Avrò spento la porta?
Avrò chiuso la luce?
Non ci posso credere: ho indossato di nuovo i pantaloncini bucati! E le scarpe, sono il paio vecchio e scarico.
I capelli evito di guardarli … tanto li spettinerà il vento grazie a Dio.
Si figurati se mi ricordavo l’integratore e l’acqua per il post allenamento, come no!
Accidenti ma cosa ho per la testa!
E no la domanda è sbagliata: che cosa non ho nella testa! Ecco questa è la domanda giusta.
Perché in questa testa c’è tutto, tutto e di più e la verità è che nonentra più nulla! Ma io continuo a spingere fatti, pensieri, scadenze e incombenze da mamma che non posso permettermi di dimenticare, proprio come te che non respiri e che per respirare … devi correre.
Si è di te e di me che parlo, perché io ti ho vista…
Ti ho vista rovistare nell’agenda un’ora di tempo per te e per la tua corsa mentre Michele o Fabrizio comunque si chiami tuo figlio, ti tira per la manica e ti chiede di non dimenticare la sua merenda.
Ti ho vista indossare le scarpe da corsa, rispondendo contemporaneamente alla rappresentate di classe, santa donna, che ti ricorda di firmare il foglio della gita. Ti ho vista infilarti in macchina con il cellulare tra i denti, per andare sulla pista ciclabile della tua zona, con la preoccupazione appena finito l’allenamento,di chiamare il centro radiologico e prenotare la rx ai denti di tua figlia.
Ti ho vista nelle mattine fredde di gennaio uscire con la nebbia, furtiva come un ladro, per rubare al tempo quei minuti contati per la tua corsa, senza togliere nulla ai tuoi piccoli.
Ti ho vista cercare la complicità del tuo compagno e trovarla in un balletto di orari folli, incastrati in un “appena tu torni da bici, io corro” o “corro solo 40 minuti così puoi andare a nuotare”. Oppure in assenza di qualunque sodalizio, sola, ferma, nella luce spenta di un giorno andato, mentre ti chiedi se e quando ti saràconcesso fuggire con il tuo Garmin al polso.
Ti ho vista rimandare a domani, stringendo tra le braccia il tuo bimbo che non voleva proprio svegliarsi senza di te. Ma anche preoccupata, toglierti la maglietta tecnica appena indossata, perché avevi ragione prima del termometro: solo un semplice bacio per capire che la temperatura è salita.
Ti ho vista correre con i tuoi figli in testa, in tasca, nell’utero e nel cuore.
Ti ho vista mentre sorridi orgogliosa perché i tuoi figli si preoccupano se non vai a correre e quando torni ti chiedono: “mamma come è andata la tua corsa?”; e poi alla sera quando la giornata lavorativa è finita, “mamma hai corso oggi? Sei andata in pista o in strada? Stai seguendo la tabella?”
Loro lo sanno quanto la corsa sia importante per te e si chiedono che cosa sarà altrettanto importante per loro nella vita… ed è l’aspetto migliore di questa faccenda: i tuoi figli stanno imparando l’amore per se stessi, quell’amore che è possibile solo attraverso la coltivazione di ciò che ci rende felici, sia pure prima che il sole sorga, sia pure nello spiraglio di una mezz’ora, sia pure nell’attesainfinita di avere un momento per te, tenendo la testa concentrata sul fare in modo che accada.
Sei l’esempio fattivo di come sia d’obbligo prendersi cura di se: perché la felicità è un fardello personale, che non possiamo affidare a nessun altro.
Sei l’esempio migliore che un figlio possa augurarsi, e loro sono l’allenatore migliore che tu potessi chiedere.
Perché quando stai per mollare con gli impegni che ti sommergono stile valanga, Emma o Cecilia, comunque si chiami tua figlia, ti guarda dritto negli occhi e ti dice “porta a casa l’allenamento” mamma.
Quindi tesoro, non rinunciare alla tua corsa e se qualcuno o qualcuna ti facesse venire il dubbio che non devi allenarti, se ti criticassero in qualche modo allora tu… be … mandali a correre!
Ti voglio bene
PS: porta a casa l’allenamento, ora e sempre!
Chiara Agata Scardaci
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