Nell’atletica della velocità l’attitudine ad avere la mente sgombra e concentrata deve performarsi in un tempo istantaneo, che può durare pochi secondi o al massimo una manciata di minuti.
Sono fortunati coloro che iniziano a correre da bambini, e ad allenare la mente a questa capacità molto presto.
Ma noi che approcciamo alla corsa da grandi, dobbiamo avere la pazienza che si addice a un’età matura e rassegnarci alla mancanza nel nostro bagaglio, della capacità di raggiungere il silenzio mentale in via immediata, che ogni velocista impara a sue spese.
Lo sappiamo bene del resto, e questa è la ragione per cui abbiamo preferito la resistenza della Regina, all’intensità delle gare in pista.
Noi, quindi, abbiamo tempo, un tempo che si veste di attesa e di pervicacia.
Nei primi km di una maratona, la mente canta mille canzoni: sui suoi rami, come fosse un albero possente e ben radicato, si poggiano mille uccelli che cinguettano i loro versi senza stanchezza.
All’inizio della nostra corsa, saltiamo convulsamente da un cinguettio all’altro senza sosta, in una continua frammentazione di noi stessi che rende ogni passo ancora incerto.
Ma è solo una fase, un passaggio che tutti i runners conoscono.
Solitamente, quando si spezza il fiato, intorno al km 7, gli uccelli volano via e tra i rami frondosi della mente, tutto è immobile…non soffia più nemmeno un alito di vento.
Si apre uno spazio ampio, senza confini, dove la mente si pone in un’osservazione accurata del corpo e, ripiegandosi all’interno, di se stessa.
Nella dimensione tangibile di questo tempo prezioso, si snoderà la maratona: ogni volta che ci sarà dolore, prima che la sensazione di non farcela diventi troppo solida per essere accantonata, si potrà tornare con pazienza e sollievo a quel silenzio riposante, annientando ogni difficoltà.
La nostra mente si allenerà al silenzio evolutivo della concentrazione, e molti saranno i benefici che allieteranno la nostra vita nell’acquisizione di questa abilità: prima ancora del risultato ambito di tagliare il traguardo.
E se anche l’immediatezza continuerà a non appartenerci, saremo i signori di un tempo della mente che impareremo a padroneggiare con destrezza, il tempo di una lunga distanza, di una regina chiamata maratona, nella sua maestosa lunghezza di 42 km e 195 metri.
Chiara Agata Scardaci
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