Siamo davvero dipendenti dal GPS?

Quando usciamo per un allenamento, anche solo per far girare le gambe, abbiamo con noi l’orologio per correre, sempre!

Negli altri momenti della giornata, tra computer, impegni di lavoro e telefono alla mano, non abbiamo di certo il bisogno di sapere che ore sono.

Di conseguenza, indossare un orologio per la corsa è importante al pari della scelta del tipo di scarpa da usare.

Negli ultimi anni, al polso, abbiamo indossato di tutto. Dal 2006 quando l’interfaccia orologio computer era poco flessibile e il software bisognoso di continui aggiornamenti, eravamo giunti a non archiviare su piattaforma le gare e gli allenamenti.

In un approccio un po’ naif al running, BELLO.

Il primo GPS affrontò alla grande una carriera magnifica, misurando le maratone più belle, comprese le disfatte più impietose.

A volte capitava che il cielo era livido di nuvole, allora dovevi attendere sempre un po’ prima che riuscisse ad agganciare il segnale. Lo poggiavi sul tetto dell’auto, ti cambiavi e a ridosso dello start della gara ero pronto, compreso il filo invisibile che univa il tuo polso al satellite.

Che bella sensazione.

Oggi quel vecchio modello è nel cassetto dei ricordi, insieme a qualche medaglia indimenticata e ai pettorali di maratone da incorniciare: la NYCM del 2005, il Passatore, la mia prima Corsa del Giocatolo del 1994.

Cosa è successo fino ad oggi?

Le aziende leader mondiali nella tecnologia GPS sono diventate realtà onnipresenti sul mercato avendo coperto ogni tipo di specializzazione cronometrica, acqua compresa.

C’è da dire che, quando nuoti in mare, un GPS al polso rende tutto più divertente e anche solo cambiare l’allenamento tra vasca e acque libere ti fa venire i brividi e non di freddo.

Ormai la situazione è diventata invadente, qualsiasi sarà la strada che percorriamo, che sia in bici o di corsa, qualsiasi misura di vasca o specchio d’acqua vedranno le nostre bracciate, il GPS è sempre con noi.

Se malauguratamente ce lo dimentichiamo prima di uscire, torniamo indietro a prenderlo, se è scarico aspettiamo di ricaricarlo quanto basta per l’allenamento del giorno.

Sta di fatto che se non lo indossi è come se non avessi corso. In tutta questa giostra di dati e traguardi la sola certezza è che siamo dipendenti da quel coso al polso: è come una droga.

Ma perché?

Il motivo è semplice, non abbiamo più memoria fisica degli allenamenti. Non ci sono più le agende dove riportavamo cosa avevi fatto e a quale gara avevi preso parte.

Oggi tutto è condiviso e caricato su piattaforme in rete. La tua identità atletica digitale è più vera della fatica provata in strada. Se non sei su Garmin Connect, Strava o altro non hai corso, pedalato, nuotato.

Il rendiconto mensile dei km fatti non può avere buchi, incertezze, debiti, pena la tua insofferenza e scomodità atletica emotiva.

Allora facciamo una prova? Usciamo a correre per una settimana con i polsi liberi? Senza manette satellitari, senza l’apparente controllo del tempo? Scagionati dal capestro strada, chilometri, ore, minuti, secondi?

Scommettiamo che le cose andranno meglio?

Buona corsa libera nel tempo libero a tutti.