In un mondo podistico, frenetico e, ammettiamolo, un po’ pazzo, popolato dalla incoscienza e dalla presunzione che fare 5 km o farne 100 è, in fondo, fattibile allo stesso modo, potrebbe sembrare che correre 42 km e 195 metri non sia poi nulla di eccezionale.
Bè gente ho una notizia: non è così…
La Maratona quella con la M maiuscola è un affare serio, anzi serissimo.
Soprattutto, se si è dei neofiti della corsa e non si sa praticamente nulla dell’intero mondo dell’atletica, non è il caso di avventurarsi da soli lungo questa distanza.
In una maratona si corrono mille rischi: dagli infortuni alle articolazioni, dai colpi di calore alla disidratazione, dai semplici crampi e contratture alla rottura dei tendini, ed infine, al tanto temuto infarto.
No no, non sono esagerata, né tantomeno eccessivamente tragica: di barelle nelle maratone se ne vedono tante purtroppo.
E’ necessario avere rispetto per questa distanza, la Regina, e nel servirla, con le nostre scarpe da corsa ed il nostro passo inesperto, non possiamo prenderci il lusso di non chiedere aiuto.
Non si può correre una maratona senza un accurato controllo medico ed una visita di idoneità sportiva che comprenda un ECG.
Non si può correre una maratona senza sapere esattamente come mangiare cosa e quando.
Non si può correre una maratona senza qualcuno che ha la professionalità per programmare le sedute di allenamento in un arco di tempo adatto per noi.
Non si può correre una maratona senza una tabella di allenamenti scritta da qualcuno che ha chiaro il nostro quadro di vita: lavoro, famiglia, figli, cani e tutto il circo che abbiamo messo su!
Non si può correre una maratona senza una squadra podistica con cui condividere questo percorso, a cui raccontare tutti i nostri allenamenti, i nostri acciacchi, i nostri dubbi e le nostre paranoie: chi altri potrebbe capirci?
Non si può correre una maratona da soli e in fondo nella vita, nulla si fa da soli.
E così, ancora una volta, la Signora insegna: niente deliri di onnipotenza, chiediamo aiuto, senza vergogna…
Medico, nutrizionista, coach, squadra, e poi anche altre figure che qui non cito ma che potrebbero rivelarsi necessarie.
Insomma l’importante è non correre rischi inutili e insensati.
Lo scopo qual è in fondo?
Certo non quello di uccidersi… anzi … è quello di tornare a vivere, respiro dopo respiro, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro…
Forza allora, facciamo un bilancio di chi c’è all’attivo e se manca qualcuno, reclutiamolo!
Via con le selezioni.
Chiara Scardaci
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