La pallanuoto è un mix di attività a bassa e alta intensità con quota aerobica e anaerobica equivalenti dove la destrezza, la forza, l’intelligenza motoria la fanno da padroni.
Un impatto importante di tutti i distretti muscolari e un base natatoria di ottimo livello, su una struttura anatomica che sta raggiungendo in atleti evoluti dati vicini al metro e novanta di altezza e peso vicino ai 95 kg.
Durante gli ultimi 12 mesi, noi allenatori ci siamo dovuti muovere tra protocolli e linee guida federali. Abbiamo incontrato enormi difficoltà nella gestione dei gruppi, specialmente a livello giovanile.
Non poter svolgere a pieno l’attività, lavorando solo su allenamenti individuali e senza gioco, ha provocato qualche abbandono in più, senza la valvola di sfogo delle partite dove a livello giovanile sono ancora in standby.
Per questo gli allenatori si sono “umanizzati“, venendo incontro alle tante problematiche, inventando nuovi modi di allenare, cercando di rendere il lavoro più vario e divertente.
Tutto questo ha cementato i rapporti con i ragazzi, mentre ha tenuto più distanti i genitori (non sempre negativo), essendo gli impianti off-limit per loro.
Sono aumentati in modo esponenziale i rapporti via social, che hanno aiutato dal punto di vista organizzativo, ma ci hanno impedito, lì dove ce ne era bisogno di un confronto diretto con i genitori.
In alcune situazioni dove manca la “cultura sportiva” a discapito di uno sviluppo dei ragazzi nel rispetto dei valori di lealtà, altruismo, di crescita fisica e morale che sono alla base dello sport, in particolar modo negli sport di squadra come la pallanuoto.
Naturalmente questa forma di distacco tra operatori e genitori dovuta alla pandemia, non ha aiutato i casi più gravi, di degrado sociale, di ignoranza e di assenza delle istituzioni, demandando alla buona volontà dei singoli per far capire l’enorme valenza sociale dello sport nella costruzione dei ragazzi di domani.
Per molte famiglie, questo momento di crisi economica, ha generato un abbandono delle attività più “costose” come le piscine, creando rinuncie allo sport o scelte più a basso costo.
Durante il lockdown sono sicuramente aumentati coloro che hanno iniziato a fare attività (passeggiate, jogging, bike) e di questo non possiamo che esserne felici e sarà un patrimonio culturale da non disperdere nella costruzione, anche tramite le istituzioni scolastiche, di una cultura della salute sempre più diffusa e radicata.
Per sport specifici come il nostro, ci vorrebbe un occhio di riguardo da parte di enti ed istituzioni, tramite bonus o voucher da utilizzare in piscine e palestre (come fatto per le bike) per riportare tutti i ragazzi a svolgere le attività più varie che da sempre sono il fiore all’occhiello del movimento sportivo italiano.
Daniele De Santis
(Allenatore per 25 anni delle squadre di pallanuoto presso l’Istituto Santa Maria di Roma, da 12 coordinatore di vasca del centro.)
….il Santa Maria è la mia casa, gli istruttori i miei figli, gli allievi i miei nipotini.