Lezione n. 10: nessun dolore dura per sempre

Non bisognerebbe mai affezionarsi al proprio dolore, perché come tutto in questa dimensione, anch’esso è destinato a finire.
Potrebbe sembrare una considerazione bislacca ma nell’esperienza della sofferenza, guardata attentamente e con consapevolezza, il dolore può divenire un posto accogliente.

Esso può assumere i tratti di un rifugio dove possiamo stare senza che nessuno ci disturbi, una bolla di protezione, dove si annidano alibi e giustificazioni.
La sua presenza conforta, identifica e crea un’insana affezione, un’abitudine pericolosa.

Ecco perchè, quando sta per andare via, qualcosa dentro di noi lo trattiene.

Sembra incredibile ma si può provare un profondo dispiacere anche a lasciar andare quel dolore che ci ha fatto compagnia, magari per molto tempo, e che ha caratterizzato la nostra vita, determinando noi stessi e la nostra quotidianità.

Ecco perché anche quando i motivi che lo hanno causato non esistono più, la nostra mente suggerisce nuove e inesistenti ragioni di sofferenza, del tutto fittizia.

Bè non caschiamoci … è una trappola.

Ancora una volta, la maratona insegna.

Essa rappresenta l’esperienza diretta di come il dolore se ne va: ogni volta che le gambe si piantano, che il respiro è troppo corto, ogni volta che abbiamo sete o freddo, ogni volta cessa. Basta resistere: usare uno stratagemma, distrarsi, bere al ristoro, recuperare un poco allentando il passo ed esso, irrimediabilmente, finisce.

E se non fosse così, se esso non cessasse, non arriveremo mai al tanto sognato traguardo.

Anche se la sofferenza si protraesse, come a volte accade, fino alla fine di tutti i km da percorrere, tenere stretto il pensiero consapevole che, comunque, dopo il traguardo tutto finirà, spinge ognuno a terminare la propria gara.

Così, quando arriva il momento, nella corsa come nella vita, lasciamolo andare.

Non c’è nulla da temere, nessuna paura, è facile, lasciamolo andare, non ha più nulla da insegnare.

Sorridiamo, coraggiosi perché la sua assenza era ciò che abbiamo sperato per noi stessi, per divenire più leggeri e felici.

Sorridiamo e apriamo il cuore a ciò che è sorto nel nostro animo, alle incredibili e inaspettate possibilità che si intravedono nei giorni che abbiamo davanti.

Salutiamo il dolore come un vecchio amico che ha finito il suo soggiorno presso la nostra abitazione… tornerà non tornerà, chi può dirlo.

Ma del resto non ha importanza perché ora è il momento della gioia!

Lasciamola entrare in scena, celebriamola, festeggiamo lieti il suo arrivo!

Permettiamole senza esitazioni di riempire le nostre mani, senza dimenticare mai che essa rappresenta la nostra più importante vittoria, la nostra medaglia più preziosa, perché se il dolore se ne è andato e noi siamo ancora in piedi, gioiosi, vuol dire che ce l’abbiamo fatta.

Buone corse

Chiara Agata Scardaci

 

 

 

 

 

 

 

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