ti chiederanno l’hai fatta la maratona di New York tu potrai finalmente dire: ” Sì ”

Maratona di New York

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