Lezione n. 2: per fare colazione ti ci vuole una buona mezz’ora

Di che cosa parlano i corridori? Di scarpe, tempi, distanze.

Certo e poi? Di temperatura, orari e posti in cui correre.

Vero… e ancora?

Pensiamoci… l’altro argomento di cui si chiacchiera costantemente prima durante e dopo un allenamento, nelle chat, sui social, dal vivo ed in qualunque momento è sempre e soltanto cosa si deve mangiare cosa ci piace mangiare, cosa è meglio mangiare. Il tutto condito da dirette e mai velate prese in giro su chi si abbuffa di nutella dolci o carboidrati vari, senza alcuna limitazione perché “tanto poi corro” … e siamo tanti!

Quando si preparano le lunghe distanze su un aspetto non si può assolutamente essere superficiali ed è il cibo, i pasti, insomma il carburante.

Tra tutti gli appuntamenti culinari della giornata, al primo posto tra le preoccupazioni di un runner che sta preparando una maratona c’è la colazione.

Magari prima di questo sogno si era abituati ad alzarsi come automi, per giungere ad una caffettiera già pronta sul fornello, girare la manopola del gas, e attendere che l’odore del caffè si insinuasse nelle nostre narici per svegliarci al nuovo giorno.

Non si ingurgitava null’altro se non questo liquido nerastro e bollente, unica spinta verso l’armadio il bagno e la porta di casa.

La trasformazione, mentre si prepara la maratona è evidente.

Scattiamo dal letto tipo supereroe in missione per giungere veloci e serissimi verso una cucina che è diventata un laboratorio di forza e potenza: chiara dell’uovo, spremute, frutta varia, frutta secca, pane tostato, marmellate, all’occorrenza anche del prosciutto o della bresaola. I latticini sono stati trasferiti in un altro paese senza biglietto di ritorno. L’unica dolcezza concessa è la cioccolata fondente … al 95%!!!

Ed ecco che i cinque minuti del caffè mattutino, si trasformano in una buona mezz’ora di preparazione compiaciuta di ciò che sappiamo ci permetterà di affrontare al meglio il lungo che ci attende alle prime ore del mattino, piuttosto che le sfiancanti ripetute da un km, se non di più, che abbiamo in programma nel tardo pomeriggio.

Molte le teorie su ciò che si può o che non si può mangiare su ciò che si deve o non si deve mangiare; sono certa che ognuno di voi avrà la sua personalissima opinione, fondata su chissà quale Guru dell’atletica o della nutrizione sportiva, oppure semplicemente sulla cura amorevole di chi sta ai fornelli di casa e non fa mancare mai a nessuno di noi carboidrati, proteine, vitamine e sali minerali (Grazie Emi).

In ogni caso, mentre si corre per giungere al giorno della maratona in forze e con la benzina giusta, il rapporto con il cibo cambia.

Ho imparato a vedere ciò che mangio in proporzione a quanto mi fa bene e non più solo a quanto mi piace.

Ho imparato a chiedermi se mi sto nutrendo davvero, o se sto solo assecondando le voglie del mio palato.

E, soprattutto, ho imparato che non sapevo davvero nulla sull’alimentazione, e ho cominciato a farmi delle domande e a studiare alcuni aspetti, come l’apporto nutritivo che ogni cibo può darmi.

E questo è un cambiamento che non lascia più, che connota e che accompagna per il resto della vita.

Difficilmente si smette di volersi bene se si è davvero imparato a farlo.

Ancora una volta la corsa si veste di benessere e insegna la cura che si deve avere verso se stessi.

E quindi, di nuovo, felice di correre, e di imparare ogni giorno come stare in salute!

Chiara Agata Scardaci

 

 

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