Lezione n. 16: La Caduta

Cadere, si può cadere.

Succede.

Si può inciampare, senza accorgersi dell’ostacolo dinanzi a noi.

Una radice sporgente sul marciapiede del lungotevere, un sanpietrino storto, un tombino che non doveva essere li, divenuto scivoloso sotto la pioggia.

Capita.

Si possono pestare inavvertitamente i lacci delle scarpe che non abbiamo stretto a dovere e rovinare a terra in un attimo.

Si può cadere e, in fondo si cade, perché si sceglie di farlo diventando disattenti, svogliati, noncuranti.

Che cosa ci può portare a porre in essere con tale superficialità, l’atto di volontà più violento che esista per interrompere la nostra corsa.

Che cosa ci conduce a fermare il gesto continuo che ogni giorno ci accompagna, tenendoci salda la mano, lungo la nostra vita.

E’ il punto di rottura.

Non puoi fare altro.

Cadi perché devi cadere.

Cadi e ti fai male.

Può essere un ginocchio sgrugnato, un dente spezzato, un braccio rotto.

Perché quando arrivi li, dove non puoi continuare ma sei in corsa, ti puoi arrestare solo cadendo, senza precauzioni, senza ragionamenti, senza salvezza, senza paracadute.

Cadi, senza rimedio.

Ma è allora, mentre sei a terra, ferito, disilluso, stanco e disperato che si affacciano le nuove possibilità.

Ancora attonito ti alzerai o qualcuno verrà a sollevarti.

Forse ci vorrà molto tempo e molta pazienza, o forse no.

Ma come ogni giorno che muore nel buio della notte, si riaccende nell’alba della speranza, tu ritroverai la tua forza, scorgendo non troppo lontane, le tappe di un nuovo cammino dinanzi a te.

E verrà, stanne certo, l’istante in cui guarderai alle tue ferite con orgoglio.

Allora, riallacciando le scarpe da corsa tornerai a correre, in una postura più eretta, adatta ad un passo migliore per ogni corsa e, soprattutto, per la tua Maratona.

Chiara Agata Scardaci

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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