C’è coraggio in noi, c’è grinta.
C’è voglia di mettersi alla prova, di combattere.
C’è la necessità di misurare nella sfida la nostra forza.
Di guardare il nostro avversario negli occhi e tessere con lui una lotta di resistenza.
C’è fierezza, orgoglio.
In questo mondo strano è convinzione comune che nulla ci manca.
Eppure un aspetto è stato trascurato più di ogni altro: l’esercizio del nostro valore, un valore da guerrieri.
Si avverte con dolore la necessità di riscoprire la nostra natura primigenia, in cui a piedi nudi e con le gambe forti, arma bianca in mano, manufatta in modo rudimentale, correvamo all’inseguimento di una preda da mangiare o da spellare.
Si avverte con nostalgia la mancanza dell’adrenalina che sale, nell’inseguimento di un nemico pericoloso che deve essere sconfitto.
Si sente nell’anima la ricerca di un baluardo da difendere, di un villaggio da proteggere di qualcuno o qualcosa per cui valga la pena battersi.
Eppure, noi runners abbiamo trovato nuovi contesti, nuovi spunti.
Combattiamo con le gambe allenate, allacciandoci le scarpe, indossando la divisa di squadra, tecnica e colorata.
A volte segnamo il nostro viso con forme geometriche, accese, leghiamo i capelli in strane acconciature, e urliamo daje alè alè e altri incitamenti a non mollare mai.
Scendiamo in strada e corriamo per testimoniare che si può lottare, uniti, con tutte le nostre forze, contro le malattie, contro le violenze, contro le discriminazioni.
Durante la preparazione della maratona si scelgono con cura le corse più sentite per aggiungere alla nostra lotta interiore, un contesto collettivo e morale che ci riporta all’uguaglianza e all’umanità, all’essere parte.
Per questa ragione le strade della capitale a Gennaio, come ormai accade da più di vent’anni si vestono delle magliette della Miguel, in ricordo dei desaparecidos argentini.
Sono 10 km che possono essere integrati con un ulteriore chilometraggio pre o post gara che rende un lungo più piacevole e più facile da correre.
Ed è in particolare in questa gara che si riscopre il nostro valore, oggi rappresentato dalla necessità di essere solidali nella lotta contro ciò che distrugge la vita, ieri come oggi, e che non deve essere mai dimenticato, fosse anche solo indossando le scarpe da corsa.
Come la Miguel ve ne sono molte altre e correrle nella preparazione della 42,195, ci ricorda che non siamo mai soli, che possiamo restare insieme e nutrire la nostra speranza di finire una maratona, di cambiare la nostra vita, e di rendere questo mondo un posto migliore.
Buone corse, guerrieri.
Chiara Agata Scardaci
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